Bob Dylan

 

Bob Dylan

File:Joan Baez Bob Dylan crop.jpg
Bob Dylan negli anni sessanta

 

Nazionalità

Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti

Genere

Folk[1]
Folk rock[1]
Country rock[1]
Rock and roll[1]
Musica d'autore[1]

Periodo di attività

1959 – in attività

Strumento

chitarra, armonica a bocca, pianoforte

Etichetta

Columbia Records, Asylum Records

Band attuale

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Band

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Album pubblicati

58 (dettaglio)

Studio

33

Live

13

Colonne sonore

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Raccolte

12

Opere audiovisive

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Gruppi e artisti correlati

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Sito web

bobdylan.com

Statuetta dell'OscarOscar alla migliore canzone 2001

Bob Dylan, nato con il nome di Robert Allen Zimmerman (Duluth, 24 maggio 1941), è un cantautore e compositore statunitense.

Distintosi anche come scrittore, poeta, pittore, attore e conduttore radiofonico, è una delle più importanti figure degli ultimi cinquant'anni nel campo musicale, in quello della cultura popolare e della letteratura.[2]

La maggior parte delle sue canzoni più conosciute risale agli anni sessanta, quando l'artista si è posto come figura chiave del movement, il movimento di protesta americano. Canzoni come Blowin' in the Wind e The Times They Are A-Changin'[3] sono diventate gli inni dei movimenti pacifisti e per i diritti civili.

I testi delle sue prime canzoni affrontano temi politici, sociali e filosofici, e risentono di influenze letterarie, sfidando le convenzioni della musica pop e appellandosi alla controcultura del tempo.

Nel corso degli anni Dylan ha ampliato e personalizzato il suo stile musicale arrivando a toccare molti generi diversi come country/blues, gospel, rock and roll, rockabilly, jazz e swing, ed anche musica popolare inglese, scozzese ed irlandese[4][5].

Biografia  

Assimilabile agli artisti di genere burlesque, Dylan si esibisce suonando chitarra, tastiera e armonica a bocca. Supportato da un gruppo di musicisti in continuo cambiamento, è in tournée dagli anni ottanta in quello che è chiamato Never Ending Tour. Molti grandi artisti hanno suonato con lui, tra cui John Fogerty, The Band, Tom Petty, Joan Baez, George Harrison, The Grateful Dead, Johnny Cash, Willie Nelson, Paul Simon, Eric Clapton, Patti Smith, Emmylou Harris, Bruce Springsteen, U2, The Rolling Stones, Joni Mitchell, Jack White, Merle Haggard, Jeff Lynne, Neil Young, Van Morrison, Ringo Starr, Mark Knopfler, Stevie Ray Vaughan, Carlos Santana, The Byrds, Roger McGuinn, Ramblin' Jack Elliott e Stevie Nicks. Benché i risultati come interprete di dischi e dal vivo costituiscano il nerbo della sua carriera, è la scrittura delle canzoni a essere generalmente considerata il suo più grande contributo.[6] Dylan è stato premiato più volte. I suoi album hanno ricevuto Grammy Award, Golden Globe e Academy Awards, ed egli è stato incluso nella Rock & Roll Hall of Fame, nella Nashville Songwriters Hall of Fame e nella Songwriters Hall of Fame. Nel 1999 è stato inserito dal TIME tra le cento più influenti personalità del XX secolo e nel 2004 è stato classificato come il secondo più grande artista rock di tutti i tempi dalla rivista Rolling Stone, preceduto dai Beatles.[7] Il suo album Modern Times, pubblicato il 29 agosto 2006 è stato nominato Album dell'Anno dalla rivista Rolling Stone[8].

Nel gennaio 1990 il ministro della cultura francese Jack Lang lo ha nominato Commandeur des Arts et des Lettres, nel 2000 è stato insignito del Polar Music Prize dalla Accademia Reale svedese di musica[9] e nel 2007 del Premio Principe delle Asturie. È stato proposto più volte per il Premio Nobel per la Letteratura[10][11][12] ed è stato insignito del premio Pulitzer alla carriera nel 2008.

Gli inizi  

Pseudonimi

Dylan ha spesso adottato in carriera diversi pseudonimi: Elston Gunnn, Blind Boy Grunt, Lucky Wilbury/Boo Wilbury, Elmer Johnson, Sergei Petrov, Jack Frost, Jack Fate, Willow Scarlet, Robert Milkwood Thomas, Tedham Porterhouse.

Robert Allen Zimmerman (nome in ebraico: Zushe ben Avraham)[13][14][15] è cresciuto a Hibbing, nel Minnesota, una città mineraria ad ovest del Lago Superiore. I suoi nonni paterni, Zigman e Anna Zimmerman, emigrarono dalla città ucraina di Odessa negli Stati Uniti dopo i pogrom antisemiti del 1905.[16] Dylan stesso scrisse nella sua autobiografia Chronicles - Volume 1 che il nome da nubile della sua nonna paterna era Kirghiz e la sua famiglia era originaria di Istanbul, anche se lei crebbe nel quartiere Kagizman di Kars, nella Turchia orientale.[17] Scrisse anche che il nonno paterno era di Trebisonda, città sulla costa turca del Mar Nero. I nonni materni, Benjamin e Lybba Edelstein, erano ebrei lituani emigrati in America nel 1902.[16] I suoi genitori, Abram Zimmerman e Beatrice "Beatty" Stone, facevano parte della piccola comunità ebraica della zona. Robert Zimmerman visse a Duluth fino a sette anni. Quando suo padre si ammalò di poliomielite la famiglia ritornò alla vicina Hibbing, dove Zimmerman passò il resto della sua infanzia.[18] Uno degli amici d'infanzia di Dylan ricorda Abram come un uomo severo e sgradito e Beatty come una donna cordiale e amichevole.[19]

Zimmerman passò gran parte della sua giovinezza ascoltando la radio, prima dalle potenti stazioni di Shreveport, che trasmettevano musica blues, country e più tardi rock and roll.[20] Durante le scuole superiori formò alcune band: la prima, i The Shadow Blasters, ebbe vita breve, ma la seconda, i The Golden Chords, con cui suonava cover di canzoni popolari, durò più a lungo. L'esibizione di Dylan coi Danny and the Juniors Rock and Roll is Here to Stay ad una recita scolastica fu talmente rumorosa che il preside decise di spegnere i microfoni.[21] Nell'annuario scolastico del 1959 Robert Zimmerman scrisse che la sua ambizione era «Conoscere Little Richard».[22] Lo stesso anno, usando il nome Elston Gunnn,[23] si esibì in due concerti con Bobby Vee suonando il pianoforte e guadagnandosi qualche applauso.[24] Zimmerman entrò alla University of Minnesota Twin City nel settembre del 1959, trasferendosi così a Minneapolis. Il suo iniziale interesse per il rock and roll lasciò il posto a quello per la musica folk, tradizionalmente suonata con strumenti acustici. Dylan in un'intervista disse in proposito: «La mia passione per il folk è nata quando ho ascoltato Odetta. Ho sentito un suo disco in un negozio, quando ancora i dischi si ascoltavano lì, nel negozio. Era il 1958, più o meno. Proprio allora sono uscito e ho venduto la mia chitarra elettrica e l'amplificatore per comprare una chitarra acustica, una Gibson».[25] Nelle note dell'album Biograph Dylan spiega così l'attrazione che la musica folk esercitò su di lui: «La questione principale a proposito del rock'n'roll, per me, era che comunque non era sufficiente. Tutti Frutti e Blue Suede Shoes avevano frasi di grande effetto e di grande presa, nonché un ritmo trascinante ed una energia travolgente, però non erano cose serie, e non riflettevano per niente la realtà della vita. Sapevo bene, quando mi sono dedicato alla musica folk, che si trattava di una cosa molto più seria. Le canzoni folk sono colme di disperazione, di tristezza, di trionfo, di fede nel sovrannaturale, tutti sentimenti molto più profondi. [...] C'è più vita reale in una sola frase di queste canzoni di quanta ce ne fosse in tutti i temi del rock'n'roll. Io avevo bisogno di quella musica».[26]

Subito iniziò a suonare al 10 O'Clock Scholar, un caffè a qualche isolato dal campus. Entrò così nel circuito folk di Dinkytown, fece amicizia con estimatori del folk e prese in "prestito" molti dei loro album.[27][28] Nei giorni di Dinkytown Zimmerman iniziò a presentarsi come Bob Dylan. In Chronicles - Volume 1 scrive: «Volevo andare via di casa e farmi chiamare Robert Allen […] Sembrava il nome di un re scozzese e a me piaceva». Leggendo la rivista Downbeat, scoprì l'esistenza di un sassofonista di nome David Annyn. Nello stesso periodo conobbe la poetica di Dylan Thomas. Zimmerman doveva decidere tra Robert Allyn e Robert Dylan. «Non sapevo decidermi, ma la lettera D acquistava sempre più forza», spiegò. Decise per "Bob" in quanto c'erano molti Bobbies nella musica popolare del tempo.[29]

New York e il primo contratto

Dylan abbandonò il college alla fine del primo anno. Rimase a Minneapolis lavorando nel circuito folk e fece dei viaggi a Denver, Madison e Chicago. Nel gennaio del 1961 si trasferì a New York City per suonare e far visita al suo idolo musicale Woody Guthrie, ricoverato al New Jersey Hospital. Guthrie fu una rivelazione per Dylan ed ebbe una grande influenza sulle sue prime composizioni. Dylan più tardi disse a proposito dell'opera di Guthrie che «Potevi sentire le sue canzoni e allo stesso tempo imparare a vivere».[28] Nella stanza d'ospedale Dylan conobbe un vecchio amico di Guthrie, Ramblin' Jack Elliott, che di ritorno da un viaggio in Europa era andato a visitarlo. Dylan ed Elliott divennero amici e gran parte del repertorio di Guthrie era canalizzato attraverso la produzione di questo autore (Dylan ha citato diverse volte Elliott in Chronicles - Volume 1[30]).

Tra l'aprile e il settembre del 1961 Dylan suonò in vari club nel Greenwich Village[31] e il 29 luglio fu ospite del programma radiofonico Saturday Of Folk Music in cui suonò Acne di Eric Von Schmidt in duetto con Ramblin' Jack Elliott,[32] e Mean Old Southern Man con Danny Calb, e altre tre cover: Handsome Molly, Omie Wise e Poor Lazarus[33]. Dylan attirò l'interesse del pubblico dopo una recensione positiva[34] di Robert Shelton del New York Times di un'esibizione al Gerde's Folk City nel settembre del 1961. Sempre in settembre Dylan fu invitato a suonare l'armonica dalla cantante folk Carolyn Hester nel suo terzo album, Carolyn Hester.[35] John Hammond, il talent scout della Columbia Records e produttore dell'album della Hester, notò il talento di Dylan e il mese successivo lo scritturò, permettendogli così di registrare il suo primo album, Bob Dylan, che include canzoni della tradizione folk, blues e gospel, oltre a due inediti dello stesso Dylan. L'album non ebbe un grande impatto, vendette solamente cinquemila copie nel primo anno, abbastanza per pagare appena le spese. La Columbia Records considerò Dylan come una delle follie di Hammond, a cui suggerì di stracciare il contratto. Hammond difese Dylan vigorosamente, e anche Johnny Cash divenne un suo potente alleato alla Columbia.[36] Nonostante il contratto appena firmato, Dylan registrò una dozzina di canzoni con lo pseudonimo di Blind Boy Grunt per Broadside Magazine, una rivista ed etichetta discografica di musica folk. Nell'anno 1962 assunse come pseudonimo ufficiale "Bob Dylan".

