L'evoluzione
nella storia
La
donna, nella storia della civiltà occidentale, è sempre stata subordinata
all'uomo: le differenze tra i due sessi hanno portato il maschio a prevalere
e ad occupare un posto privilegiato nella società. La donna fin
dall'antichità, è sempre stata considerata un essere inferiore e si è evoluta
in una società sostanzialmente misogina, oppressa dalle convenzioni sociali.
Molte credenze, molti pregiudizi, che sussistono ancora oggi nell'immaginario
collettivo, hanno origine molto lontana e sono stati influenzati persino dal
pensiero dei classici. |
Basti
pensare all'opinione che Giovenale e Petronio si sono fatti delle donne. Uno
attraverso le sue satire, l'altro con il suo Satyricon,
dipingono il volto di una donna ingannatrice, malvagia, padrona: un ritratto
che è difficile oggi come allora considerare "realistico ". Nel
Medioevo la vita e l'immagine della donna fu invece fortemente influenzata e
determinata dalla presenza della Chiesa. |
Nei
secoli successivi il ruolo della donna è continuato ad essere sottovalutato
rispetto a quello degli uomini, benché la figura della donna cominciasse a
crescere d'importanza nel campo letterario. La "donna "era
rappresentata come un essere angelico, provvidenziale, bellissimo e candido e
il mondo in cui stavano era molto differente dalla situazione in cui
realmente vivevano le donne allora. La figura femminile nella letteratura ha
in ogni modo avuto sempre un ruolo di principale importanza, ma a parte questo
alle donne non è mai stato permesso di esprimersi liberamente nel campo
dell'arte e della cultura.(fatte le dovute eccezioni che confermano la regola
!) Solamente all'inizio del '900 la condizione della donna comincia a
cambiare e si può parlare, di donne " in movimento ": incominciano
a nascere organizzazioni e associazioni di donne che si univano per
combattere assieme contro tutte le discriminazioni della società misogina che
da secoli le opprimeva. |
Ancora
oggi a
pochi passi dal Medio Oriente, le donne afgane vivono senza diritti e senza
tutele. Con l’avvento al potere dei talebani, le donne sono state private di
ogni diritto civile e forma di libertà. Prigioniere del burka,
il velo che le copre completamente, non possono frequentare scuole o università.
Secondo l’interpretazione che i talebani danno alla legge islamica, non è
loro consentito camminare per strada se non accompagnate da un uomo, marito o
parente. La casa diventa il luogo della loro segregazione. Private anche
delle cure mediche, i mariti hanno potere di vita o di morte su di loro. I
medici non possono avere contatti con il corpo delle donne che sono perciò
obbligate a rivolgersi ad altre donne anche solo per un iniezione. Gli
uomini, in genere, possono anche scegliere di lapidare o malmenare una donna,
spesso a morte, se osa mostrare solo un centimetro di pelle dal burka. Altre punizioni cui sono soggette le donne in caso
trasgrediscano gli editti talebani sono le fustigazioni e le amputazioni |
spettacolo
eseguite dai medici del ministero della Salute Pubblica. |
La prima parte del lavoro ha analizzato la figura
femminile nella letteratura italiana. Sono stati considerati alcuni tra i più
importanti autori italiani e nelle loro opere è stato ricercato il ruolo
attribuito alla donna, nonché alle sue caratteristiche. |
DANTE ALIGHIERI
Nella
“Vita Nova” Dante raffigura Beatrice nella sua umanità, mettendo in luce
quella fisicità della donna, che nello stilnovismo era diventata effimera.. |
La carnagione, il colore della pelle, i vestiti,
ora sanguigni, ora bianchi, e gli sguardi, conferiscono a Beatrice un aspetto
reale, anche se sottendono un significato anagogico, che rende la donna
mediatrice ed angelica. |
A differenza del “Dolce Stilnovo”, Dante raffigura
l’astratto con forme e figure concrete e non con personificazioni ed
allegorie. |
L’immagine di Beatrice, con la sua bellezza pura
ed il suo animo colmo di beatitudine, ha la funzione di portare alla luce
l’interiorità del poeta e di avviare quel rinnovamento che culminerà poi
nella “Divina Commedia”. |
L’incontro con Beatrice rappresenta un’esperienza
di tipo mistico, affine a quelle elaborate dai teologi medioevali precedenti
Dante. |
Anche Dante, mediante l’amore per Beatrice, compie
un itinerario ascendente che porta la sua anima alla contemplazione del
cielo. |
L’incontro con Beatrice è predestinato dall’alto.
