Strega

Una strega polacca

 

 

Streghe attorno al calderone

 

« Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle. »

 

(Voltaire)

La strega è una donna ritenuta dedita all'esercizio della stregoneria, ovvero, secondo vasta credenza popolare tradizionale a molte culture, una donna che si ritiene sia dotata di poteri occulti; il suo omologo maschile è lo stregone.

La figura della strega ha però radici che precedono il Cristianesimo ed è presente in quasi tutte le culture come figura a metà strada tra lo sciamano e chi, dotato di poteri occulti, possa utilizzarli per nuocere alla comunità, soprattutto agricola.

È stata avanzata l'ipotesi che la stregoneria sia l'interpretazione fantastica dell'intossicazione da Ergot[1].

Solitamente le streghe si distinguono in due categorie, streghe nere e streghe bianche. Secondo la tradizione, le prime hanno più probabilità ad avere contatti con il male, mentre alle seconde, vengono attribuiti dei poteri di guarigione.

Il termine deriverebbe dal greco "stryx, strygòs" e sta per "strige, barbagianni, uccello notturno", ma col passare del tempo assunse il più ampio significato di "esperta di magia e incantesimi". Nel latino medioevale il termine utilizzato era lamia, mentre nell'Italia dei giorni nostri il sostantivo varia molto a seconda della zona. Possiamo perciò trovare:

Indice

·                     1 Iconografia

·                     2 La strega come seguace di religione

o                2.1 Nella letteratura

o                2.2 In televisione

o                2.3 Nel cinema

o                2.4 Nei fumetti e nell'animazione

·                     3 Note

·                     4 Bibliografia

·                     5 Voci correlate

·                     6 Collegamenti esterni

Iconografia

Sin dall’antichità, le streghe sono delle donne che rinunciavano a Dio, sono non di rado rappresentate accanto ad un filatoio o nell'atto di intrecciare nodi, a richiamare l'idea di vendetta, tessendo, cioè, il destino degli uomini e ponendoli di fronte a mille ostacoli. Inoltre, ogni strega della tradizione è accompagnata da qualche strano animale con caratteri diabolici che fungerebbe da consigliere della propria padrona, quali gatto, corvo, civetta, topo o rana. E ancora, le loro stregonerie avvengono in giorni stabiliti in base al ciclo naturale.

Inoltre, un'altra immagine tradizionale e popolare della strega la rappresenta in volo a cavallo di una scopa. Questa iconografia dichiara esplicitamente la sua parentela con la Befana, e l'appartenenza di entrambe le figure all'immaginario popolare dei mediatori tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

La strega come seguace di religione

Al giorno d'oggi, in ambito religioso si intende per "strega" il seguace della Stregoneria Tradizionale (quella Italiana chiamata Stregheria) o della Stregoneria moderna (chiamata Wicca), appartenente all'ambito del Neopaganesimo. Nell'Esodo, il passo 22,17 veniva tradotto nel seguente modo: «Non lascerai vivere chi pratica la magia»,

Nella letteratura

Nella storia della letteratura la figura della strega e quella della maga sono spesso intrecciate partendo da Medea, che è al tempo stesso una sacerdotessa di Ecate, ed una guaritrice o avvelenatrice, passando per Circe fino ad arrivare alle figure di Alcina nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, senza dimenticare le streghe e maghe della saga fantasy del Ciclo di Avalon, scritta da Marion Zimmer Bradley. In comune hanno la capacità di essere incantatrici e tessitrici di illusioni.

Sono molto spesso presenti come antagoniste nelle fiabe popolari.

Terry Pratchett nella serie di racconti con Tiffany Aching (vedi L'intrepida Tiffany e i Piccoli Uomini Liberi) come protagonista, descrive le streghe come persone che aiutano chi ne ha bisogno (soprattutto anziani), e oltretutto aiutano a stabilire giustizia dove vivono. Il loro lato magico non è quindi composto da sfere di cristallo o altri oggetti magici, ma dalla bontà.

In Aradia, o il Vangelo delle Streghe, scritto da Charles Godfrey Leland nel 1899, l'autore descrive in forma romanzata antichi riti della tradizione stregonesca italiana, la stregheria. Nel testo si narra di Aradia, figlia della dea Diana, che scende sulla terra per insegnare l'arte della magia alle donne.