Nell'agosto del 1962 Dylan fece due importanti cambiamenti per la sua carriera: andò alla corte suprema di New York e cambiò il suo nome in Robert Dylan ed assunse Albert Grossman come suo manager. Grossman rimase il manager di Dylan fino agli anni settanta ed era importante sia per la sua personalità a volte provocatoria che per la grande e protettiva fiducia nei riguardi del suo principale cliente.[37] Nel documentario No Direction Home: Bob Dylan, Dylan descrive Grossman così: «Assomigliava al manager di Elvis Presley [...] sapevi che stava arrivando dal profumo». Le tensioni tra Grossman e John Hammond spinsero Hammond e lasciare il posto di produttore al giovane produttore jazz Tom Wilson.[38]

Con il suo secondo album, The Freewheelin' Bob Dylan, pubblicato nel maggio 1963, iniziò a farsi un nome sia come cantante che come autore. Molte delle canzoni dell'album vennero considerate canzoni di protesta ed erano in effetti ispirate in parte da Guthrie e influenzate dalla passione per le canzoni sui fatti d'attualità di Pete Seeger.[39] Oxford Town, ad esempio, è un sardonico racconto della traversia di James Meredith, il primo studente nero iscrittosi all'università del Mississippi.[40] Una delle sue più famose canzoni, Blowin' in the Wind, deve parzialmente la sua melodia alla canzone tradizionale degli schiavi, No More Auction Block, mentre il testo disquisisce sullo status quo sociale e politico. La canzone è stata ripresa da molti musicisti e divenne un successo internazionale per Peter, Paul and Mary, che crearono un precedente per molti altri artisti che scalarono le classifiche con una canzone di Dylan. Le canzoni d'attualità di Dylan rafforzarono la sua reputazione, ma Freewheelin' includeva anche canzoni d'amore e scherzose, e talking blues surreali. L'umorismo faceva parte del carattere di Dylan,[41] e il materiale incluso nell'album impressionò molti ascoltatori, tra cui i Beatles. George Harrison disse: «L'abbiamo subito ascoltato, e subito lo consumammo. Il contenuto dei testi e il suo atteggiamento - è stato incredibilmente originale e meraviglioso».[42]

La canzone A Hard Rain's a-Gonna Fall, costruita sulla melodia della ballata folk Lord Randall, con i suoi velati riferimenti all'apocalisse nucleare[43], ebbe una grande risonanza dopo la crisi dei missili di Cuba, avvenuta qualche mese prima dell'uscita della canzone.[44] Come Blowin' in the Wind, A Hard Rain's a-Gonna Fall aprì una nuova strada nella canzone moderna, unendo la tecnica del flusso di coscienza e liriche imagiste con tradizionali progressioni armoniche della musica folk.[45]

In Freewheelin' Dylan suona la chitarra acustica e l'armonica, ma in altre registrazioni, non incluse nell'album, suona con una band di supporto e sperimenta un sound rockabilly. Mixed Up Confusion è stata pubblicata come singolo e rapidamente ritirata dal commercio. Cameron Crowe la descrive come «un'affascinante occhiata ad un artista folk con un animo che vagava in direzione di Elvis Presley e della Sun Records».[46]

Subito dopo la pubblicazione di Freewheelin', Dylan emerse come la figura dominante del nuovo movimento folk incentrato sul Greenwich Village. La voce di Dylan non era allenata e aveva un'inusuale incisività, ma era adatta all'interpretazione delle canzoni tradizionali. Robert Shelton descrive lo stile canoro di Dylan come «una voce arrugginita che ricorda le vecchie interpretazioni di Guthrie, incise con la voce stridula di Dave Van Ronk».[47] Molte delle sue prime canzoni famose catturarono il pubblico attraverso versioni di altri musicisti già famosi. Joan Baez divenne una sostenitrice di Dylan, oltre che la sua amante, e, invitandolo sul palco per duettare con lei e registrando alcune delle sue prime canzoni, fu determinante nel portare Dylan al successo nazionale e internazionale.[48]

Altri musicisti quali The Byrds, Sonny and Cher, The Hollies, Peter, Paul and Mary, Manfred Mann e The Turtles registrarono con successo canzoni di Dylan nella prima metà degli anni sessanta, facendo attenzione ad impartire alle canzoni uno stile più pop, mentre Dylan e Joan Baez le suonavano prevalentemente come pezzi folk stonando ritmicamente la voce. Le reinterpretazioni divennero così onnipresenti che la CBS fece una campagna pubblicitaria a favore di Dylan con lo slogan: «Nessuno canta Dylan come Dylan».

La protesta e Another Side  

 

Bob Dylan in concerto nel novembre 1963

Nel 1963 sia Bob Dylan che Joan Baez erano personaggi di rilievo nel movimento per i diritti civili. Cantavano insieme ai raduni, e anche alla Marcia su Washington in cui Martin Luther King pronunciò il suo famoso discorso I have a dream.[49] In gennaio Dylan partecipò ad uno sceneggiato televisivo della BBC, Madhouse on Castle Street, interpretando il ruolo del chitarrista vagabondo.[50] Il 12 maggio 1963 provò sulla propria pelle il conflitto coi media quando se ne andò dall'Ed Sullivan Show. Dylan aveva deciso di suonare Talkin' John Birch Paranoid Blues, ma gli autori del programma gli impedirono di suonarla perché poteva essere potenzialmente diffamatorio per la John Birch Society, un'associazione anticomunista. Data la censura, Dylan si rifiutò di apparire.[51] Il suo album successivo, The Times They Are a-Changin', rappresenta il più politico, cinico e sofisticato Dylan. Questo album cupo, incentrato su temi come l'assassinio dell'attivista per i diritti civili Medgar Evers e la povertà generata dal tracollo delle fattorie e delle città minerarie (Ballad of Hollis Brown, North Country Blues), contiene anche due canzoni d'amore, Boots of Spanish Leather e One Too Many Mornings, e la rinunciataria Restless Farewell. La brechtiana The Lonesome Death of Hattie Carroll descrive la vera storia di Hattie Carroll, una cameriera di un hotel uccisa da un giovane borghese William Zantzinger. Benché la canzone non lo esprima esplicitamente, non ci sono dubbi che l'assassino sia un bianco e la vittima sia nera.[52]

Verso la fine del 1963, Dylan si sentì sia manipolato sia imprigionato dal movimento folk e di protesta. Alla cerimonia di consegna del Tom Paine Award dal National Emergency Civil Liberties Committee, un ubriaco e sconnesso Dylan, «Reso nervoso dal fatto di trovarsi in un ambiente ufficiale che non gli era congeniale, aveva ripetutamente sottolineato che ci aveva messo molto tempo per diventare giovane, ma ora ci era riuscito e invitava dunque le teste calve dei presenti ad andarsene in pensione in Florida». Il pubblico, già perplesso, iniziò a fischiare quando Dylan aggiunse che credeva di capire cosa era passato per la mente di Lee Harvey Oswald, il quale, poco meno di un mese prima, il 22 novembre 1963, aveva sparato al presidente Kennedy. Dylan intendeva dire, come spiegò successivamente, che tanto Oswald quanto lui erano soggetti alla stessa pressione esercitata dalla società, ma non riuscì a farsi capire e la brutta figura coincise con la fine del suo periodo di collaborazione con le organizzazioni politiche di base».[53][54]

Registrato in una sola sera nel giugno del 1964, Another Side of Bob Dylan affronta temi diversi dal suo predecessore. In I Shall Be Free #10 e Motorpsycho Nitemare riemerge il surrealismo di Freewheelin'. Spanish Harlem Incident e To Ramona sono romantiche ed appassionate canzoni d'amore, mentre Black Crow Blues e I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met) si rifanno agli inizi musicali di Dylan dominati dal rock and roll. Ad un primo ascolto It Ain't Me Babe può sembrare una canzone d'amore, ma si tratta in realtà di un sottile e disgustato rifiuto da parte di Dylan del ruolo affibbiatogli dal successo. Una nuova direzione lirica si evidenzia in due canzoni: l'impressionistica Chimes of Freedom, in cui la cronaca sociale si affianca ad un paesaggio denso e metaforico, uno stile in seguito descritto da Allen Ginsberg come «Catene di immagini squillanti», e My Back Pages, nella quale attacca la semplicistica e maliziosa serietà delle sue prime canzoni d'attualità e sembra predire la reazione che stava per scatenare tra i suoi ex difensori nel momento in cui prenderà una nuova direzione.[55]

Tra il 1964 e il 1965 l'immagine di Dylan cambiò rapidamente, passando da quella di leader del movimento folk a quella di rock star. I suoi Blue jeans usurati e le sue camicie da lavoro furono rimpiazzati dal guardaroba di Carnaby Street. Un reporter londinese scrisse: «Capelli che potrebbero imprigionare i denti di un pettine. Una sgargiante maglietta che strizza l'occhio ai neon di Leicester Square. Sembra un denutrito cacatua».[56] Dylan iniziò anche a rispondere alle domande degli sfortunati giornalisti in modi sempre più crudeli e surreali. Nella trasmissione televisiva Les Crane TV Crane gli chiese del film che stava progettando di fare. Dylan gli rispose che si trattava di «una specie di western-horror». Alla domanda se avrebbe interpretato la parte dell'eroe cowboy, Dylan rispose: «No, interpreto la parte di mia madre».[57]

Going electric  

Bringing It All Back Home, conosciuto in Italia anche come Subterranean Homesick Blues, uscì nel marzo 1965 e segnò un profondo cambiamento stilistico: è il primo album in cui Dylan viene accompagnato da strumenti elettrici.[58] Il primo singolo, Subterranean Homesick Blues, risente dell'influenza di Too Much Monkey Business di Chuck Berry e fu oggetto di uno dei primi video musicale, incluso poi in Dont Look Back, il documentario cult di D. A. Pennebaker sulla tournée inglese del 1965.[59] Il testo, con le sue libere associazioni, richiama l'energia della poesia beat ed è un predecessore dei moderni rap ed hip hop.[60]. Nel 1969 il gruppo di militanti, i Weathermen, prese il nome dal verso della canzone "You don't need the weatherman/to know which way the wind blows".[61].

Il lato B è diverso. Include quattro lunghe canzoni acustiche in cui argomenti politici, sociali e personali si intrecciano senza regole con immagini semi mistiche, un tratto distintivo dei testi dylaniani. Una di queste canzoni, Mr. Tambourine Man, divenne una delle più conosciute e venne ripresa con successo dai The Byrds, mentre Gates of Eden, It's All Over Now Baby Blue e It's All Right Ma (I'm Only Bleeding) diventarono standard nei concerti di gran parte della sua carriera. Tra l'aprile e il maggio del 1965 Dylan fece un tour trionfale in Inghilterra.

Quell'estate Dylan fece il suo storico primo concerto elettrico dai giorni della scuola con un gruppo formato per l'occasione e prelevato in parte dalla Paul Butterfield Blues Band composto da Mike Bloomfield alla chitarra, Sam Lay alla batteria, Jerome Arnold al basso, Al Kooper all'organo e Barry Goldberg al pianoforte. Dylan era il protagonista del Newport Folk Festival, al quale aveva già partecipato con successo altre due volte, nel 1963 e nel 1964, ma nel 1965 il pubblico diede una risposta diversa. Dylan venne pesantemente fischiato e lasciò il palco dopo sole tre canzoni. Una delle leggende nate da quest'esibizione racconta che i fischi fossero da parte del pubblico folk alienato dalla chitarra elettrica di Dylan. Un resoconto alternativo della vicenda dice che il pubblico era arrabbiato per la cattiva qualità del suono e per la brevità del concerto. Nonostante la manifesta ostilità del pubblico, Dylan ritornò sul palco e suonò due canzoni acustiche, It's All Over Now Baby Blue e Mr. Tambourine Man, che furono accolte favorevolmente. La scelta rivolta al passato è spesso stata descritta come un cosciente rintocco funebre per il tipo di musica sociopolitica e puramente acustica che suoi fan gli chiedevano, con il ruolo del nuovo movimento folk in quello di "Baby Blue".[62]

L'esibizione al Newport Folk Festival del 1965 indignò i componenti del movimento folk.[63] Ewan MacColl scrisse in Sing Out: «Le nostre ballate e canzoni tradizionali sono le creazioni di straordinari artisti di talento che lavorano nelle tradizioni formatesi nel tempo... E Bobby Dylan?... solo un pubblico non-critico, nutrito dall'insipida sbobba di musica pop può farsi ingannare da tali sciocchezze di ultima scelta». Il 29 luglio, solo quattro giorni dopo la sua partecipazione al festival, Dylan ritornò in studio per registrare Positively 4th Street. La canzone è zeppa di immagini di paranoia e vendetta ("Lo so perché/mi parli alle spalle./Stavo anch'io fra la gente/che frequenti"[64]) e viene spesso interpretata come una critica ai suoi ex amici della comunità folk, amici che aveva conosciuto nei club della West 4th Street.[65]

Gran parte del movimento folk aveva abbracciato l'idea che la vita eguaglia l'arte, che un certo tipo di vita caratterizzato da sofferenza e emarginazione in realtà sostituisca l'arte.[66] I cantanti e collezionisti spesso descrivono la musica folk come l'innocente caratteristica di un'esistenza vissuta superficialmente o con una falsa conoscenza del capitalismo.[67] Questa filosofia è fondamentalmente quello con cui Dylan entrò in collisione nel 1965. Ad una conferenza stampa ad Austin nel settembre di quell'anno, il giorno del concerto con Levon and The Hawks, descrive la sua musica non come musica pop da classifica, fatta per rompere col passato, ma come «musica storico-tradizionale».[68] Nel 1966 disse al giornalista Nat Hentoff che la musica folk «Viene da leggende, Bibbie, pestilenze e tratta di verdure e morte. Nessuno riuscirà a uccidere la musica tradizionale. Tutte queste canzoni che parlano di rose che crescono dal cervello della gente o di amanti che in realtà sono oche e cigni che si trasformano in angeli, non moriranno. Sono tutti questi personaggi paranoici che pensano che stia per arrivare qualcuno a rubargli la carta igienica, sono loro che moriranno. Canzoni come Which Side Are You On? e I Love You, Porgy non sono canzoni folk, sono canzoni politiche. Sono già morte».[69] Questa mistica e contemporanea tradizione di canzoni è servita da sfondo per Bringing It All Back Home, ed accenna ai cambiamenti che stanno per avvenire mostrati apertamente per la prima volta a Newport, con gli strumenti elettrici che diventeranno parte fondamentale della sua musica.