L’apparizione della donna porta beatitudine non solo a Dante, ma anche a
tutti quelli come lui. |
Nove anni dopo, Ella riappare vestita di bianco ed
in questa occasione lo saluta. Il saluto di Beatrice è un’esperienza di
estasi e di rapimento. |
Il saluto
rappresenta da un lato accoglienza ed omaggio, e dall’altro il saluto
dell’anima, cioè la salvezza. |
Di questo evento provvidenziale si possono notare
tre momenti diversi: la donna che appare produce un effetto di carità; prima
del saluto c’è uno squilibrio dei sensi; il senso provoca la beatitudine
statica. |
La negazione del saluto provoca di conseguenza il
dolore, perché esclude la pienezza spirituale, cioè la beatitudine. |
FRANCESCO PETRARCA
A differenza di Beatrice, che ha
precisi legami con il simbolo e con la scolastica, Laura, la donna cantata da
Petrarca, appare nella sua personalità di donna. |
Laura è
modesta, casta, gentile, ornata di virtù, ma ha anche un corpo che infiamma
l’immaginazione del poeta. |
La bellezza della donna e della
natura che le fa da sfondo, sono alla base di un amore che non è più concetto
oppure simbolo, ma sentimento. |
Laura appare come una donna
bella, in cui è racchiuso l’ideale femminile, non toccato da miseria umana,
posto al di sopra delle passioni, che il poeta non vuol profanare
trasformandolo in una creatura umana. |
La vita di Laura diventa umana
dopo la morte, quando si è trasformata in una creatura celeste. |
Questa seconda Laura appare più
viva, perché meno Dea e più donna. |
La nuova Laura che trionfa nel
cielo, è umanissima, affettuosa e pietosa, ed attende solo il suo bel corpo
ed il poeta per giungere al compimento della sua felicità. |
Nelle novelle del Decameron si
ritrovano elementi della concezione cortese dell’amore: il culto della donna
da parte di Federico degli Alberighi, Nastagio degli onesti che si strugge per un oggetto
irraggiungibile. |
Se l’amore cortese era necessariamente adultero, l’uomo boccacciano si realizza invece compiutamente nel matrimonio. Per Boccaccio l’amore non deve più rinuncia e mortificazione del corpo, né desiderio inappagato. Trionfa nel Decameron una concezione naturalistica: l’amore e il sesso sono fatti naturali, e per ciò stesso sani e innocenti, e peccato è semmai reprimerli. Anche un‘eroina destinata a tragica morte come Ghismunda rivendica appassionatamente i diritti naturali della carne. La conseguenza di questa concezione naturalistica è che in Boccaccio la donna, da idolo remoto e irraggiungibile e oggetto di culto, qual era nella tradizione cortese, diviene oggetto di un desiderio maschile che deve legittimamente realizzarsi, oppure soggetto di legittimo desiderio carnale. La donna quindi, nel Decameron, non è solo presenza passiva, “materia” inerte delle azioni maschili, ma può assumere un ruolo attivo ed energico. In questa prospettiva assume un significato particolare il fatto che il libro sia rivolto alle donne. |
La commedia goldoniana
nasce nell’ambiente borghese di Venezia e si propone di riflettere
realisticamente la società contemporanea, i suoi costumi, i caratteri umani
che vi si muovono e i problemi che vi si agitano. Di questo realismo è un
esempio chiarissimo “La locandiera”, con il ritratto della sua protagonista: Mirandolina. |
Di questa
donna sono stati rilevati il garbo malizioso, la grazia, la briosa
civetteria, il fascino della femminilità. Mirandolina
appartiene al ceto mercantile e di esso presenta sia le caratteristiche positive
come laboriosità, senso pratico, fermezza di carattere ed energia attiva; sia
quelle negative come scaltrezza, cinismo profittatore e attaccamento
all’interesse materiale. Costei si vende anche se solo metaforicamente e non
fisicamente, e proprio da questo gioco trae il massimo del profitto. Ma poi
numerose e complesse sono le sfumature della sua personalità: l’egoismo, il
narcisismo sfrenato, che trova soddisfazione nell’essere sollecitato da una
corte di innamorati adoranti, il bisogno incontenibile di esercitare il suo