Nella serie letteraria di Harry Potter le streghe sono semplicemente donne dotate di poteri magici; di conseguenza non avrebbero malvagità innata. Anche nella serie televisiva Streghe le streghe sono benefiche.

La scrittrice Anne Rice ha creato un ciclo di romanzi con protagoniste delle streghe, intrecciato alle sue Cronache dei vampiri: La saga delle streghe Mayfair.

Il romanzo storico di Sebastiano Vassalli La chimera racconta le vicissitudini di una bella ragazza processata per stregoneria. Un tema simile viene affrontato anche nei romanzi di Celia Rees Il viaggio della strega bambina e Se fossi una strega.

In televisione

Popolarissima è la serie TV Streghe (in originale Charmed), andata in onda dal 1998 al 2006. Anche in Buffy l'ammazzavampiri vi si trovano due streghe, ovvero Willow Rosenberg e Tara Maclay.

Nel cinema

Tra i film in cui le streghe hanno un ruolo rilevante, in ordine cronologico:

Nei fumetti e nell'animazione

Note

  1. ^ Dal Tramonto All'Alba: Il nuovo Portale Del Mistero Italiano - paranormale, misteri, criptozoologia, luoghi misteriosi

Bibliografia

Voci correlate

Caccia alle streghe

 

Verbale del processo ad una presunta strega poi arsa sul rogo

Con il termine caccia alle streghe si indica la ricerca e la persecuzione di donne sospettate di compiere sortilegi, malefici, fatture, legamenti, o di intrattenere rapporti con forze oscure ed infernali dalle quali ricevere i poteri per danneggiare l'uomo, specialmente nella virilità, o nello sciogliere o legare amori[1] (connotati, questi, che nell'immaginario popolare hanno da sempre delineato la figura della strega).

Il fenomeno della caccia alle streghe nacque all'incirca alla fine del XV secolo e perdurò fino all'inizio del XVIII secolo all'interno dell'occidente cristiano. Benché le prime tesi sulla stregoneria vengano fatte risalire alla letteratura cattolica del 1400 circa, fu in particolare nelle regioni protestanti in cui ebbe maggior rilevanza e recrudescenza il fenomeno, soprattutto durante l'Umanesimo e il Rinascimento. In quell'epoca, le streghe, ritenute sospette e pericolose dalle autorità civili e religiose, furono oggetto di persecuzioni che sovente terminavano con la morte.

Nella terminologia moderna, per estensione, con "caccia alle streghe" si indica l'atto di ricercare e perseguire determinate categorie di persone quando questa ricerca viene condotta usando misure estreme e con scarsa considerazione della reale colpevolezza o innocenza, nella convinzione che punire un colpevole in più ben valga l'ingiusta punizione di molti innocenti.

Indice

·                     1 Le streghe dal XV al XVII secolo

o                1.1 Le streghe nell'immaginario popolare

o                1.2 La persecuzione delle streghe

o                1.3 La stregoneria come reato

o                1.4 L'entità della persecuzione

§           1.4.1 Italia

o                1.5 Lo studio delle cause

·                     2 Uso metaforico del termine: il Maccartismo

·                     3 Note

·                     4 Bibliografia

·                     5 Voci correlate

·                     6 Altri progetti

·                     7 Collegamenti esterni

Le streghe dal XV al XVII secolo

Le streghe nell'immaginario popolare

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Per approfondire, vedi la voce Stregoneria.

Svolazzante a cavallo sul suo manico di scopa, così viene rappresentata la strega nell'iconografia popolare ed artistica, immagine che però ricopre una realtà storica complessa, fatta di sapere sciamanico e di persecuzioni, antichissime credenze legate ai culti pagani della fertilità risalendo al mondo antico

La Chiesa Cattolica mentre da una parte ha sempre combattuto le credenze magiche, dall'altra parte è stata la più forte sostenitrice della realtà oggettiva di streghe, maghi e stregoni, giustificando la credenza nel sabba diabolico. E se, da un lato ha prodotto, nei secoli, diversi documenti (citiamo il Canon episcopi, risalente addirittura al IX secolo e destinato ai vescovi) contro la superstizione, dall'altro ci sono 13 bolle in cui viene accettata la realtà della stregoneria, tutt'oggi non "abiurata". "Fra tutte le eresie, la più grande è quella di non credere nelle streghe e con esse, nel patto diabolico e nel sabba" (dal Malleus Maleficarum).