Highway 61 e Blonde on Blonde  

Nel giugno 1965 uscì il singolo Like a Rolling Stone, che arrivò al secondo posto nella classifica americana e al quarto in quella inglese. Lunga più di sei minuti, è la canzone che ha cambiato l'atteggiamento nei confronti di quello che poteva trasmettere una canzone pop. Nel discorso di introduzione di Dylan alla Rock and Roll Hall of Fame Bruce Springsteen disse: «Suonava come qualcuno che avesse aperto a calci la porta della tua mente. [...] Sapevo di star ascoltando la voce più forte che avessi mai sentito».[70] Nel 2004 la rivista Rolling Stone ha classificato la canzone al primo posto nella classifica delle cinquecento migliori canzoni di tutti i tempi.[71] Il sound della canzone, pieno e aspro, e il riff dell'organo influenzarono l'intero album successivo, Highway 61 Revisited, intitolato come la strada che porta dal Minnesota, lo stato in cui è nato Dylan, al focolaio musicale di New Orleans. Le canzoni stilisticamente attraversano la patria del blues, il delta del Mississippi, e si rifanno a molti blues come 61 Highway di Mississippi Fred McDowell. Le canzoni hanno lo stesso spirito di Like a Rolling Stone, con le surreali litanie dal sapore grottesco della chitarra di Mike Bloomfield, una sezione ritmica e l'evidente divertimento di Dylan durante le registrazioni. La canzone che chiude l'album, Desolation Row, è una visione apocalittica con molti riferimenti a figure della cultura occidentale.

Per promuovere l'album, Dylan fu scritturato per due concerti negli Stati Uniti e formò la band. Mike Bloomfield non voleva abbandonare la Butterfield Blues Band, così Dylan unì Al Kooper e Harvey Brooks, che erano parte del personale dello studio di registrazione, con la band formata da Robbie Robertson e Levon Helm, che al tempo accompagnava Ronnie Hawkings. Nell'agosto del 1965 al Forest Hills Tennis Stadium, il gruppo fu importunato dal pubblico che, nonostante i fatti di Newport, continuava a domandare il Dylan acustico dell'anno precedente. Il 3 settembre la band si esibì all'Hollywood Bowl ricevendo un'accoglienza più benevola.[72]

Né Kooper né Brooks andarono in tour con Dylan, che non riuscì neanche ad avere la band che voleva, un gruppo della costa occidentale conosciuto per aver accompagnato Johnny Rivers formato dal chitarrista James Burton e dal batterista Mickey Jones, già occupati da precedenti impegni. Così Dylan scritturò Robertson e la band di Levon Helm, i The Hawks, per il tour, ed iniziò le sessioni di registrazione in studio con loro nello sforzo di registrare il seguito Highway 61 Revisited.

Mentre Dylan e gli Hawks incontravano un pubblico sempre più ricettivo, il lavoro in studio annaspava. Il produttore Bob Johnston nel febbraio del 1966 convinse Dylan a registrare a Nashville per qualche tempo e lo circondò di un gruppo di musicisti di alto livello. Dopo qualche insistenza, Robertson e Kooper accettarono la proposta di Dylan e scesero da New York per partecipare alle sessioni.[73] Le sessioni di Nashville diedero vita a Blonde on Blonde (1966), quello che Dylan successivamente chiamò «quel sottile selvaggio suono vivace». Al Kooper disse che l'album è un capolavoro perché «è il dialogo di due culture che si scontrano con un'enorme esplosione»: il mondo musicale di Nashville e il mondo del Dylan «quintessenziale della New York hipster».[74]

Per molti critici la trilogia formata da Bringing It All Back Home, Highway 61 Revisited e Blonde on Blonde rappresenta uno dei migliori esempi culturali del XX secolo. Nelle parole di Mike Marquesee: «Tra la fine del 1964 e l'estate del 1966 Dylan creò un corpo di lavoro che è rimasto unico. Prendendo spunto dal folk, blues, country, R&B, rock'n'roll, gospel, beat inglese, poesia simbolista, modernista e beat, surrealismo e dadaismo, rivelando gergo e cronaca sociali, Fellini e il Mad Magazine, forgiò una voce e una visione artistica coerente e originale. Il bello di questi album è che conservano il potere di scioccare e consolare».[75]

Il 22 novembre 1965 Bob Dylan sposò Sara Lownds. Alcuni amici di Dylan, (incluso Ramblin' Jack Elliott) dissero che nelle conversazioni immediatamente successive all'evento Dylan negò il matrimonio.[76] La giornalista Nora Ephron per prima pubblicò la notizia del matrimonio nel New York Post nel febbraio del 1966 col titolo «Silenzio! Bob Dylan è sposato».[77]

Dylan intraprese un tour mondiale tra l'Australia e l'Europa nella primavera del 1966. I concerti erano divisi in due parti. Nella prima metà Dylan suonava da solo accompagnandosi con chitarra acustica e armonica, nella seconda veniva accompagnato dagli Hawks con strumenti elettrici ad alto volume. Questo contrasto sconcertò molti fan, che lo applaudivano lentamente per schernirlo.

Il tour culminò in un celebre chiassoso confronto tra Dylan e il pubblico alla Manchester Free Trade Hall in Inghilterra (il concerto è stato pubblicato ufficialmente nel 1998 e si intitola The Bootleg Series Vol. 4: Bob Dylan Live 1966, The "Royal Albert Hall" Concert). Al climax del concerto, un fan arrabbiato per il sound elettrico di Dylan gli gridò «Giuda!» e un altro disse che non l'avrebbe più ascoltato (tale voce è a mala pena udibile dalla traccia audio del concerto) per cui Dylan rispose «Non ti credo… Sei un bugiardo!», poi si girò verso la band e, a portata del microfono, disse «Suonate più forte che potete!»".[78] La band suonò con energia l'ultima canzone del concerto, Like a Rolling Stone.

Dopo l'incidente: gli anni di Woodstock e la "reclusione"  

Dopo il tour europeo Dylan ritornò a New York City, ma le pressioni su di lui continuarono a crescere. La ABC aveva pagato un anticipo per un programma televisivo che avrebbero potuto mandare in onda.[79] La Macmillan Publishers chiedeva il manoscritto del romanzo/poema Tarantula. Il manager Albert Grossman aveva programmato un tour per la fine dell'estate. Il 29 luglio del 1966, mentre Dylan guidava la sua Triumph Tiger T100 a pochi chilometri di distanza da Bearsville, nei pressi di Woodstock, nello stato di New York, ebbe un curioso incidente che ancora oggi è attorniato da un alone di mistero. Sebbene molte biografie non ufficiali riportino il fatto in maniera differente, Dylan stesso durante un'intervista dichiarò di aver semplicemente perso il controllo della sua moto. Questa vicenda diede origine ad una serie di leggende metropolitane che divisero il mondo fra quelli che pensavano che fosse morto e quelli che pensavano fosse ancora vivo. Le cause di questo incidente furono attribuite ad uno dei seguenti motivi: guasto meccanico, droga, semplice distrazione, colpo di sonno, tentato suicidio. Sebbene la gravità delle ferite non sia mai stata pienamente confermata, Dylan dichiarò di essersi rotto alcune vertebre del collo.[80] Commentando l'importanza dell'incidente, Dylan fece chiarezza su come sfruttò quell'occasione: «Quando ebbi l'incidente motociclistico... mi rialzai per riprendere i sensi, realizzai che stavo solo lavorando per tutte quelle sanguisughe. Non volevo farlo. In più avevo una famiglia e volevo solo vedere i miei bambini».[81]

L'alone di mistero continua a circondare le circostanze dell'incidente e la gravità delle ferite di Dylan.[82] Nella biografia, Down the Highway: The Life Of Bob Dylan, Howard Sournes scrive che non è stata chiamata nessuna ambulanza sulla scena dell'incidente e che Dylan non è stato ricoverato in nessun ospedale.[83] Sournes arriva alla conclusione che l'incidente offrì a Dylan l'occasione per scappare dalle pressioni che lo affliggevano. Iniziò così un periodo di isolamento dall'attenzione del pubblico durato diciotto mesi.

Quando Dylan si rimise abbastanza da ricominciare il suo lavoro creativo, iniziò il montaggio di alcuni spezzoni del film sul tour del 1966, Eat the Document, il seguito di Dont Look Back, una vera rarità. La bozza venne rigettata dalla ABC perché la riteneva incomprensibile per la maggior parte del pubblico.[84] Nel 1967 iniziò alcune registrazioni con gli Hawks in casa sua e nello scantinato della vicina casa degli Hawks, chiamata "Big Pink". L'atmosfera rilassata incoraggiò Dylan ad interpretare molte delle vecchie sue e nuove canzoni preferite ed alcuni pezzi inediti.[85] Queste canzoni, inizialmente composte come demo per altri artisti che le registrarono, diventarono successi per Julie Driscoll (This Wheel's on Fire), The Byrds (You Ain't Goin' Nowhere, Nothing Was Delivered) e Manfred Mann (Quinn the Eskimo (the Mighty Queen)). La Columbia decise di pubblicare le registrazioni nel 1975 col titolo The Basement Tapes. Negli anni, molte altre canzoni registrate in quel periodo da Dylan e la sua band apparvero in vari bootleg, il più importante dei quali è un cofanetto di cinque CD intitolato The Genuine Basement Tapes, che contiene centosette canzoni e versioni alternative.[86] Alla fine del 1967 gli Hawks cambiarono il nome in The Band, e registrarono indipendentemente l'album Music From a Big Pink, dando così inizio ad una lunga e fortunata carriera.

Nel 1997 il critico Greil Marcus pubblicò un autorevole studio sui Basement Tapes intitolato Invisible Republic. Marcus cita i ricordi di Robbie Robertson, chitarrista di The Band: «[Dylan] voleva portare queste canzoni fuori dal nulla. Non sapevamo se le scriveva o se le ricordava. Quando le canti non puoi capirlo».[87] Marcus chiamò queste canzoni «chiacchiere con una comunità di fantasmi»[88] aggiungendo che «questi fantasmi non erano astrazioni. Come figli e figlie dei nativi erano una comunità. Erano raccolti in un solo posto: l'Anthology of American Folk Music, un lavoro di diciannove anni del vagabondo Harry Everett Smith». Marcus sostiene che le canzoni di quel periodo rappresentino la resurrezione dello spirito dell'Antologia di Smith.[89]

Tra l'ottobre e il novembre del 1967 Dylan ritornò in studio a Nashville accompagnato solo da Charlie McCoy al basso, Kenny Buttrey alla batteria e Pete Drake alla chitarra.[90] Alla fine dell'anno venne pubblicato John Wesley Harding, il suo primo album dall'incidente motociclistico. È una raccolta di brevi canzoni calme e contemplative, calate in un paesaggio a metà tra l'America occidentale e la Bibbia. La povertà degli strumenti, abbinata ai testi che affrontano con serietà la tradizione ebraico-cristiana, segna un allontanamento sia dai precedenti lavori che dal fervore per la nascente musica psichedelica.[91] L'album include All Along the Watchtower, il cui testo deriva dal libro di Isaia 21,1-12. La canzone è stata rifatta da Jimi Hendrix, la cui famosa versione è stata riconosciuta dallo stesso Dylan come definitiva nelle note della raccolta Biograph. A prova di questo, fin dal 1974 Dylan e la sua band suonarono la canzone con un arrangiamento più vicino alla versione di Hendrix che a quella presente in John Wesley Harding.[92]

Woody Guthrie morì il 3 ottobre 1967 e Dylan fece la sua prima apparizione live in venti mesi ad un concerto in memoria di Guthrie tenutosi alla Carnegie Hall il 20 gennaio 1968.