potere sugli altri, di dominarli giocando un ruolo “maschile”. A sedurre il
cavaliere, oltre alla rivalsa sessista e classista contro il maschio misogino
e il nobile tracotante, la spinge proprio questa smania di esercitare il
potere se non una segreta avversione per gli uomini. Pertanto, Goldoni, oltre
a tracciare un ritratto impietoso del tipo sociale borghese sotto vesti
femminili, dimostra una non trascurabile componente di misoginia. |
UGO FOSCOLO
La concezione dell’amore per il Foscolo ha una
connotazione passionale e romantica, è un sentimento importante, vissuto come
esperienza che si intreccia con quella politica. Questo aspetto si nota nelle
“ultime lettere di Jacopo Ortis” dove alla vigilia del trattato di Campoformio, Jacopo; deluso dall’atteggiamento politico
di Bonaparte nei confronti di Venezia, abbandona la città e si ritira sui
Colli Euganei. |
|
|
Qui incontrerà Teresa (la divina fanciulla) e
s’innamorerà, ma questo amore irrealizzabile accentuerà il suo dolore, già
presente per la patria perduta. |
|
|
L’ideale dell’Ortis patriota
corre sullo stesso piano dell’Ortis amante. |
|
|
Le forme del corpo di Teresa sono definite “angeliche” e
le labbra “celesti”. Questa celebrazione della donna come presenza angelica
rende religioso e sensuale il rapporto dell’innamorato con lei. |
|
|
La situazione dell’Ortis è una
situazione edipica e deriverà da questo la contrapposizione agonistica nei
riguardi del padre e l’attaccamento verso la madre. |
|
|
La donna per questo autore può provare compassione,
questo la porta a visitare la tomba di un defunto mantenendone vivo il
ricordo. La donna è inoltre dotata di pudore. Teresa non condivide il
criterio di utile della società e ricambia l’amore di Jacopo. |
|
|
Nelle Odi sono evidenti gli echi della poetica
neoclassica e una certa influenza delle Odi pariniane
galanti e amorose. Nelle Odi di Foscolo la celebrazione femminile si
trasfigura nel mito ideale della bellezza, come unico conforto per alleviare
il dolore umano. Nell’ultima parte di quest’opera, viene riconosciuta la
fugacità della bellezza, compito del poeta è esternare, attraverso l’opera
d’arte, questo ideale. |
|
|
|
Le Grazie sono un altro vertice della poetica foscoliana. Sono concepite come divinità intermedie tra
il cielo e la terra. Esse riescono a suscitare nel cuore degli uomini gli
affetti più nobili. L’opera è divisa in tre parti: il primo Inno è dedicato a
Venere, il secondo a Vesta e il terzo a Pallade. |
|
GIACOMO LEOPARDI
L’amore, per Leopardi, è la più potente delle illusioni e
sarà l’ultima a morire. E’ concepito come passione totale che coinvolge
l’intera esperienza esistenziale degli individui. |
Nella prima fase della sua poetica l’amore viene
descritto nella “Storia del Genere umano”. |
Esso, si narra, venne dato agli uomini da Mercurio come
una delle illusioni che dovevano distrarli dalla loro triste condizione di
vita. |
La passione senza oggetto e senza speranza si trasforma
in passione reale nel ciclo delle poesie per Aspasia dedicate all’amore per
Fanny Targioni Tozzetti. |
Insiste sulla grande passione concepita come prova di
forza e di valore nei rapporti col mondo. |
I canti d’amore del ciclo di Asparia
sono molto importanti per la nascita della poetica del Titanismo: la morte
diventa prova del senso eroico suscitato dalla passione d’amore. |
Sarà proprio la potente illusione amorosa che darà al
poeta la forza di una sfida estrema alla |
negatività del mondo, che impone il dovere di una
resistenza collettiva al male del mondo. |
Amore e illusione sono amati dal poeta e sentiti come
felicità vera, perché coincidono con una pienezza totale della nostra vita. |
Nel canto “a se stesso” crolla per il poeta un’illusione,
cioè l’amore per Fanny Targioni Tozzetti
che gli fece credere di poter essere felici sulla terra. |
Questo disinganno portò al crollo di ogni mito e illusione,
Leopardi li rigetta per affrontare, con un’eroica ribellione, l’ultima lotta