Questo manuale fu scritto da due Domenicani tedeschi, Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer per stabilire i criteri utili a riconoscere e punire le streghe fu pubblicato nel XV secolo ma non fu mai adottato ufficialmente dalla Chiesa Cattolica. Esso fu riprodotto in ben trentaquattro edizioni e oltre trentacinquemila copie impresse con una tiratura stimata di 30.000 copie

Ma molti sono i manuali a corollario del Malleus sui metodi di tortura e di applicazione della pena e del modo sul quale riconoscere una strega. Nel 1580, Jean Bodin, intellettuale protestante, ritenuto ispiratore del moderno concetto di stato e il teorico della tolleranza religiosa, scrisse La Démonomanie des Sorciers, un manuale giudiziario sul metodo per la tortura e la repressione delle streghe.

La persecuzione delle streghe

Esecuzione di massa di presunte streghe da parte di un gruppo di taglialegna (incisione del 1508)

Le "cacce alle streghe" si concentrarono soprattutto tra la fine del 1400 e la prima metà del 1600 e conobbero due ondate: una dal 1480 al 1520 e l'altra dal 1560 al 1650.

Le presunte streghe (e a volte anche i loro figli, soprattutto se femmine), appartenevano per lo più alle classi sociali inferiori ed erano di solito vedove, prostitute, levatrici ed herbarie. Soltanto una piccola minoranza di loro poteva essere realmente annoverata tra i veri e propri criminali (fu il caso della cosiddetta "Voisin", per esempio, prestatrice di servizi satanici per le messe nere della Marchesa di Montespan, pure lei criminale, favorita di Luigi XIV di Francia, al fine di assicurasi a lungo i favori del re), colpevoli di omicidi, o di altri gravi reati. La stragrande maggioranza era invece composta da persone innocenti, di ogni età e condizione, spesso "levatrici" e guaritrici o prostitute, in un tempo in cui decotti ed infusi a base di piante usati dall'empirico sapere tradizionale delle guaritrici risultavano non meno efficaci e sicure di medicine e medici: e, d'altra parte, la popolazione, essenzialmente rurale, non aveva altre possibilità per curarsi del ricorrere ai loro rimedi, meno costosi di quelli dei medici.Veniva considerata "strega" anche chi possedeva gatti neri, aveva i capelli rossi o un neo nell'iride dell'occhio (il cosiddetto "segno del diavolo").

Molte "streghe" vennero torturate e bruciate vive, con le motivazioni ufficiali più varie, ma spesso in base a delazioni anonime mosse anche da futili ragioni e in molti casi, perché sotto tortura, in cambio della riduzione dei tormenti, facesse il nome di persone possibilmente benestanti, ree di complicità, in modo da poter istruire il processo successivo, considerato fortemente remunerativo, dato che il condannato subiva anche la confisca dei beni.

L'ultima strega condannata a morte in Europa fu Anna Göldi, uccisa nel 1782, a Glarona in Svizzera. La sua figura è stata riabilitata dal parlamento Cantonale nel 2008.[2]

La stregoneria come reato

Targa commemorativa dell'ultima esecuzione per stregoneria in Inghilterra.

Quanto alla condanna a morte attraverso il rogo, va ricordato che tale competenza non era propria della Chiesa, bensì dell'autorità civile che, basandosi su una sentenza dell'autorità ecclesiastica, competente in materia, ne emetteva una propria di condanna e provvedeva all'esecuzione. Infatti i giudizi inquisitoriali per stregoneria erano relativi ai contenuti eretici contestati ai "colpevoli" e non avevano titolo a decretare la morte dell'imputato, ma poiché l'eresia era considerata un reato civile, chi risultava colpevole per il Tribunale ecclesiastico e veniva consegnato al "braccio secolare", anche se avesse abiurato (anzi, paradossalmente, proprio perché attraverso l'abiura riconosceva la sua "mancanza"), vedeva tradursi la sentenza ecclesiastica in condanna penale.