L'album successivo, Nashville Skyline (1969), è di fatto un album country tradizionale suonato da musicisti di Nashville e cantato con una voce calda. Contiene un duetto con Johnny Cash e il singolo Lay Lady Lay, scritto per la colonna sonora di Un uomo da marciapiede, che non è stato consegnato in tempo per l'uscita del film.[93] Durante la registrazione dell'album Dylan incontrò Carl Perkins, assieme al quale scrisse Champaign Illinois, che venne inclusa nell'album On Top di Perkins, in uscita per l'anno successivo.[94][95] Nel maggio del 1969 partecipò alla prima puntata del nuovo programma televisivo di Johnny Cash, duettando con lui le canzoni Girl from the North Country, It Ain't Me Babe e Living the Blues. Dopo questa partecipazione Dylan volò in Inghilterra per suonare come artista principale al festival dell'Isola di Wight il 31 agosto del 1969, dopo aver rifiutato di partecipare al festival di Woodstock perché troppo vicino a casa sua.[96]

All'inizio degli anni settanta i critici accusarono il lavoro di Dylan di varia ed altalenante qualità. Il giornalista del Rolling Stone e ammiratore di Dylan scrisse l'ormai famosa domanda «Cos'è questa merda?» dopo aver ascoltato per la prima volta Self Portrait (1970). In generale Self Portrait, un doppio LP contenente alcune canzoni inedite, fu molto criticato. Verso la fine dello stesso anno Dylan pubblicò New Morning, considerato un ritorno in forma. Sempre nel 1970 Dylan scrisse I'd Have You Anytime assieme a George Harrison, che venne poi inclusa come traccia d'apertura dell'album dell'ex beatle All Things Must Pass (che contiene anche una cover di una canzone di Dylan, If Not For You).

La sua inaspettata apparizione al Concerto per il Bangladesh di George Harrison del 1971 (da cui fu tratto l'album triplo The Concert for Bangla Desh) è universalmente elogiata, in particolare una stizzosa versione di A Hard Rain's A-Gonna Fall. Comunque, i progetti di un nuovo album, di uno special televisivo e del ritorno in tour finirono in niente.

L'unica ulteriore attività in studio nel 1970 consistette nella registrazione di due canzoni, East Virginia Blues e Nashville Skyline Rag, registrate in dicembre col suonatore di banjo Earl Scruggs e i suoi figli, Randy e Gary, che apparvero nell'album Earl Scruggs Performing With His Family And Friends (1971).[97]

Tra il 16 e il 19 marzo del 1971 fece alcune registrazioni ai Blue Rock Studios, un piccolo studio di registrazione nel Greenwich Village a New York. Durante le sessioni vennero registrati tre singoli, Watching The River Flow, When I Paint My Masterplace e George Jackson, ma non un album. L'unico LP pubblicato tra il 1971 e il 1972 è stato Bob Dylan's Greatest Hits Vol. II, che contiene alcune rielaborazioni delle allora inedite I Shall Be Released e You Ain't Got Nowhere col cantante Happy Traum. Il 4 novembre 1971 Dylan registrò il singolo George Jackson che venne pubblicato la settimana successiva.[98] Nel novembre del 1971 Dylan registrò una serie di sessioni mai pubblicate col poeta Allen Ginsberg alla Record Plant di New York, con l'intenzione di includerle nell'album di Ginsberg Holy Soul Jelly Roll. Le sessioni portarono alla registrazione di tracce come Vomit Express, September On Jessore Road e Jimmi Barman, come alcune composizioni inedite di Ginsberg e alcune poesie musicate di William Blake. Ginsberg è il cantante principale in molte delle canzoni, mentre Dylan si limita ad accompagnarlo con la chitarra, l'armonica e la voce.[99][100] Non è dato di sapere se queste registrazioni siano state pubblicate ufficialmente, ma esistono alcuni bootleg in circolazione.

Nel maggio 1971 il TIME investigò sulla voce secondo cui Dylan avrebbe donato soldi alla Jewish Defense League di Rabbi Kahane. Dylan negò di aver dato dei soldi alla JDL, ma disse di Kahane che «È un ragazzo veramente sincero; ha veramente messo tutti insieme».[101] Rabbi Kahane disse che Dylan assistette ad alcuni meeting della Jewish Defense League in modo da scoprire «quello che siamo a tutto tondo».[102]

Nel 1972 Dylan partecipò alla realizzazione del film Pat Garrett & Billy the Kid, scrivendone la colonna sonora e recitando nel ruolo minore di Alias, un membro della banda di Billy The Kid. A dispetto dello scarso successo del film, la canzone Knockin' on Heaven's Door ha resistito nel tempo ed è stata rifatta da più di centocinquanta musicisti.[103]

Di nuovo on the road  

Nel 1973 Dylan contribuì con una sua canzone, Wallflower, come chitarrista e voce solista all'album Doug Sahm and Band, di Doug Sahm, pubblicato dalla Atlantic Records. La prima versione della canzone è stata pubblicata in The Bootleg Series Volumes 1-3. Quando scadde il contratto con la Columbia Records Dylan firmò con la Asylum Records, la neonata casa discografica di David Geffen, e registrò Planet Waves con The Band mentre facevano le prove per un tour. L'album contiene due versioni di Forever Young. Christopher Ricks connettè il ritornello della canzone alla Ode su un'urna greca di John Keats,[104] (soprattutto per quanto riguarda il verso "For ever painting, and for ever young"), e Dylan rispose: «La scrissi pensando ad uno dei miei ragazzi senza voler essere troppo sentimentale».[105] La canzone rimane una delle più suonate nei concerti[106] e un critico la descrisse come «qualcosa di innografico e profondo che parla del padre che è in Dylan».[107] Nello stesso momento la Columbia Records pubblicò Dylan, una caotica raccolta di outtakes (quasi esclusivamente cover), che viene interpretata come una volgare rivalsa nei confronti di Dylan che cambiò etichetta discografica.[107] Nel gennaio 1974 Dylan e The Band partirono per il Bob Dylan and The Band Tour of North America. Il promotore, Bill Graham, disse che ebbe più richieste di biglietti che per qualsiasi altro tour di un singolo artista. Un doppio LP live fu pubblicato col titolo Before the Flood dalla Asylum Records.

Dopo il tour, Dylan e sua moglie si allontanarono dalla vita pubblica. Dylan riempì un piccolo bloc notes rosso con canzoni riguardanti i suoi problemi materiali, e velocemente registrò un nuovo album intitolato Blood on the Tracks nel settembre del 1974.[108] La notizia del nuovo album presto trapelò e le aspettative crebbero, ma Dylan ne ritardò l'uscita, e alla fine dell'anno registrò nuovamente le canzoni al Sound 80 Studios a Minneapolis con il fratello David come assistente alla produzione. In questo periodo Dylan ritornò alla Columbia Records che ripubblicò gli album registrati per la Asylum.

Pubblicato all'inizio del 1975, Blood on the Tracks venne accolto in modo contrastante. In NME, Nick Kent scrisse che «gli accompagnamenti spesso così scadenti suonano come dei meri esercizi». John Landau del Rolling Stone scrisse che «l'album è stato fatto con la tipica roba di scarto». Comunque, negli anni i critici hanno iniziato a considerarlo uno dei migliori album di Dylan, forse l'unico rivale della trilogia della metà degli anni sessanta.

Nel sito Salon.com, Bill Wyman scrisse che «Blood on the Tracks è il suo unico album senza difetti e il migliore che abbia mai pubblicato; ogni canzone è costruita in modo disciplinato. È il suo album più mite e allo stesso tempo il più sgomento, e sembra, con il senno di poi, aver conquistato il sublime equilibrio tra la sua musica della metà degli anni sessanta, influenzata dal tormento logorroico dei suoi eccessi, e le impacciate semplici composizioni degli anni immediatamente successivi all'incidente motociclistico».[109] Le canzoni descrivono un Dylan più profondo ed esplicito.[110][111] Un anno dopo Dylan registrò in duetto la canzone Buckets of Rain con Bette Midler nel suo album Songs for the New Depressions[112] anche se inizialmente voleva registrare una versione di Friends.

Nell'estate del 1975 Dylan scrisse la prima canzone di protesta di successo in dodici anni, sposando la causa del pugile Rubin "Hurricane" Carter, che era stato imprigionato per triplice omicidio a Paterson, nel New Jersey. Dopo aver incontrato Carter in prigione, Dylan scrisse Hurricane, sostenendo la sua innocenza. A dispetto della sua durata (8 minuti e 32 secondi), la canzone fu pubblicata come singolo ed arrivò al trentatreesimo posto nella classifica di Billboard, e venne suonata da Dylan in ogni data del tour successivo, la Rolling Thunder Revue.[113]

Il tour era uno spettacolo mutevole fatto da molti artisti, la maggior parte dei quali erano del circuito folk del Greenwich Village, tra cui T-Bone Burnett, Allen Ginsberg, Ramblin' Jack Elliott, Steven Soles, David Mansfield, l'ex frontman dei Byrds, Roger McGuinn, il chitarrista inglese Mick Ronson, Scarlet Rivera, una violinista scoperta da Dylan mentre stava andando ad una prova, con la custodia del violino sulla schiena,[114] e Joan Baez, con la quale Dylan tornerà a suonare insieme dopo più di dieci anni dall'ultima volta. Successivamente anche Joni Mitchell si unì alla compagnia. Il poeta Allen Ginsberg accompagnava la compagnia d'attori ed allestiva le scene per il film che Dylan stava contemporaneamente girando. Sam Shepard era inizialmente impiegato come scrittore per il film, ma finì per seguire il tour come un cronista informale.[115]

La Rolling Thunder Revue si compose di due tour, uno alla fine del 1975 e l'altro all'inizio del 1976, tra i quali venne pubblicato Desire (1976). Nell'album sono incluse molte delle nuove canzoni di Dylan che sembrano un diario di viaggio, e risentono dell'influenza del suo nuovo collaboratore, Jaques Levy.[116][117] Il tour del 1976 fu documentato da un concerto andato in onda in uno special televisivo, Hard Rain, poi uscito come LP. Non un album live fu più acclamato ed atteso di quello pubblicato nel 2002 come quinto volume della serie ufficiale del bootleg di Dylan, The Bootleg Series Vol. 5: Bob Dylan Live 1975, The Rolling Thunder Revue, che documenta il tour del 1975. Il singolo Rita May, un outtake dalle registrazioni di Desire, preceduto dalla versione di Hard Rain di Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again fu pubblicato come per promuovere entrambi gli album.[118]

Il tour del 1975 servì da sfondo per il film di quasi quattro ore che Dylan stava girando, Renaldo and Clara, composto da una parte narrativa disordinata ed improvvisata mescolata a spezzoni del concerto e reminiscenze. Pubblicato nel 1978, il film ricevette brutte recensioni, per non dire severe,[119][120] ed ebbe una breve trasposizione teatrale. Più tardi, lo stesso anno, Dylan ripubblicò il film con una durata di due ore dominato dalle performance del concerto per essere più largamente distribuito.

Nel novembre del 1976 Dylan partecipò al concerto d'addio di The Band al fianco di altre star come Joni Mitchell, Muddy Waters, Van Morrison e Neil Young. L'acclamato film del concerto,[121] The Last Waltz, venne pubblicato nel 1978 e contiene metà dell'esibizione di Dylan. In quell'anno Dylan scrisse e duettò con Eric Clapton la canzone Sign Language, inclusa nell'album No Reason To Cry. Nel 1977 contribuì come accompagnamento canoro all'album di Leonard Cohen Death of a Ladies' Man, prodotto da Phil Spector.

Street Legal venne pubblicato nel 1978 ed i testi sono tra i più complessi e coesivi dell'opera dylaniana.[122] La qualità del suono non fu delle migliori per un problema di missaggio attribuito alle modalità di registrazione[123] che ovattava il suono di gran parte degli strumenti fino alla versione rimasterizzata pubblicata quasi un quarto di secolo dopo.

Rinato  

Alla fine del 1970 Dylan divenne un cristiano rinato.[124][125][126] Dal gennaio all'aprile del 1979 Dylan frequentò una classe di biblistica alla Vineyard School of Discipleship a Reseda, nel sud della California. Il pastore Kenn Gulliksen dichiarò: «Larry Myers e Paul Edmond andarono nella casa di Dylan e gli amministrarono i sacramenti. Rispose dicendo "Sì", lui in effetti vuole Cristo nella sua vita. E pregò quel giorno e ricevette il Signore».[127][128][129] Dylan pubblicò due album di musica gospel cristiana. Slow Train Coming (1979) è generalmente considerato il più completo dei due, e vinse il Grammy Award come miglior cantante per la canzone Gotta Serve Somebody. È questo il primo album di Dylan in cui c'è la presenza di due componenti dei Dire Straits, Mark Knopfler e il batterista Pick Whiters.