contro il destino. |
GIOVANNI VERGA
Nelle opere previste Verga
rappresenta un amore passionale, travolgente, spesso non corrisposto, con
esiti negativi e che si conclude tal volta con un suicidio. |
La donna
è una creatura lussuriosa, inquietante e quindi si mette in scena un amore
sensuale, contrastato e spesso torbido. |
Nelle
opere veriste l’amore viene concepito come un istinto, analizzato con metodo
scientifico e rappresentato in relazione all’ambiente sociale e culturale. |
L’amore
non rappresenta un valore “sentimentale”, non è consolatorio, non modifica la
condizione di vinti dei personaggi. |
In mastro
don Gesualdo esso si identifica con il matrimonio
ed è utile per garantirsi un’ambita promozione sociale, ma anche in questo
caso il protagonista non può che costatare la sua solitudine e la sua
sconfitta. |
Neppure
nei Malavoglia l’amore è un ideale per il quale si lotta, ma spesso è
accompagnato dalla sottomissione e dalla rinuncia: è il caso di Mena che
rinuncia al matrimonio con compar Alfio perché si
sente disonorata dalla sorella Lia. |
Il
pessimismo verghiano, inoltre, comporta il rifiuto
della società borghese e dei suoi valori, in quanto essi si oppongono a
quelli propri della società arcaica. Tra questi il valore della famiglia,
difeso tenacemente da Padron ‘Ntoni, è tenuto vivo
dal nipote Alessi che sposa la Nunziata. |
L’autore
però non propone un lieto fine consolatorio, ma mette in luce la condizione
sofferta di tutti i personaggi e l’inesorabile sconfitta che tutti subiscono. |
GABRIELE D’ANNUNZIO
D’Annunzio ricercava nell’amore
un molteplice godimento: il diletto di tutti i sensi, gli abbandoni del
sentimento, gli impeti della brutalità. Essendo un’esteta, anche nell’amore,
traeva dalle cose molta parte della sua ebbrezza. |
La figura
femminile è connotata da accesa sensualità, da una bellezza seducente e
raffinata e talvolta da una componente lussuriosa e aggressiva. |
Nell’opera
dannunziana ricorrono con ossessiva frequenza figure di donne fatali e
distruttrici di uomini, indizio di quella paura della donna che è un dato
costante della letteratura di fine secolo. |
Nel “
Piacere” appaiono due tipi di donne : Elena Muti e Maria Ferres. |
Elena
Muti, il cui nome richiama allusivamente Elena di Troia, è caratterizzata dal
dominio totale esercitato su di lei dai sensi, dall’eros, non controllato da
alcuna istanza razionale. |
Avida di
piacere, ha come unico fondamento del suo essere morale uno smisurato egoismo
che la rende insensibile e disumana. |
Maria Ferres è invece l’immagine sublimata ed eterea della
femminilità che nella mitologia letteraria ottocentesca è l’antitesi e il
complemento della donna fatale. |
Andrea Sperelli è diviso tra le due immagini femminili, la
perversa Elena e la castissima Maria. |
In un
primo tempo Andrea s’illude che il legame con Maria possa salvarlo dalla sua
profonda corruzione, ma poi proprio la purezza della donna diviene lo stimolo
di voluttuose fantasie erotiche. |
Inoltre i bruni capelli di Maria,
richiamando l’immagine delle tenebre e ponendosi in simbolica opposizione al
candore della neve, rivelano la presenza della carnalità anche nella donna
angelicata, evocando l’idea del peccato in contrapposizione alla sua
apparente purezza. |
Montale
Montale
ha assegnato un ruolo importantissimo alla donna chiamata Clizia. |
E’ una
donna caratterizzata da luminosità, pulsione celestiale, estraneità al mondo,
ma anche da assenza, freddezza, durezza e tratti demoniaci. |
Clizia è una donna salvifica ma senza
alcun retrogusto stilnovista, Ella non dispensa salvezza: “è salvezza
oltremondana che i mondani possono solo intravedere e inseguire…” . |
In
particolare è significativo l’ingresso prepotente del motivo dell’amore e del
dialogo con la donna assente, carico di implicazioni simboliche ulteriori: la
vicenda d’amore, amore lontano, impossibile è infatti un’oggettivazione del
senso di isolamento esistenziale che tormenta il poeta e che lo ritiene ora