Di fatto però, le condanne a morte erano avallate dalla credenza religiosa popolare che si rifaceva al versetto del Vangelo di Giovanni (15,6) nel quale si dice che: "chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi viene raccolto per essere gettato via e bruciato". È su questo passo che si giustifica il rogo, con l'appoggio della Bibbia dove si cita "non lascerai vivere mago".[3][4] Sebbene alla Chiesa Cattolica dobbiamo un numero esiguo di condanne per propria mano, certamente alcuni uomini di chiesa ne sono stati i mandanti cercando di giuistificarle attraverso Bolle ed altri scritti, o giustificazioni di teologi, "costringendo" così il potere temporale ad intervenire. Altre volte era stata la furia popolare a organizzare cacce alle streghe o a improvvisare roghi, motivo per cui, talvolta, la Chiesa Cattolica, per porre rimedio a forme eccessive di giustizia sommaria, si trovò ad organizzare processi, istituire ispettori (inquisitori), "inventando" nuovi profili giuridici quali l'avvocato difensore e la giuria.[4]

Ciò perché l'ortodossia della fede era intesa come corpo portante dell'unità sociale e quindi la sua presenza non violava solamente la unità della fede, bensì anche l'unità sociale. In realtà, la paura delle streghe, indotta nella popolazione ad arte da parte degli oligarchi del potere temporale o della teocrazia protestante, era usata come controllo poliziesco delle rivolte contadine e delle richieste di maggiore libertà del popolo. Tipico è il caso della caccia alle streghe nel Tirolo che rispecchia appieno l'instillazione della paura in eventi soprannaturali per poter controllare le rivolte contadine.[3] Molte volte le stesse autorità secolari temevano, se non avessero comminato la pena di morte, di diventare corree alle streghe.

Di fronte ad una realtà sociale piena di malattie, di povertà e di fame, la teologia non riesce più a dare risposte certe al perché certi avvenimenti succedano, quindi risulta facile dare la colpa alle streghe (le quali agiscono con il permesso di Dio) per qualsiasi danno sociale: morte di bambini, carestie e altro ancora. Quando più tardi, a causa della Riforma protestante, l'unità della fede non potrà più essere considerata l'elemento di unità della società, si dovranno assumere altri principi, ad esempio la nazionalità o l'appartenenza ad uno Stato e più tardi ad una classe sociale; a causa di questa frammentazione, la logica del conflitto diventerà quindi ancora più diffusa a tutti i livelli.

L'entità della persecuzione

Targa commemorativa della caccia alle streghe di Valle Camonica sulla torre Federici di Sonico

Molti studiosi hanno affrontato l'argomento e hanno discusso, nel tentativo di determinare delle stime accettabili e condivise sul numero delle vittime della caccia alle "streghe" durante i due secoli in cui sia i tribunali dell'Inquisizione che quelli della Riforma le condussero al rogo.

Il raggiungimento di una certezza sul tema è ostacolato da molti elementi: ad esempio, si è persa traccia di documenti e notizie certe in ordine a gran parte dei processi. Il motivo principale fu che per paura che gli immensi archivi inquisitoriali cadessero nelle mani dei protestanti o degli avversari della Chiesa, molti archivi vennero dati alle fiamme, come Milano, Mantova, Benevento e quelli della Sicilia con migliaia e migliaia di processi.[4] O come quelli rubati dai francesi a Roma. Pertanto le cifre che si ipotizzano in ordine alle vittime della persecuzione vanno considerate come ordini di grandezza e spesso sono oggettivamente influenzate dalle opinioni e dalle collocazioni culturali degli Autori che le hanno determinate.

Si stime attuali parlano di circa 110.000 processi, svoltisi principalmente in Germania (50.000), Polonia (15.000), Francia (10.000), Svizzera (9.000), isole britanniche (5.000), paesi scandinavi (5.000), Spagna (5.000), Italia (5.000) e Russia (4.000). Brian Levack ha valutato le esecuzioni capitali al 55% dei processi, giungendo pertanto ad un totale di giustiziati pari a circa 60.000 persone in tre secoli.[5]

In questi processi l'80% degli accusati era di sesso femminile, mentre in Estonia (60%), Russia (68%) e Islanda (90%) vi fu una predominanza maschile.[5]

Esistono poi molti studi che pervengono a conclusioni di poco superiori. La situazione muta, ma non di molto, se si passa ad esaminare cifre parziali riferite a particolari aree geografiche che sono state oggetto di studi più particolareggiati ed approfonditi, sulla base del ritrovamento di documenti processuali, non essendo stato possibile recuperare la documentazione per ogni processo celebrato.