Il secondo album evangelico, Saved (1980), ricevette critiche contrastanti, anche se Kurt Loeder di Rolling Stone scrisse che era molto superiore, musicalmente, al suo predecessore.[130] Mentre era in tour tra l'autunno del 1979 e la primavera del 1980, Dylan non volle suonare nessuna delle sue vecchie, laiche canzoni, e faceva dichiarazioni sulla propria fede dal palco, come questa: «Anni fa loro… dicevano che ero un profeta. Io dico "No, non sono un profeta", loro dicono "Sì, lo sei, tu sei un profeta". Io dicevo "No, non sono io". Loro dicono "Tu sicuramente sei un profeta": cercavano di convincermi di essere un profeta. Adesso prendo posizione e dico che Gesù Cristo è la risposta. Loro dicono "Bob Dylan non è un profeta". Non possono che occuparsene».[131]

Robert Hilburn intervistò Dylan a proposito della sua nuova direzione nella sua musica per il Los Angeles Times. L'articolo di Hilburn, pubblicato il 23 novembre del 1980, inizia così: «Alla fine Dylan ha confermato in un'intervista quello che sta dicendo nella sua musica da diciotto mesi: è un cristiano rinato. Dylan dice che ha accettato Gesù Cristo nel suo cuore nel 1978 dopo "una visione e sensazione" durante la quale la stanza si è mossa: "C'era una presenza nella stanza e non poteva essere nessun altro che Gesù Cristo"».[132]

La sua rinascita cristiana fu impopolare per molti dei fan e degli amici musicisti.[133] Poco prima di essere assassinato nel dicembre del 1980, John Lennon scrisse, senza riuscire a terminarla, Serve Yourself (Servi te stesso) in risposta della dylaniana Gotta Serve Somebody (Qualcuno lo devi servire).[134] Nel 1981, mentre la fede cristiana di Dylan era ormai manifesta, il suo «temperamento iconoclasta» non era cambiato, come Stephen Golden scrisse nel New York Times: «Mr. Dylan mostra che né la sua età (ha quarant'anni) né la sua tanto pubblicizzata conversione alla rinascita cristiana ha alterato il suo temperamento essenzialmente iconoclasta».[135]

Il direttore di Rolling Stone Jann Wenner scrisse la sua recensione di Slow Train Coming commentando: «Slow Train Coming è puro, vero Dylan, probabilmente il più puro e il più vero Dylan di sempre. Il simbolismo religioso è una logica progressione della visione manichea della vita e della sua dolorosa lotta con bene e male [...] sino alla politica, all'economia e alla guerra che hanno fallito il tentativo di farci sentire meglio - come individui o come nazione - e noi guardiamo indietro a lunghi anni di rovina, quando forse il tempo per la religione è ritornato, e piuttosto improvvisamente, "come un ladro nella notte"».[136]

Fin dall'inizio degli anni ottanta il rapporto tra Dylan e la religione ha suscitato dibattito tra fan e critici.[137] Dylan molto probabilmente ha supportato il movimento Chabad Lubavitch[138] ed ha partecipato a molti rituali ebraici. Più recentemente è venuto alla luce il fatto che Dylan ha prestato servizio in alcune sinagoghe Chabald in varie ricorrenze importanti. Era presente a Woodbury, in una sinagoga di New York nel 2005[139] ed ha servito per la Congregazione Beth Tafillah ad Atlanta, in Georgia, il 22 settembre 2007 (Yom Kippur), dove è stato chiamato a leggere la Torah per la sesta aliyah.[140]

Nel 1997 disse a David Gates di Newsweek: «Ecco il rapporto tra me e il pensiero religioso. Questa è una verità assoluta: ho trovato la religiosità e la filosofia nella musica. Non l'ho trovata da altre parti. Canzoni come Let Me Rest on a Paceful Mountain o I Saw the Light sono la mia religione. Non aderisco ai rabbini, predicatori, evangelizzatori e tutto questo. Ho imparato più dalle canzoni che da qualsiasi altra entità. Le canzoni sono il mio lessico. Io credo nelle canzoni».[141]

In un'intervista pubblicata nel New York Times il 28 settembre 1997 il giornalista Jon Pareles scrive che «Dylan ora aderisce a religioni non organizzate».[142]

Agli anni ottanta: Trust Yourself  

Nell'autunno del 1980 ritornò brevemente in tour, reintroducendo nella scaletta le sue canzoni più popolari degli anni sessanta, per una serie di concerti chiamati A Musical Retrospective. Shot of Love, registrato la primavera successiva, rappresenta la prima composizione laica di Dylan in più di due anni, mescolata a canzoni esplicitamente cristiane. L'ammaliante Every Grain of Sand secondo molti critici ricorda i versi di William Blake.[143]

Negli anni ottanta la qualità dei lavori di Dylan fu altalenante, dal ben accolto Infidels del 1983 al vellutato Down in the Groove del 1988. Critici come Michael Gray condannano gli album degli anni ottanta sia per l'incuria delle registrazioni in studio che per la mancata pubblicazione delle sue migliori canzoni.[144]

Le registrazioni di Infidels produssero alcuni outtakes degni di nota, e molti hanno discusso sulla decisione di Dylan di escluderli dall'album. I più considerati sono Blind Willie McTell (un tributo al cantante blues morto ed una straordinaria evocazione della storia afroamericana pensando agli "spettri delle navi della tratta"[145][146]), Foot of Pride e Lord Protect My Child.[147] Queste canzoni sono state pubblicate nell'album The Bootleg Series Volumes 1-3 (Rare & Unreleased) 1961-1991. Un'iniziale versione di Infidels, preparata dal produttore/chitarrista Mark Knopfler, conteneva arrangiamenti e tracklist differenti rispetto al prodotto finale.

Dylan prestò la sua voce per il singolo We Are the World, i cui proventi andarono in beneficenza per la carestia in Etiopia. Il 13 luglio 1985 apparve al climax del Live Aid tenutosi al JFK Stadium. Accompagnato da Keith Richards e Ron Wood, Dylan suonò una ruvida versione di Hollis Brown, una sua ballata sulla povertà rurale, e poi disse in mondovisione ad una platea di più di un miliardo di persone: «Io spero che parte di questo denaro... forse loro possono prenderne una parte, forse... uno o due milioni, forse... ed usarli per pagare le ipoteche su alcune fattorie che i contadini devono pagare alle banche». Questa sua frase è stata criticata come inappropriata, ma ispirò Willie Nelson ad organizzare una serie di eventi di beneficenza, i Farm Aid, per ridurre i debiti dei contadini americani.[148]

Nel 1986 Dylan fece un'incursione nella musica rap, partecipando all'album Kingdom Blow, di Kurtis Blow. In un arrangiamento in parte fatto da Debra Byrd (una delle cantanti di supporto di Dylan) e Wayne K. Garfield (un socio di Blow), Dylan prestò la voce per il brano Street Rock.[149] In Chronicles - Volume 1 Dylan scrisse «Blow [...] mi aveva aggiornato sul genere Ice-T, Public Enemy, N.W.A., Run DMC. Questa non era gente che andava in giro a darsi delle arie, [...] erano tutti poeti e sapevano come stavano le cose».[150]

Nel luglio 1986 Dylan pubblicò Knocked Out Loaded, un album costituito da tre cover (di Little Junior, Kris Kristofferson e il gospel tradizionale Precious Memories), tre collaborazioni con altrettanti cantautori (Tom Petty, Sam Shepard e Carole Bayer Sager), e due composizioni a firma di Dylan stesso. L'album ricevette soprattutto critiche negative: Rolling Stone lo definì «una cosa deprimente»,[151] e fu il primo album di Dylan dai tempi di Freewheelin' a non entrare nella Top 50.[152] Fin da allora alcuni critici hanno definito la canzone di undici minuti scritta in collaborazione con Sam Shepard, Brownsville Girl, il lavoro di un genio,[153] e alcuni siti web affermano che l'intero album sia stato largamente sottovalutato.[153]

Tra il 1986 e il 1987 Dylan ha partecipato ad una lunga tournée con Tom Petty and The Heartbreakers, duettando con Petty in molte occasioni ogni concerto. Il tour è stato filmato per il documentario Hard to Handle[154] diretto da Gillian Armstrong. Dylan partecipò anche al tour dei The Grateful Dead nel 1987, documentato poi dall'album Dylan & The Dead, che ricevette alcune critiche negative.[155] Dopo aver suonato con queste diverse formazioni Dylan iniziò quello che è poi stato battezzato Never Ending Tour il 7 giugno 1988, suonando con una piccola band composta dal chitarrista G. E. Smith. Dylan continuerà a fare concerti con questa piccola band sempre in continua evoluzione per i seguenti diciannove anni.

Nel 1987 Dylan recitò nel film di Richard Marquand Hearts of Fire, nel quale interpretò il ruolo di una rockstar fallita finita a lavorare per un allevatore di pollame di nome Billy Parker che viene lasciato dalla sua amante adolescente per un giovane cantante. Dylan contribuì anche alla colonna sonora con due canzoni originali, Night After Night e I Had a Dream About You, Baby, così come con una cover della canzone The Usual di John Hiatt. Il film è stato un flop sia per le critiche che per il botteghino.[156]

Dylan è stato inserto nella Rock and Roll Hall of Fame il 20 gennaio del 1988. Nel discorso di presentazione, Bruce Springsteen disse: «Bob Dylan ci ha liberato la mente come Elvis ci ha liberato il corpo. Ci ha dimostrato che solo perché la musica è fisicamente innata non significa che sia anti-intellettuale».[157] Più tardi quella primavera Dylan si unì a Roy Orbison, Jeff Lynne, Tom Petty e George Harrison per creare il fortunato album Traveling Wilburys. Nonostante la morte di Oribson nel dicembre del 1988, il resto del gruppo un secondo album nel maggio del 1990 intitolato inaspettatamente Traveling Wilburys Vol. 3.

Per Dylan gli anni ottanta finirono con le molte critiche ricevute dall'album Oh Mercy del 1989, fortemente influenzato dal produttore Daniel Lanois.[158][159][160] La canzone Most of the Time, una canzone d'amore, è stata utilizzata nel film Alta fedeltà, mentre What Was It You Wanted? È stata interpretata sia come catechismo che come un ironico commento alle aspettative della critica e dei fan.[161]. Il denso immaginario religioso di Ring Them Bells spinse molti critici a considerarla come una riaffermazione della fede in Dylan. Scott Marchall scrisse che «Quando Dylan canta che "il sole sta calando/sulla vacca che è sacra"[162] è lecito supporre che la mucca sacra qui sta per la biblica metafora per tutti i falsi dei. Per Dylan, il mondo alla fine saprà che c'è un unico Dio».[163] Dylan girò anche alcuni video musicali in questo periodo, ma solo Political World trovò spazio regolarmente su MTV.