ineliminabile. |
A Clizia in particolare sono dedicati molti componimenti e
per intero la sezione dei Mottetti. A Clizia, la donna tramutata secondo il
mito in girasole, Montale attribuisce fattezze stilnovistiche: dispensatrice
di segni potenzialmente salvifici, talora viene assimilata a un angelo o a un
uccello; questa caratterizzazione stilnovistica della donna verosimilmente ha
per ora valore soprattutto metaforico ed esistenziale; più tardi acquisterà
espliciti significati metafisici, quando con |
Il lavoro che segue ha analizzato
il lento percorso delle donne, sicuramente faticoso, teso alla conquista dei
più elementari diritti e al riconoscimento della propria identità. |
INTRODUZIONE ALLE EPOCHE PRECEDENTI
Nelle civiltà patriarcali la
donna non ebbe altra funzione che quella di assicurare la discendenza alla
famiglia; per quanto fosse diritto dell’uomo ripudiare la moglie sterile o
sposarsi una seconda volta, la fedeltà della moglie al marito fu considerata
indispensabile per assicurare la legittimità dei figli. |
|
Nell’ambito
della civiltà greca in cui vigeva un’accentuata disparità tra i sessi, le
donne, in specie quelle appartenenti alla classe agiata, non avevano il
permesso di lasciare l’abitazione se non in particolari circostanze; esse
erano sottoposte alla potestà paterna e soggette alla tutela del fratello o
del marito. |
A Roma la
donna godeva di una maggiore libertà e riceveva una più completa educazione
intellettuale, pur essendo sempre sottoposta al capofamiglia. |
Solo con
l’avvento del cristianesimo fu riconosciuta l’uguaglianza della donna e
dell’uomo davanti a Dio; il matrimonio fu considerato indissolubile e fu
vietato il ripudio della donna. |
Nel
medioevo iniziò l’evoluzione intellettuale della donna, anche |
Il
rinascimento, che creò condizioni favorevoli all’evoluzione intellettuale e
sociale della donna, non segnò al pari un’evoluzione in campo giuridico: le donne
non potevano contrarre obbligazioni senza il consenso del padre o del marito.
Neppure i movimenti rivoluzionari del XVIII sec. Segnarono un progresso nel
regime giuridico della donna. Si ebbero dei cambiamenti alla fine del XVIII
sec., quando il generale diffondersi delle idee di uguaglianza, hanno
innescato un processo di emancipazione. Nel corso della rivoluzione francese,
anche le donne reclamarono il riconoscimento della loro parità. Nel 1791 Olympe de Gonges scrisse “La
dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, in cui affermava
che anche la donna deve partecipare alla formazione delle leggi mediante
l’elezione di rappresentanti. Questo progetto segnò l’inizio del FEMMINISMO. |
Nella
seconda metà dell’ottocento si ebbe la spinta decisiva del movimento di
emancipazione femminile. Una novità importante fu l’ingresso delle donne in
fabbrica e il fatto che esse cominciarono a percepire un salario
autonomamente. Vennero dunque sfatati i miti di donna moglie e madre, grazie
ai nuovi ruoli che essa ricoprì. Alla fine dell’ottocento, l’obiettivo del
movimento femminista fu la conquista dei diritti civili e politici. |
All’inizio
del novecento, in Italia, le prime battaglie del movimento femministe
riguardavano il diritto al voto ed al mantenimento del posto di lavoro. Già
nel 1906 Anna Maria Mozzoni e Maria Montessori presentarono una petizione al Parlamento per
il voto femminile. Anche Anna Kuliscioff si era impegnata a favore del voto
alle donne con la rivista “Critica sociale”. La presenza della donna
all’interno della società italiana era più arretrata rispetto alla maggior
parte dell’Europa. |
Molte
cose cambiarono con l’arrivo della prima Guerra Mondiale. Il ruolo della
donna è fondamentale: è chiamata a sostituire i soldati sia in campagna sia
in città, in più è impegnata come crocerossina e ausiliaria. Così tra il 1914
e il 1918 acquisisce sempre più importanza all’interno della società. Ma non
è così facile come sembra, perché, la nuova posizione della donna nella
società, era vista come pericolo per il mondo maschile, così iniziarono le