A risultati notevolmente distanti si collocano pochi autori[6] che parlano di 12.000.000 processi e 9.000.000 esecuzioni. Ma tali cifre appaiono del tutto inverosimili, se confrontate con l'intera popolazione europea del tempo.

Italia

La maggior parte dei roghi in Italia si ebbe nella prima parte del '500 soprattutto nell'Italia Settentrionale ed in Toscana, con un solo caso a Benevento. Le persecuzioni maggiori si sono svolte:[5]

Va notato che, paradossalmente, se è in Italia che nasce la base religiosa e filosofica, nonché teologica sulla caccia alle streghe, attraverso bolle e manuali, non è in questo paese (eccetto nel nord in Piemonte, ovvero vicino alla linea di contatto fra protestantesimo e cattolicesimo) che si scateneranno più violentemente queste persecuzioni, né quello in cui mieteranno più vittime. Esse saranno ben più numerose sia in Francia che in paesi anglosassoni quali la Gran Bretagna e in Germania.

Ma questo fatto, però, è puramente statistico, in quanto nei paesi sopra citati esistono ancora archivi intatti della caccia alle streghe, mentre in Italia sono stati distrutti nel corso dei secoli. L'antropologo Massimo Centini e Laura Rangoni nell'intervista alla trasmissione "L'ora delle streghe: L'Olocausto dimenticato" spiegano testualmente: "Il numero delle streghe arse in Italia non è verificabile in quanto molte volte venivano distrutti i verbali insieme alle streghe perché non rimanesse traccia di quella infamia. Non solo: i parenti delle streghe comperavano i verbali per cancellare ogni prova di cattivo nome della famiglia e non dobbiamo dimenticare che sono stati distrutti archivi interi"

Gli atti dei processi per stregoneria in Val Camonica, già custoditi negli archivi delle parrocchie, sarebbero finiti, a fine Ottocento, nella raccolta privata di don Luigi Brescianelli di Capo di Ponte, ma un ordine tassativo del vescovo di Brescia Giacinto Gaggia ne avrebbe imposto la distruzione al fine di non fomentare una campagna anticlericale.[7]

Lo studio delle cause

A differenza di quanto si creda comunemente, durante il medioevo le persecuzioni sono rivolte soprattutto contro gli eretici (Catari, Valdesi, o Albigesi). Comunque "fedi altre" accusate di concubinaggio con il diavolo. È solo a partire dall'età moderna (dopo la scoperta delle Americhe, nel momento in cui nasce l'Umanesimo e in cui la stampa appare) che incomincia la caccia alle streghe, persecuzione che alcuni non esitano a definire sessista (probabilmente l'unica del genere nella storia) e altri hanno voluto chiamare genocidio od olocausto.

Sembra che la paura suscitata da questa globalizzazione epocale non possa però essere l'unica ragione per avere demonizzato un sesso ed averlo utilizzato come capro espiatorio. Ciò non appare sufficiente a spiegare il sistematico accanimento in una simile persecuzione, probabilmente vi contribuiva anche un aspetto economico, dato che la condanna comportava anche la confisca dei beni della vittima che venivano divisi a metà fra la Chiesa e il potere temporale. Trattandosi comunque per la maggior parte di emarginati, non è questo forse l'aspetto che più ha mosso l'intervento delle autorità. Più importante risulta essere la specificità del periodo storico. Sul piano politico, infatti, si assiste a livello europeo a una concentrazione sempre più progressiva dei poteri, che culmineranno con regimi come l'assolutismo in Francia.

Ora, a una centralizzazione dei poteri consegue un "livellamento" di quelle che sono le pratiche specifiche di una comunità. Il ricorso alla superstizione, il fatto di rivolgersi magicamente a qualcosa che non è riconosciuto dall'autorità suprema che sta operando questa centralizzazione a dispetto di un ormai morente regime feudale basato sulle signorie, non può che portare i monarchi a reprimere con crescente violenza queste pratiche. Questa caccia è stata profondamente codificata in trattati di demonologia che hanno avuto un tale successo nel mondo giuridico da essere ampiamente diffusi in tutta Europa in versioni tascabili per ogni giudice. Si era arrivati al limite del maniacale nei dettagli riportati in questi trattati, al punto di arrivare a distinguere dei marchi specifici presenti sul corpo delle presunte streghe. Si deve la loro depenalizzazione anche all'intervento di medici, come Michel Vié, che con un approccio molto più scientifico condannavano queste forti deviazioni presenti nei metodi di accusa.