Anni novanta: Not Dark Yet  

Gli anni novanta iniziarono con la pubblicazione di Under the Red Sky (1990), un dietro front rispetto al serioso Oh Mercy. L'album venne dedicato a "Gabby Goo Goo", il soprannome che Dylan aveva dato alla sua figlia di quattro anni, e contiene alcune canzoni che sono solo apparentemente semplici, come Under the Red Sky e Wiggle Wiggle.[164] All'album parteciparono George Harrison, Slash dei Guns N' Roses, David Crosby, Bruce Hornsby, Stevie Ray Vaughan e Elton John. A dispetto del cast stellare, l'album non piacque né al pubblico né alla critica, che dovranno aspettare ben sette anni per ascoltare altre canzoni inedite di Dylan.[165]

Nel 1991 Bob Dylan è stato introdotto nella Minnesota Music Hall of Fame e nel 1992 partecipò ad un breve tour con Carlos Santana.[166]

Per alcuni anni Dylan ritornò alle radici con due album di cover di vecchie canzoni blues e folk: Good as I Been to You (1992) e World Gone Wrong (1993), in cui suona solamente con la chitarra acustica. Molti critici hanno commentato la quieta bellezza della canzone Lone Pilgrim[167] scritta da un'insegnate del XIX secolo e cantata da Dylan con grande reverenza. Un'eccezione a questo ritorno alle radici fu la collaborazione con Michael Bolton nel 1991 per la canzone Steel Bars, inclusa nell'album di Bolton Time, Love & Tenderness. Venticinque anni dopo il famoso rifiuto di suonare al Festival di Woodstock del 1969, Dylan partecipò all'evento commemorativo Woodstock '94.[168] Nel 1995 Dylan registrò un concerto per MTV Unplugged. Dylan avrebbe voluto suonare canzoni tradizionali, ma prevalsero le richieste della Sony di suonare le sue canzoni più famose.[169] L'album che documenta il concerto, MTV Unplugged, include John Brown, una canzone inedita del 1963 sulla devastazione della guerra e sullo sciovinismo. Lo stesso anno Dylan prestò voce e chitarra alla reinterpretazione di The Ballad Of Hollis Brown in collaborazione con Mike Seeger, poi pubblicata nell'album Third Annual Farewall Reunion.[32]

Con una serie di canzoni probabilmente scritte mentre era bloccato dalla neve nel suo ranch in Minnesota,[170] Dylan prenotò alcune sessioni di registrazione con Daniel Lanois al Criteria Studios di Miami nel gennaio del 1997 che secondo molti furono cariche di tensione.[171] Più tardi quella stessa primavera, prima della pubblicazione dell'album, Dylan fu ricoverato in ospedale con una infezione al cuore che poteva risultargli fatale, una pericardite causata da istoplasma. Il suo già programmato tour Europeo venne cancellato, ma Dylan uscì presto dall'ospedale. «Ho veramente pensato che presto avrei visto Elvis», dichiarò in seguito.[172] A metà estate Dylan ritornò in tour, e in una prima data si esibì davanti a papa Giovanni Paolo II alla Conferenza Eucaristica Mondiale a Bologna. Il papa davanti ad una folla di duecentomila persone fece un sermone basato sul testo di Blowin' in the Wind.[173]

Il mese di settembre vide l'uscita del nuovo album, prodotto da Daniel Lanois, dal titolo Time Out of Mind. Con il suo amaro giudizio sull'amore e morbose meditazioni, il primo album inedito dopo sette anni venne acclamato. Inaspettatamente l'album venne apprezzato anche da un pubblico giovane, in particolare la canzone d'apertura, Love Sick.[174] Queste canzoni complesse fecero vincere a Dylan il suo primo Grammy come album solista dell'anno.[175] La canzone d'amore Make You Feel My Love venne rifatta sia da Garth Brooks che da Billy Joel.

Nel dicembre del 1997 l'allora presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton presentò Dylan al Kennedy Center Honor nella East Room della Casa Bianca, tributandolo così: «Probabilmente ha avuto più impatto sulla mia generazione di qualsiasi altro artista. La sua voce e le sue liriche non sono sempre state facili da ascoltare, ma attraverso la sua carriera Bob Dylan non ha mai mirato alla simpatia. Ha disturbato la pace e messo a disagio i potenti».[176]

Nel 1998 Dylan partecipò all'album Clinch Mountain Country di Ralph Stanley, duettando con lui. Tra giugno e settembre del 1999 andò in tournée con Paul Simon. Suonarono molte canzoni insieme ad ogni concerto, come I Walk the Line e Blue Moon Of Kentucky[177]. Dylan finì gli anni novanta ritornando sul grande schermo dopo dieci anni nel ruolo di Alfred, lo chauffeur al fianco di Ben Gazzara e Karen Black in Paradise Cove di Robert Clapsaddle.[178]

2000 e oltre: Things Have Changed  

2000-2003  

Con la sua canzone del 2000 Things Have Changed, scritta per il film Wonder Boys, vinse un Golden Globe e un Oscar come miglior canzone originale. Per ragioni ignote, Dylan portò l'Oscar (secondo alcune voci un facsimile) in tournée, appoggiandolo su un amplificatore durante i concerti.[179]

Love and Theft venne pubblicato l'11 settembre 2001. Dylan stesso produsse l'album sotto lo pseudonimo di Jack Frost;[180] il suo suono particolare è dovuto soprattutto agli accompagnamenti, Tony Garnier, bassista e leader della band, suonò con Dylan per dodici anni, più a lungo di qualsiasi altro musicista. Larry Campbell, un abile chitarrista, ha suonato in tour con Dylan dal 1997 a tutto il 2004. L'altro chitarrista, Charlie Sexton, e il batterista David Kemper, oltre a suonare nei concerti, hanno anche suonato in Time Out of Mind. L'album fu accolto positivamente dalla critica[181] e nominato per alcuni Grammy Award. I cirtici fecero notare come Dylan, in quest'ultimo periodo della sua carriera, avesse ampliato i suoi orizzonti musicali. Lo stile di quest'ultimo album include rockabilly, western swing, jazz ed infine ballate lounge.[182][183]

Love and Theft generò delle controversie quando vennero notate alcune similitudini con le liriche di Confessions of a Yakuza dello scrittore giapponese Junichi Saga.[184] Non è chiaro se Dylan abbia intenzionalmente plagiato l'opera di Saga, il suo addetto stampa non ha mai rilasciato dichiarazioni in merito.

Tra Love and Theft e l'album successivo (che verrà pubblicato cinque anni più tardi) Dylan registrò canzoni (sia inedite che cover) per alcuni progetti differenti. I Can't Get You Off of My Mind è il contributo di Dylan all'album tributo a Hank Williams Timeless, pubblicato nel settembre del 2001. Il 2002 vide l'uscita della sua versione di Train Of Love, inclusa poi nell'album Kindred Spirits, un album tributo a Johnny Cash. Dylan registrò la canzone per una trasmissione televisiva su Johnny Cash andata in onda nell'aprile del 1999. Introducendola, Dylan ringraziò Cash per «aver preso le mie parti in un lontano passato». Nel 2002 Solomon Burke registrò una versione della sconosciuta canzone di Dylan Stepchild per il suo Don't Give Up on Me. Mentre la canzone non era mai apparsa come registrazione di studio, ci sono alcuni di bootleg in circolazione risalenti alla fine degli anni settanta[non chiaro].[185] Nel febbraio del 2003 la lunga ballata Cross the Green Mountain, scritta e registrata da Dylan, fu pubblicata come traccia di chiusura della colonna sonora del film di guerra Gods and Generals, e poi apparsa come una delle quarantadue canzoni rare nell'edizione dell'album Bob Dylan: The Collection scaricabile dall'iTunes Music Store. Venne anche prodotto un video musicale in promozione del film.

Nel 2003 uscì il film Masked and Anonymous, nato dalla collaborazione tra Dylan e il produttore televisivo Larry Charles, che vide la partecipazione di molti attori famosi. Dylan e Charles scrissero il film con gli pseudonimi di Rene Fontane e Sergei Petrov.[186] Data la difficoltà di decifrare molte delle sue canzoni, Masked and Anonymous ebbe poco successo nei cinema, e fu criticato da molti dei maggiori critici.[187] Pochi capirono la visione oscura e misteriosa degli Stati Uniti come una repubblica delle banane lacerata dalla guerra.[188][189]

2004-2006  

Il 23 giugno 2004 Dylan fu insignito con una laurea ad honorem dall'università di St. Andrews, diventando così "Dottore della Musica".[190] Il professore Neil Corcoran della facoltà di inglese, autore di una serie di saggi su Dylan intitolati Do You Mr Jones: Bob Dylan with the Poets and the Professors, nel suo discorso di presentazione disse che «Per molti di noi, Bob Dylan è stato un'estensione delle nostre coscienze e parte della loro crescita». Questa è solo la seconda volta che Dylan ha accettato una laurea ad honorem, la prima gli era stata conferita dalla Princeton University nel 1970.[191]

Il documentario di Martin Scorsese No Direction Home: Bob Dylan andò in onda il 26 e il 27 settembre 2005 nel canale BBC2 nel Regno Unito e sulla PBS negli Stati Uniti.[192] Il documentario si concentra negli anni tra l'arrivo a New York nel 1961 e l'incidente motociclistico del 1966 ed è composto da interviste a Suze Rotolo, Liam Clancy dei Clancy Brothers, Joan Baez, Allen Ginsberg, Mark Spoelstra, Dave Van Ronk, Bob Neuwirth e molti altri, oltre che allo stesso Dylan. Il film venne premiato con un Peabody Award nell'aprile 2006 e con un Columbia duPont Award nel gennaio 2007.[193] Contestualmente al documentario venne pubblicata una colonna sonora nell'agosto del 2005 contenente molto materiale inedito dei primi anni di Dylan intitolata The Bootleg Series Vol. 7: No Direction Home: The Soundtrack.

Dylan stesso ritornò in studio in diverse occasioni nel 2005 in cui registrò Tell Ol'Bill per il film North Country - Storia di Josey. La canzone è inedita, anche se basata su I Never Love But One della Carter Family.

Nel febbraio 2006 Dylan registrò alcune canzoni a New York che formeranno l'album Modern Times, pubblicato il 29 agosto del 2006. In una pubblicizzata intervista per promuovere l'album, Dylan criticò la qualità del suono delle moderne registrazioni e dichiarò che «probabilmente suonano dieci volte meglio nello studio quando le registriamo».[194]

A dispetto delle dicerie che accusavano di grossolanità la voce di Dylan (il critico del Guardian ha criticato il suo modo di cantare nell'album come «catarrale rantolo di morte»[195]), molti critici diedero all'album un alto punteggio e lo descrissero come l'ultimo episodio di fortunata trilogia composta anche da Time Out of Mind e Love and Theft.[196] Tra le canzoni più menzionate ci sono Workingman's Blues #2 (il titolo è un omaggio alla canzone omonima di Merle Haggard), e la canzone finale, Ain't Talkin', una talking blues di nove minuti in cui Dylan sembra stia camminando «attraverso una avvolgente oscurità, prima di svanire definitivamente nel buio».[197] Modern Times fece notizia per aver esordito alla numero uno della classifica degli Stati Uniti, per la prima volta da Desire del 1976. L'album raggiunse la vetta della classifica anche in Australia, Canada, Danimarca, Irlanda, Nuova Zelanda, Norvegia e Svizzera.

Nominato per tre Grammy Awards, Modern Times vinse il premio per il "Miglior album di musica folk americana contemporanea" e Bob Dylan vinse il premio come "Miglior Performance vocale solista" con il brano Someday Baby. Modern Times fu nominato album dell'anno nel 2006 da Rolling Stone[198] e da Uncut nel Regno Unito.[199]

In contemporanea all'uscita dell'album l'iTunes Music Store pubblicò Bob Dylan: The Collection, una raccolta digitale contenente tutti i suoi album di studio (733 tracce in totale), quarantadue tra canzoni rare ed inediti e un libretto di cento pagine. Per promuovere questa raccolta e il nuovo album su iTunes, la Apple fece uno spot televisivo di trenta secondi in cui Dylan, vestito in stile country/western, canta in playback Someday Baby contro uno sfondo bianco.

Nel settembre del 2006 Scott Warmuth, un disc jokey di Albuquerque notò delle somiglianze tra i testi di Modern Times e la poesia di Henry Timrod, il "Poeta laureato della Southern Confederacy". Un grande dibattito si scatenò nelle colonne del New York Times e di altri giornali sulla natura del "prestito" all'interno della musica folk e nella letteratura.[200][201][202][203]

Il 3 maggio 2006 Dylan esordì come conduttore radiofonico con la prima puntata del suo programma settimanale Theme Time Radio Hour, per la XM Satellite Radio.[204][205] Ogni puntata era concentrata su un tema come "Fiori", "Lacrime", "La Bibbia", "Uomini ricchi, uomini poveri", la puntata su baseball fu anche inclusa nella National Baseball Hall of Fame nel giugno del 2006.[206] La scaletta musicale era composta da canzoni classiche e sconosciute degli anni trenta, quaranta e cinquanta, oltre ad alcune canzoni suonata da Dylan stesso prese dal repertorio dei Blur, Prince, Billy Bragg & Wilco, Mary Gauthier ed anche L.L. CoolJ e The Streets. Ogni puntata era introdotta da alcune frasi lette con voce sensuale dall'attrice Ellen Barkin.[207] La BBC Radio 2 iniziò la trasmissione del programma nel Regno Unito il 23 dicembre 2006, e la BBC 6 Music iniziò a trasmetterla il mese successivo. Il programma ricevette gli elogi dei fan e dei critici per il modo in cui Dylan comunicò i suoi gusti eclettici in fatto di musica con eleganza ed umorismo eccentrico.[208][209] L'autore musicale Peter Guralnick commentò: «Con questo show, Dylan bussa nel suo profondo amore - e voglio far notare la sua fede - per il mondo musicale intero. Sento come i suoi commenti spesso riflettano lo stesso apprezzamento per l'umana commedia di cui è cosparsa la sua musica».[210] Dopo cinquanta puntate di successo, la seconda stagione del programma è cominciata il 19 settembre 2007 e terminata il 2 aprile 2008.[211]

2007 - 2009  

Il 2007 vide l'uscita il 24 aprile di una nuova canzone, Huck's Tune, scritta e registrata per la colonna sonora del film Le regole del gioco.