prime manifestazioni contro le donne lavoratrici arrivando persino ad
aggredire le lavoratrici nei tram. |
Nel 1919
viene votata la legge Sacchi, che cancella definitivamente l’autorità
maritale e afferma che le donne possono esercitare tutte le professioni e
coprire buona parte degli incarichi pubblici. Ma la vicenda della conquista
del voto è molto più lunga e difficile, definita da alcune esponenti
“un’amara beffa” per il sesso femminile. Fin dall’inizio del secolo si era
parlato in Parlamento del voto alle donne, ma gli unici favorevoli erano i
socialisti. Più di una volta si è discusso per il suffragio universale
femminile, arrivando a presentare leggi a favore in Parlamento, ma
l’approvazione è sempre stata rimandata. Con l’arrivo del fascismo, si perse
ogni speranza quando nel 1925 l’istituzione dei podestà tolse il voto
amministrativo a donne e uomini. Così, fino al 1945, nessuno ebbe più la possibilità
di votare. Nel 1927 furono dimezzati
gli stipendi e i salari, questo fatto contribuì a far aumentare l’occupazione
delle donne e alla nascita di associazioni a tutela delle lavoratrici. In
altri campi, invece, non ci sono contropartite. Il codice Rocco, ribadisce la
subalternità della donna all’uomo, viene riconosciuto il delitto d’onore, la
potestà maritale, la patria potestà. E’ punita con il carcere chi abortisce e
chi prende parte alla propaganda anticoncezionale. |
Le donne italiane vengono messe alla prova in un confronto diretto con sollecitazioni nuove sul piano sociale, culturale e lavorativo; ed è in questo clima denso di tensioni che molte donne giovani e meno giovani si sentono incuriosite e stimolate. Si tratta di un processo di massificazione nella società che va ormai prendendo piede in un’Italia che Mussolini e la sua classe dirigente vorrebbero tenere saldamente ancorato a miti e valori tradizionali. |
Il fascismo è costretto a gestire
un difficile rapporto che lo obbliga ad attuare continui riadattamenti tra il
passato e il presente. La donna nuova si trova nel corso del ventennio al
centro di un processo di trasformazione che investe le strutture sociali,
economiche e ideologiche della nazione. |
La donna di Mussolini ci appare
più autentica dai contorni netti e precisi che campeggia in tanti scritti e
discorsi di regime; la sposa e madre esemplare assume volti molteplici
finendo con lo sgretolarsi sotto i nostri occhi. |
Nella società giungevano le prime
richieste di consigli e di suggerimenti volti a facilitare l’ingresso delle
donne nel mondo esterno dei maschi. A tali supporti pratici si univa una
crescente volontà di affermare un modo nuovo di essere donna, una femminilità
più sicura di sé anche con il costante aggiornamento sulle novità in fatto di
moda, di cosmesi e di costume. |
Per questa figura femminile emergente e alla
faticosa ricerca di una propria identità venivano confezionate apposite
riviste sorte con il preciso intento di ricoprire gli interessi femminili. |
L’intento era quello di offrire
loro una sorta di habitat psicologico in cui potevano facilmente
riconoscersi. |
Inizialmente le organizzazioni
cattolico-popolari incominciarono ad interessarsi al settore della buona
stampa indirizzata alle donne, invece negli anni venti le donne affluirono
negli uffici e nelle fabbriche, acquisendo maggiore conoscenza dei propri
diritti come soggetti sociali autonomi. |
Le donne della piccola e media
borghesia e del proletariato urbano avevano sperimentato nuove opportunità di
socializzazione e di organizzazione dell’esistenza, acquisendo consapevolezza
delle proprie potenzialità e dei propri diritti come soggetti sociali e
produttivi autonomi, mentre nelle famiglie contadine il lavoro della massaia
o moglie del capofamiglia superava in genere quello del capo famiglia stesso. |
All’inizio degli anni ’30 tre
lavoratori toscani totalizzarono ciascuno 2926, 2834 e 2487 ore lavorative
annuali a differenza delle loro mogli che arrivavano fino a 3290, 3001 e