Se però si considera il fatto che, alla stessa epoca, due corporazioni lavorative stanno per avere un ruolo economico importante, quella dei medici e quella dei chierici, si capisce che le donne, che fino alla fine del medioevo godevano di una libertà (in particolar modo relativamente all'esercizio di una professione) più grande di quanto si sia voluto notare, vengano minacciate di eventuali persecuzioni, convincendole così a ritirarsi tra le mura domestiche e a rinunciare ad ogni tipo di attività all'infuori della cura della casa.

Come detto, per collocare il fenomeno nel suo contesto storico, coincidente con il periodo delle Guerre di religione, occorre ricordare come, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Settecento, l'Europa fu scossa nella sua unità religiosa, al punto da collassare praticamente in una terribile caccia al colpevole, che non poteva altri che essere, di volta in volta, il cattolico, il luterano, il calvinista e così via. A seguito della Riforma, inoltre, il fenomeno di parcellizzazione religiosa si moltiplicò, perché, contrariamente ai desideri dello stesso Lutero, numerose altre sette si diramarono dal suo tronco, andando a formare le miriadi di sette non conformiste.

Il fenomeno coinvolse tutti: dai contadini alle istituzioni, dai governanti alle persone del popolo. Non è dunque improbabile trovare proprio qui l'origine del fenomeno strega. Soprattutto nelle società agricole (e l'Europa all'epoca lo era in massima parte) le donne svolgevano infatti un particolare ruolo, che potremmo definire "conservativo". Allo stesso tempo, come testimonia anche l'esperienza contemporanea, la devozione femminile assume spesso alcune forme di completo abbandono e coinvolgimento.

Già nel medioevo, ad esempio, fonti testimoniano come proprio le donne siano state le più attaccate alle antiche forme di culto pagane nelle campagne [8], e, allo stesso tempo, come fin dal primo cristianesimo, femminili furono le prime forme di vita cristiana associata che vennero alla ribalta.

Ora, in un mondo in cui, invece, il diavolo è in agguato in ogni momento, perché non c'è più un'unità spirituale, ed, anzi, sempre più persone cercano la propria via religiosa, era facile far nascere il sospetto su un gruppo di donne che si riuniscono per compiere riti che non si riconoscono. Senza contare che queste stesse donne potrebbero essere state contattate da gruppi religiosi diversi.

A ciò inoltre va aggiunto che questo è il periodo in cui la società per la prima volta, a partire dal Medioevo, comincia a riorganizzarsi, ed occuparsi (come avviene compiutamente nella nostra) di ogni abitante e della sua salvezza spirituale. Se gli uomini venivano arruolati nelle guerre, le donne restavano nelle campagne o svolgevano i loro riti nelle città. Quelle che sfuggivano al controllo potevano essere quelle che furono "battezzate" come streghe.

È stata avanzata l'ipotesi che la stregoneria sia l'interpretazione fantastica dell'intossicazione da Ergot.[9]

Uso metaforico del termine: il Maccartismo

Il termine viene usato in senso metaforico per indicare la ricerca di un nemico percepito, con le implicazioni di isteria, pregiudizio e ingiustizia che si accompagnano alla moderna caccia alle streghe.

Con questa espressione sono note, in particolare, le attività anticomuniste del senatore statunitense Joseph McCarthy e in generale l'intenso anticomunismo negli Stati Uniti dei primi anni cinquanta (vedi anche paura rossa). Il termine ha origine con l'opera teatrale Il Crogiuolo di Arthur Miller, il quale in apparenza narrava del processo alle streghe di Salem, ma intendeva criticare le audizioni di McCarthy, così come l'atmosfera generale di paranoia e persecuzione che le accompagnava. Anche se in effetti alcuni degli inquisiti erano in realtà degli infiltrati comunisti, la pratica del Maccartismo fece anche molte vittime innocenti. Quindi la "caccia alle streghe" di quegli anni fu compromessa da accuse selvagge e dal mancato rispetto delle libertà civili.[10]