Nell'agosto del 2007 venne annunciata[212] la vincita del Leone d'Oro per il film I'm Not There, scritto e diretto da Todd Haynes, che sostiene di essersi ispirato «alla musica e alle molte vite di Bob Dylan».[213] Nel film sei diversi personaggi rappresentano differenti aspetti della vita di Dylan, che viene interpretato da sei diversi attori[214]: Christian Bale, Cate Blanchett, Marcus Carl Franklin, Richard Gere, Heath Ledger e Ben Whishaw[215]. (Un settimo personaggio, un'incarnazione di Dylan simile a Charlie Chaplin, era presente nella sceneggiatura, ma venne tagliato dal copione[216].) Il titolo del film deriva da una misteriosa canzone suonata nelle sessioni di registrazione di The Basement Tapes[217] che non è mai stata pubblicata. Registrazioni del 1967 vennero incluse nella colonna sonora del film, tutte le altre tracce sono cover di canzoni di Dylan registrate appositamente per il film da diversi artisti tra cul Stephen Malkmus, Jeff Tweedy, Willie Nelson, Cat Power e Tom Verlaine.[218]

Commentando le diverse identità di Dylan, e il perché della scelta di sei attori differenti per ritrarre Dylan, Haynes scrive: «Nel momento in cui provi a prendere e tenere con te Dylan, lui non è a lungo dov'era. È come una fiamma: se provi a prenderla con le mani sicuramente ti bruci. La vita di Dylan in cambiamento e le costanti sparizioni e le costanti trasformazioni ti fanno agognare di prenderlo, per trascinarlo giù e inchiodarlo. Ed è questo il motivo per cui i suoi fan sono così ossessivi, così desiderosi di trovare la verità e l'assolutezza e le risposte da lui - pensate che Dylan non provvederà mai a questo e sarete solamente frustrati… Dylan è difficile e misterioso ed evasivo e frustrante, e ti permette di identificarlo maggiormente come un'identità marginale».[219]

Il 1º ottobre la Columbia Records pubblicò un triplo CD intitolato semplicemente Dylan, che raccoglie un'antologia di tutta la sua carriera.[220] Come parte della campagna pubblicitaria per l'album, usando il logo Dylan 07, venne chiesto al produttore inglese Mark Ronson di produrre un remix di Most Likely You Go Your Way (And I'll Go Mine), pubblicata in Blonde on Blonde (1966). Fu la prima volta che Dylan approvò un remix di una sua canzone famosa.[221] Il singolo venne pubblicato in ottobre, ma non incluso nella tracklist di Dylan.

L'artificiosità della campagna pubblicitaria del Dylan 07 fa pensare che il profilo commerciale di Dylan sia più alto nella prima decade del nuovo millennio che negli anni novanta. Nel 2004 molta pubblicità circondò la decisione di Dylan di partecipare ad uno spot televisivo per Victoria's Secret,[222] e nell'ottobre del 2007 Dylan apparve in una campagna pubblicitaria per promuovere la Cadillac Escalade del 2008.[223] Dedicò anche un'ora del suo programma radiofonico alla Cadillac.[224]

Pubblicato in ottobre, il DVD The Other Side of the Mirror: Bob Dylan Live at the Newport Folk Festival 1963-1965 contiene materiale inedito e racconta dei cambiamenti stilistici di Dylan dalla prima volta che partecipò al festival all'ultima. Il documentario venne trasmesso da BBC Four il 14 ottobre 2007. Il regista Murray Lerner commentò: «Nel corso dei tre concerti di Newport, Dylan divenne più conscio del suo potere. Il suo carisma era sorprendente. Con l'elettricità e la radio fece quello che Yeats, Lorca, T. S. Eliot and Ezra Pound non erano riusciti a fare. Aveva raggiunto il grande pubblico con la poesia».[225]

La Random House pubblicò il libro di disegni e dipinti di Dylan Drawn Blank nel 1994. Il direttore di gallerie d'arte tedesco Ingrid Mössinger propose a Dylan di esibire questi lavori. Il risultato fu che nell'ottobre del 2007 venne inaugurata[226] al pubblico la prima personale di Dylan, The Drawn Blank Series, al Kunstsammlungen di Chemnitz, composta di 170 acquerelli e guazzi.[227][228] L'editore Prestekl Verlag, simultaneamente, pubblicò il catalogo della mostra.[229] Gli stessi disegni saranno in mostra in una galleria d'arte di Londra dal 14 giugno 2008.[230]

Alla fine del 2007 Dylan registrò una nuova versione di A Hard Rain's A-Gonna Fall in esclusiva per l'expo mondiale di Saragozza del 2008, ed è stato scritturato per l'apertura della fiera l'8 giugno dal tema l'"acqua e lo sviluppo sostenibile". Così come ha scelto la band locale Amaral per registrare la versione della canzone in spagnolo, la nuova versione finisce come alcune parole non cantate sul suo «essere orgoglioso di far parte di una missione per fare dell'acqua un bene sicuro e pulito per ogni umano che vivrà in questo mondo».[231][232]

Nel febbraio 2008 Dylan ha pubblicato una personale selezione nella serie Artist's Choice dell'etichetta Starbucks Entertainment. Le sedici canzoni includono artisti conosciuti come Billie Holiday e Flaco Jimenez, vecchie canzoni preferite di Stanley Brothers e Junior Wells, e di artisti meno conosciuti come Pee Wee Crayton e la cantante etiope Gétatchéw Kassa.[233] Dylan ha anche contribuito alle note dell'album, in cui descrive l'importanza storica di ogni artista.

Nel 2008 Dylan vinse il Premio Pulitzer alla carriera per «il profondo impatto sulla musica e la cultura popolare d'America, grazie a composizioni liriche dallo straordinario potere poetico».[234]

Attualmente Dylan sta curando il progetto per mettere in musica alcuni testi "perduti" di Hank Williams, similmente a quello che fecero Dilly Bragg e Wilco con le canzoni di Woody Guthrie nell'album Mermaid Avenue. Dylan sta curando il progetto in collaborazione con Jack White, Willie Nelson, Lucinda Williams, Alan Jackson e Norah Jones.[235][236] Il progetto ha avuto inizio quando Dylan prese i testi dalla ventiquattr'ore di Williams la notte del decesso.

Ad aprile 2009 è stato pubblicato l'album Together Through Life, che ha avuto un buon successo di vendite ed è composto da dieci tracce e prodotto da Dylan stesso sotto lo pseudonimo di Jack Frost, già usato in alcuni album precedenti.[237]

Per il 13 ottobre ha pubblicato un album di canzoni natalizie dal titolo Christmas in the Heart, composto da standard natalizi come Little Drummer Boy e Here Comes Santa Claus. Le royalties raccolte negli Stati Uniti verranno devolute in beneficenza alla Feeding America e serviranno a sfamare presumibilmente 1,4 milioni di famiglie nel periodo natalizio.[238] A questo proposito Dylan ha dichiarato: «È una tragedia che, solo negli Stati Uniti, 25 milioni di persone - 7 dei quali bambini - vadano a letto affamate e si sveglino la mattina dopo senza avere la certezza di quando e come potranno mangiare. [...] Ho deciso di fare questo piccolo gesto, che forse contribuirà - almeno durante le feste - a risolvere i problemi di parte di queste persone».[239]

2010 - 2011  

Dylan ha suonato l'8 febbraio 2010 alla Casa Bianca durante una serata di gala in onore dei diritti civili. La serata è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e da sua moglie. Dylan non aveva mai suonato alla Casa Bianca prima d'allora e ha eseguito un solo brano, The Times They Are A-Changin'.

In occasione dei suoi 70 anni è stato pubblicato un libro divenuto subito oggetto di culto dai fan italiani: Bob Dylan. Play a song for me. Testimonianze con testi di Joan Baez, Stefano Benni, Fabrizio De André, Carlo Feltrinelli, Richard Gere, Allen Ginsberg, Francesco Guccini, Jack Nicholson, Fernanda Pivano, Bruce Springsteen, Patrizia Valduga e una nota di Alessandro Carrera (a cura di Giovanni A. Cerutti, Interlinea edizioni) con diverse presentazioni tra Torino, al Salone del Libro, Vercelli, al Festival internazionale di poesia civile, a Milano alla vigilia dell'unico concerto italiano del 2011.

Concerti recenti e il Never Ending Tour  

Dylan ha suonato in circa cento date all'anno negli anni novanta e duemila, un programma più ricco di quello di altri artisti che iniziarono la carriera negli anni sessanta.[240][241] Il Never Ending Tour continua, ancorato al bassista Tony Garnier e altri musicisti di talento più conosciuto dai musicisti stessi che dal pubblico. Per il dispiacere del pubblico,[242] Dylan rifiuta di fare un'operazione nostalgia. I suoi arrangiamenti rielaborati, la band in continua evoluzione e un approccio sperimentale al canto rendono la musica imprevedibile sera dopo sera, e molti fan se ne sono lamentati. Per sopperire al venir meno della sua estensione vocale, Dylan ricorse ad una tecnica che venne chiamata "upsinging". Un critico ha descritto la tecnica come uno «smantellare melodie per esprimere frasi in un tono monotono e finirle un'ottava più alte».[243]

Per due anni e mezzo, tra il 2003 e il 2006, Dylan suonò esclusivamente la tastiera anziché la chitarra. Varie dicerie sono circolate sul perché di questa scelta, nessuna veramente attendibile. Secondo David Gates, un giornalista di Newsweek che intervistò Dylan nel 2004, «[Dylan] fondamentalmente capì che la sua chitarra non gli dava un suono abbastanza pieno che in fondo gli mancava (sei corde sulla chitarra, dieci dita sulla tastiera). Pensò di scritturare un tastierista così da non doverla suonare lui stesso, ma non riuscì a trovarlo. "La maggior parte del tastieristi", disse, "vogliono essere solisti, e io voglio un suono d'accompagnamento"».[244] La band di Dylan ha due chitarristi al fianco di un musicista polistrumentista che suona steel guitar, mandolino, banjo e violino. Dal 2002 al 2005 la tastiera di Dylan aveva un suono da pianoforte, ma nel 2006 cominciò a suonare come un organo. All'inizio del tour europeo della primavera del 2007, Dylan suonò la prima metà del concerto con una chitarra elettrica e la seconda con la tastiera.[245] All'inizio del 2008 il sito ufficiale di Bob Dylan annunciò una prossima data del Never Ending Tour a Dallas, seguita da un tour in Messico e in Sud America tra febbraio e marzo. Il 15 giugno 2008 ha effettuato un concerto a Trento al Palazzo delle Albere, evento straordinario per la città. Nel 2009 Bob Dylan ha effettuato tre concerti in Italia il 15/04/09 a Milano (Assago) al Mediolanumforum alle ore 21.00, il 17/04/09 alle 21.00 a Roma al Palalottomatica, ed infine il 18/04/09 alle ore 21.00 a Firenze al Nelson Mandela Forum. Nel marzo 2010 il tour ha toccato il Giappone (la cosa non avveniva dal 2001) con numerose date: le città coinvolte sono state Tokyo, Osaka e Nagoya[246] e, sempre nel tour 2010, non mancano le date italiane. Infatti il 15-16-18 giugno si è esibito rispettivamente a Padova, Viareggio e Parma.

Vita personale  

Dylan sposò Sara Lownds il 22 novembre del 1965. Il loro primo figlio, Jesse Byron Dylan, nacque il 6 gennaio 1966. Dylan e Sara ebbero quattro figli: Jesse Byron, Anna Lea, Samuel Isaac Abraham e Jakob Luke (nato il 9 dicembre 1969). Dylan adottò anche la figlia del primo matrimonio di Sara, Maria Lownds (poi Dylan), nata il 21 ottobre 1961 e adesso sposata col musicista Peter Himmelman. Negli anni novanta il suo figlio più giovane, Jakob Dylan, si fece conoscere come cantante della band The Wallflowers. Jesse Dylan è un regista cinematografico e un uomo d'affari di successo. Bob e Sara divorziarono il 29 giugno del 1977.[247]

Nel giugno del 1986 Dylan sposò una sua corista di lunga data, Carolyn "Carol" Dennis.[248] La loro figlia, Desiree Gabrielle Dennis-Dylan nacque il 31 gennaio 1986 e la coppia divorziò nell'ottobre del 1992. Il loro matrimonio e la figlia rimasero segreti fino alla pubblicazione della biografia Down the Highway: The Life of Bob Dylan ad opera di Howard Sounes nel 2001.[249]

Bob Dylan, da sempre affascinato dal poker, scrisse alcune celebri canzoni con riferimento a questo gioco: Lily Rosemary And Jack of Hearts, Huck 's Tune, Rambling Gambling Willie. Nel romanzo autobiografico Chronicles, Dylan narra di come nel periodo del Greenwich Village, dopo ogni esibizione, il miglior modo di passare il tempo fosse giocare lunghissime partite a poker. Nella clip promozionale per l'album Love and Theft si vede chiaramente Dylan giocare una partita con il "mago delle carte" Ricky Jay.