3655. |
Il fascismo imponeva una rigida
divisione del lavoro: gli uomini si occupavano della produzione e del
sostentamento della famiglia; le donne della riproduzione e del governo della
casa. |
Tuttavia i dirigenti fascisti riconoscevano
che le donne lavoravano; secondo i dati forniti dal censimento del 1936
queste rappresentavano il 27% dell’intera forza lavoro. |
Oltre al lavoro nei campi e nelle
fabbriche le donne dovevano preparare i fanciulli al doposcuola fascista e
trascorrere l’estate nelle colonie marine o elioterapiche organizzate dal
partito e dai comuni; in alcuni casi diventavano specialiste all’assistenza
per strappare i sussidi allo Stato. |
Per la realizzazione dei suoi
programmi lo Stato assistenziale fascista dipese largamente dal volontariato
femminile. |
Donne di ceto sociale elevato
giunsero così a giocare un ruolo importante nella definizione delle nuove
norme di condotta familiare attraverso corsi per casalinghe, lezioni
sull’allevamento dei figli e riunioni informali. I modelli familiari da loro
trasmessi erano basati su concetti borghesi di rispettabilità e di
amministrazione domestica razionale. |
In seguito il fascismo prese
alcuni provvedimenti legislativi per impedire alle donne di competere con gli
uomini sul mercato del lavoro e per tutelare le madri lavoratrici. Ma lo
scopo era anche un altro, evitare che le donne considerassero il lavoro
retribuito come un trampolino verso l’emancipazione. |
|
Nel 1938, le lavoratrici avevano
obbligatoriamente diritto a un congedo di maternità della durata di due mesi
coperti da un sussidio di maternità pari alla paga media percepita nello
stesso arco di tempo, a un congedo non retribuito lungo fino a sette mesi e a
due pause giornaliere per l’allattamento finché il bambino non avesse
compiuto un anno. |
|
La dittatura rese inoltre più
severe le norme che proibivano i lavori notturni a tutte le donne e quelli pericolosi alle ragazze di età
inferiore ai quindici-venti anni e ai maschi sotto
ai quindici; vietava invece ogni tipo di lavoro ai minori di dodici anni. |
|
Mentre il lavoro era
indispensabile alla costruzione di una solida identità maschile,
l’occupazione femminile, come dichiarò Mussolini, “ove non è diretto
impedimento distrae dalla generazione, fomenta una indipendenza e conseguenti
mode fisiche-morali contrarie al parto”. |
|
Dapprima a mobilitarsi furono le
organizzazioni femminili cattoliche che si impegnarono in un’opera di
educazione e di propaganda tra le masse femminili maggiormente esposte alle
insidie della civiltà urbano-industriale così che nei primi anni Venti furono
proprio gli istituti cattolici ad assumersi l’incarico di far rientrare le
donne nei ranghi. |
Con gli anni Trenta si giunge ad
un momento di rottura: mentre |
La confusione e lo smarrimento
sono una conseguenza della contraddittoria politica femminile fascista e del
suo pretendere che le donne siano al contempo cittadine responsabili e membri
subordinati della famiglia ma sottomesse all’autorità paterna. |
Con la caduta del regime fascista
e con l’inizio della resistenza il ruolo della donna incomincia a cambiare. |
Anche con la seconda Guerra
Mondiale si ebbe un miglioramento della vita delle donne. Venne approvato un
disegno di legge per sostituire nel lavoro il personale maschile con quello
femminile. In mancanza degli uomini, le donne divennero capofamiglia e
parteciparono attivamente alla resistenza. Prima ancora della fine della
Guerra, nel 1945 venne riconosciuto il diritto al voto alle donne. |
Anche se le donne riuscirono nel |
|
Anche in
Giappone, la parità fra i sessi è sancita dalla Costituzione, ma la società giapponese è fortemente
maschilista, infatti, nel 1988 all’inaugurazione di un grande tunnel fu
proibito alle donne l’accesso per paura che le divinità fossero offese. In
questa società, la donna, è costretta ad indossare un particolare tipo di
abito, conosciuto con il nome di kimono, solo nelle occasioni particolari.