Dylan è vegetariano.[250]

I fan  

La grande e attiva folla di ammiratori di Dylan scrive libri, saggi e fanzine ad un ritmo forsennato. Mantengono una massiccia presenza di Dylan in Internet con notizie aggiornate quotidianamente: un sito raccoglie la scaletta di ogni concerto, un altro l'elenco dei bootleg che sono stati pubblicati e un altro in cui i visitatori possono scommettere sulla scaletta dei successivi concerti,[251] oltre a migliaia di altri siti, più o meno amatoriali. All'interno, momenti della fine dei concerti, scaletta dei concerti e recensioni sono postati dai fan più accaniti.[252]

The Dylan Pool, creato nel 2001, è stato fatto da CNN, CBC, BBC e la Associated Press, che scrisse: «The Dylan Pool riflette sia l'ossessivo interesse per la carriera di Dylan che continua da quarantacinque anni che il modo in cui questo guerriero della strada ha strutturato la sua carriera».[251] Questo permette un'interazione tra i fan mentre aggiungono un livello di competizione attraverso l'unico gioco online su Bob Dylan. Nell'estate del 2007 il sito venne chiuso ma alcuni fan avevano anticipato questa eventualità e lanciarono un nuovo sito: theneverendingpool.com.

L'ex poeta laureato d'Inghilterra Andrew Motion è un supporter del lavoro di Dylan,[189] , così come Lou Reed, Bono[253], Neil Young[254], Bruce Springsteen,[255] Tom Petty, The Go-Betweens, David Bowie[256], Bryan Ferry[257], Mike Watt,[258] Roger Waters, Ian Hunter, Paul Simon, David Gilmour, Nick Cave[259], Keith Richards, Patti Smith, Iggy Pop, Jack White, Noel Gallagher, Ronnie Wood, Trip Lucid, Glen Hansard, Robyn Hitchcock and Tom Waits.[260] ISIS Magazine venne fondato nel 1985 ed è la più vecchia fanzine ancora in pubblicazione. Pubblicato fin dall'inizio da Derek Barker, il magazine bimestrale ha abbonati in trentadue paesi.

Chronicles - Volume 1  

Nell'ottobre del 2004 è stata pubblicata l'autobiografia di Dylan Chronicles - Volume 1, primo volume di una programmata trilogia[261] in cui il cantante si sofferma sull'anno intercorso tra il suo l'arrivo a New York e la pubblicazione del primo album, focalizzando l'attenzione nel periodo antecedente il successo ed ignorando gli eventi accaduti negli anni successivi. I dettagli sull'incidente motociclistico del quale fu vittima sono limitati a poche frasi. Diversi capitoli sono peraltro dedicati in maniera dettagliata a due album - New Morning (1970) e Oh Mercy (1989) - con considerazioni sulla collaborazione con il poeta Archibald MacLeish ed il cantante-produttore Daniel Lanois. Nel capitolo relativo a New Morning, Dylan esprime il proprio disappunto riguardo per l'etichetta di «portavoce di una generazione» che gli era stata più volte attribuita da frange di ammiratori.

Un altro capitolo è dedicato alla spiegazione di uno stile chitarristico espresso in dettagli matematici che lui definisce come la chiave della sua rinascita degli anni novanta.[262] Nonostante l'opacità di alcuni passaggi, vi è nel testo una sostanziale e complessiva chiarezza descrittiva, a differenza di quanto accaduto in altri suoi scritti in prosa,[261] ed una considerevole generosità - altre volte mancata - rispetto agli amici e alle persone amate nei primi anni della sua carriera.[263] Alla fine del libro Dylan descrive con grande passione il momento in cui sentì la canzone Jenny dei pirati di Brecht e Weill, e il momento in cui sentì per la prima volta Robert Johnson. In questi passaggi Dylan indica il processo che lo portò ad iniziare a scrivere canzoni sue.

Chronicles: Volume 1 ha raggiunto la seconda posizione nella classifica dei libri - esclusa la sezione narrativa - del New York Times nel dicembre del 2004, con nomina per il National Book Award. Nello stesso tempo, Amazon.com e Barnes & Noble hanno segnalato il libro alla prima posizione nelle loro rispettive classifiche.[264]

Nell'aprile del 2008 è stato confermato dalla casa editrice Simon & Schuster che Dylan sta lavorando al secondo volume della trilogia, la cui pubblicazione doveva avvenire alla fine del 2008.[265]

Riconoscimenti  

Commendatore des Arts et des Lettres - nastrino per uniforme ordinaria

Commendatore des Arts et des Lettres

 

— gennaio 1990, su proposta del Ministro della Cultura francese Jack Lang

Grammy Awards  

Academy Awards  

Golden Globe Awards  

Voci correlate  

 

 

 

Blowin' in the Wind

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Blowin' in the Wind

Artista

Bob Dylan

Autore/i

Bob Dylan

Genere

Folk

Stile

 

Edito da

Columbia Records

Tempo (bpm)

 

Riferimento (Real Book)

 

Esecuzioni notevoli

 

Pubblicazione

Incisione

The Freewheelin' Bob Dylan

Data

1963

Data seconda pubblicazione

 

Etichetta

 

Durata

2 min: 46 sec

Note

 

Campione audio

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The Freewheelin' Bob Dylan – tracce

Precedente

Successiva

-

Girl from the North Country

Blowin' in the Wind è una famosa canzone di contenuto pacifista scritta da Bob Dylan nel 1962 e pubblicata la prima volta l'anno successivo nell'album The Freewheelin' Bob Dylan.

Questo brano è da molti considerato il manifesto della generazione dei giovani statunitensi disillusi dalla politica portata avanti negli anni cinquanta e sessanta dal loro paese e sfociata dapprima nella guerra fredda e poi nella guerra del Vietnam.

Indice

Il brano  

 

 

Bob Dylan e Joan Baez hanno spesso eseguito in duo ed in concerto Blowin' in the Wind

Quando scrisse questo motivo, Dylan non era ancora quel paladino della controcultura che dopo pochi anni avrebbe rimesso in discussione – con la propria attività artistica di poeta e musicista – antichi pregiudizi e paure nuove; ma già allora – giovane cantastorie proveniente da un piccolo sobborgo minerario del Minnesota – era in grado di mostrarsi cosciente e padrone – in termini di comprensione del senso delle cose – dei nuovi pericoli derivanti dall'era atomica (i temi del fall out erano peraltro già stati illustrati con amara e sofferta poeticità dai cantori della beat generation, in primis Jack Kerouac ed Allen Ginsberg).

Tre semplici strofe sono in questo caso sufficienti al compositore-poeta per interrogarsi su tematiche sociali ed esistenziali. In particolare, al centro della sua visionaria poeticità sono il senso della condizione umana e l'incapacità dell'uomo di ripudiare in maniera definitiva e totale ogni tipo di guerra.

Nel ritornello – rivolto metaforicamente ad un ipotetico amico, nel quale si potrebbe identificare l'intera umanità – viene data una risposta che lascia uno spiraglio all'ottimismo: una risposta che c'è, e a portarla basterà un soffio di vento.

Cover  

Nel corso degli anni questa canzone ha avuto numerose rielaborazioni (cover), tanto in versione acustica quanto a ritmo rock, da parte di diversi gruppi e cantanti di ogni parte del mondo. Fatta propria dagli esponenti del movimento beatnik (i cosiddetti figli dei fiori) veniva spesso suonato – e tuttora lo viene – sulle scalinate e lungo i borghi artistici delle principali metropoli del mondo. Si ricordano qui le versioni, storiche al pari di quelle incise in studio e dal vivo dallo stesso autore, del trio Peter, Paul & Mary e di Joan Baez nonché una versione in italiano tradotta da Mogol e cantata dai Kings da Luigi Tenco e incisa anche da Milly nel suo album doppio "D'amore e di libertà". Nel 2000 anche Mina ha inciso una sua versione del brano, inserita nella compilation Mina per Wind, disco fuori commercio in quanto promozionale.

Il 21 giugno 2009, presso lo Stadio San Siro di Milano, si è tenuto il concerto delle Amiche per l'Abruzzo, evento benefico in favore dei terremotati dell'Abruzzo. Tra i tanti brani è stato eseguito anche Blowin' in the Wind in una versione a quattro eseguita da Irene Grandi, Noemi, Dolcenera e Syria.

Da il nome all'album Blow in the Wind dei Me First and the Gimme Gimmes, i quali l'hanno reinterpretata in chiave punk rock.

 

Curiosità  

 

Like a Rolling Stone

 

Like a Rolling Stone

 

 

Artista

Bob Dylan

Featuring

 

Tipo album

Singolo

Pubblicazione

20 luglio 1965

Durata

6 min : 09 s

Album di provenienza

Highway 61 Revisited

Dischi

1

Tracce

2

Genere

Rock and roll
Folk rock
Blues rock

Esecutore

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Etichetta

Columbia

Edizioni

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Produttore

Tom Wilson

Arrangiamenti

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Regista

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Registrazione

10 giugno 1965

Formati

7"

Note

#2 Bandiera degli Stati Uniti

Premi

Dischi d'argento

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Dischi d'oro

 

Dischi di platino

 

Dischi di diamante

 

 

 

 

Bob Dylan – cronologia

 

Singolo precedente

Singolo successivo

 

Maggie's Farm (1965)

Positively 4th Street (1965)

 

{{{seconda discografia}}} – cronologia

 

Singolo precedente

Singolo successivo

 

 

 

 

{{{terza discografia}}} – cronologia

 

Singolo precedente

Singolo successivo

 

 

 

 

Like a Rolling Stone è una canzone di Bob Dylan (Robert Allen Zimmerman) del 1965 dall'album Highway 61 Revisited.

Indice

Origine e storia  

Fu registrata il 15 e 16 giugno dello stesso anno negli studi di Tom Wilson e fu pubblicata su un 45 giri il 20 luglio con la collaborazione della sua band, formata da Mike Bloomfield (chitarra), Al Kooper (organo), Paul Griffin (piano), Russ Savakus (basso) e Bobby Gregg. Sebbene il brano fosse molto lungo fu il più grande successo di Bob Dylan, visto che rimase per ben tre mesi nelle classifiche americane, battuto in seguito solo da Help! dei Beatles.

Il brano, ben presto divenuto una pietra miliare nella musica, rappresenta per Dylan il punto di svolta della sua vita oltre che della sua carriera: il musicista americano coniuga infatti in quest'opera sonorità folk e rock, suscitando reazioni distinte fra il pubblico. Il connubio fra questi due generi musicali è la strada che Dylan sceglie per esprimersi in una nuova forma, abbandonando quella maschera di profeta costruitagli dal pubblico e nella quale non riesce più a riconoscersi; Dylan si sente prigioniero di qualcosa che non è, ricerca una via alternativa ed il risultato è un componimento di quasi venti pagine, da cui poi elaborerà quei sei minuti di "Like a Rolling Stone" che lasceranno un indelebile segno nella storia della musica.

Significato  

Like a Rolling Stone è un intenso e continuo susseguirsi di sensazioni ed invettive, una provocazione verso quella "miss solitudine" protagonista della canzone e caduta in disgrazia dopo aver vissuto nel benessere e nella ricchezza, una "miss solitudine" di cui la pietra che rotola è un chiaro emblema, un' immagine tra l'altro già utilizzata in passato sulla scena del blues e del folk; di più, è la liberazione del poeta Dylan, che abbandona il suo stato di idolo della folla e compie il tradimento, lasciando da parte quell'immagine di profeta in cui si era ritrovato rinchiuso senza volerlo, per sentirsi invece libero di seguire la propria strada, per poter essere del tutto sincero con se stesso. Ciò che in definitiva emerge dall'opera sono le capacità di comunicazione di Dylan, che rende il pubblico capace di immedesimarsi totalmente nel cantante americano e di sentire la passione, la rabbia con la quale egli stesso ha scritto il testo.

Cover  

Molti artisti conosciuti, tra cui i Green Day, Bob Marley, i Bon Jovi, i Rolling Stones e Jimi Hendrix, hanno fatto una cover di "Like a Rolling Stone".

Riconoscimenti  

Nel 2004, la rivista statunitense Rolling Stone la dichiarò come la più bella canzone di tutti i tempi. Come spesso accade per i pezzi storici, Like a Rolling Stone fu coverizzata da moltissimi cantanti.

Tracce  

Curiosità