Alla donna è permesso lavorare, ma non vi è parità di retribuzione con
l’uomo, oltretutto il datore ha il potere di licenziarla in caso di
matrimonio o gravidanza. |
Il femminismo arabo iniziò
nel 1897, quando Qasim Amin
pubblicò un libro sulla condizione femminile. Intorno agli anni venti, |
Nel terzo
millennio esistono ancora violenze barbare nei confronti delle donne. Un
primo esempio sono gli aborti dei feti femminili in molti paesi. Dati recenti
affermano che sulla terra ci dovrebbero essere 70.000.000 di bambini in più,
molte donne islamiche o orientali vengono costrette ad abortire dopo la
scoperta del sesso del nascituro. |
Un altro
grande orrore è un rito chiamato infibulazione, cioè, un’operazione casalinga
che esporta i genitali esterni e sutura le grandi labbra, senza nessun tipo
di anestesia. Lo scopo è di evitare che le ragazze abbiano rapporti prima del
matrimonio e prima delle nozze deve subire l’operazione inversa. |
Edvard Munch
Pittore ed incisore norvegese nato nel
La donna-vampiro di Munch
Munch vede la donna come epicentro di uno
sconvolgente mistero sessuale, di cui avverte tutta la profondità e le
molteplici stratificazioni, senza però poterlo sondare perché privo degli
strumenti "analitici " o per meglio dire " psicoanalitici, di
cui invece dispongono i grandi romanzieri del '900 come Proust e Joyce.
Una profondità, dunque, che evoca attraverso miti e figure simboliche che, per
il fatto stesso di non poter analizzare e quindi possedere razionalmente la
realtà sessuale, risulteranno invariabilmente improntati da un senso di
minaccia e di crudeltà divorante.
Nasce così l'identificazione tra la donna e l'immagine mostruosa del vampiro.
L'uomo è preso da un senso di consunzione ed esce infranto e disfatto
dall'incontro con la donna. In altri dipinti, rimosse per il momento le torbide
implicazioni sessuali la donna è vista sotto gli aspetti sereni della madre e
della figlia.
PICASSO
Il
quadro, dai toni dinamici e drammatici, è caratterizzato da uno schema
geometrico quadrangolare, con un impianto asimmetrico.
Le linee guida, costituite dalle figure delle donne, sono rettilinee verticali
a sinistra e frastagliate a destra.
L'inquadratura scelta è quella del piano intermedio e frontale.
La luce è irreale: le zone chiare, corrispondenti ai corpi femminili, sono
larghe e piatte, mentre le limitate zone scure dipinte sulle stesse figure non
sono ombre, ma segni per sottolineare la deformazione, anche se danno
l'impressione di isolare le cinque prostitute dallo sfondo, esaltandone i corpi
nudi.
Tra i colori dello sfondo (neutri, freddi) e quelli delle donne (caldi) si nota
un certo contrasto cromatico, non molto accentuato: le tonalità vanno dal rosa
al giallo, dal bianco al rosso, mentre lo sfondo tocca le tonalità dell'azzurro
e del grigio passando per il marrone.
Le forme bi-tridimensionali sono articolate in modo da distribuire i pesi
visivi quasi casualmente, senza un ordine prestabilito. I corpi infatti sono
molto stilizzati, il giro vita appare sproporzionatamente sottile, rispetto ai
fianchi e alle spalle, che al contrario sono larghi.
Più che dagli atteggiamenti delle figure, il movimento è dato dalle linee e
dalle forme.
Lo spazio è indefinito e chiuso, in quanto lo sfondo si frantuma in tante
schegge appuntite, incastrate tra le figure: sono queste che danno senso allo
spazio.
Una natura morta arricchisce il quadro; vengono infatti ritratti alcuni frutti
(dei grappoli d'uva, una pera, una mela e un'anguria).