Un caso italiano di "caccia alle streghe" di stile maccartista, basata su motivazioni inesistenti, fu lo scandalo detto dei Balletti verdi, che colpì oltre duecento persone omosessuali dal 1960 al gennaio 1964.[11]

Una curiosità: il personaggio di Mister Magoo, l'anziano quasi cieco dei cartoon americani anni sessanta, è la parodia dei comportamenti "maccartisti" dell'America di quegli anni, accecata dalla paura del comunismo.[12]

Storie popolari

 Il carrettiere

C'era una volta un uomo che per mestiere trasportava gente e cose col suo carro.
Un mattino presto, andato nella stalla per attaccare il cavallo al carro, trova l'animale con la criniera tutta intrecciata.
Perplesso, si sofferma a sciogliere i crini, poi attacca il cavallo e va al lavoro.

Il mattino dopo, stessa faccenda: la criniera del cavallo era da capo tutta intrecciata.

A quel punto, non sapendo che pesci pigliare, il carrettiere si reca a chiedere consiglio ad un uomo del paese che di queste cose se ne intendeva.

Ascoltato il racconto l'uomo gli disse che era sicuramente opera di una strega, perche' solo una strega poteva fare una cosa del genere e in una notte sola.

E per scoprirla, doveva fare cosi': nascondersi al tramonto nella stalla e stare ad aspettare. Se vedeva arrivare un gatto, doveva saltar fuori e afferrarlo per la coda. Ma che stesse attento! Una volta presa la coda del gatto, questa sarebbe diventata un ciuffo di capelli di donna... e alla domanda della strega su cosa fosse quel che teneva in mano non avrebbe dovuto rispondere con "capelli", ma con qualcos'altro.

Cosi' il carrettiere torna a casa e s'appresta a mettere in pratica il consiglio. Al tramonto va nella stalla e si nasconde dietro un mucchio di fieno.

Aspetta aspetta, a mezzanotte ecco che entra un gatto. Allora lui salta fuori e l'afferra per la coda, che istantaneamente si trasforma in capelli.

Il gatto allora lesto gli domanda: "che sono questi?".

E lui: "crine di cavallo!".

E subito il gatto si trasforma in una giovane ragazza nuda... che pero' gli fa subito una proposta: se l'uomo non raccontava niente a nessuno, in cambio sarebbe stato protetto dalle fatture per sette generazioni.

E cosi' l'uomo accettò la proposta, dando alla giovane un mantello per coprirsi e riaccompagnandola anche a casa.

Il gatto-strega (sardegna)

In una fredda serata d'inverno di tanto tempo fa in un paese della sardegna, mentre il vento fischiava forte, una donna di una certa età se ne stava in casa, al focolare ad arrostire fave. Sulla finestra vicina, un gatto se ne stava ad osservarla, miagolando a piu' non posso.
Ad un certo punto, la donna, stanca di questo continuo miagolio, si gira verso il gatto e gli fa: "Che hai da miagolare? Vuoi delle fave arrosto?"

E il gatto sorprendentemente rispose: "denti non ne ho"

La donna, nemmeno troppo interdetta da questo fatto, gli fece eco: "denti non ne hai? Ora ti faccio vedere io!"

E preso l'attizzatoio, si volse verso il focolare e rovesciò il treppiede.

Appena fu fatto, il gatto d'improvviso divenne una vecchia: era la vicina di casa, con la quale tra l'altro, la donna non andava d'accordo.

A quel punto, fu enorme la soddisfazione della scoperta! Finalmente la donna poteva svergognare la vicina con tutto il paese, presentandola per quello che era, non una brava vecchia come tutti ritenevano, ma una strega che si trasformava in animale per andare a spiare i fatti degli altri!

La Strega Micillina (piemonte)

Si narra che verso la meta' del '500 fosse vissuta in Piemonte una strega chiamata Micillina, bruciata sul rogo dopo un processo.
Nata a Barolo, si marito' con un uomo di Pocapaglia, ma le cose non andavano bene. La gente diceva che la donna aveva il potere di uccidere fulminando la gente con lo sguardo, di deformare i bambini, gettare il malocchio e colpire gli animali.

Il marito cerco' di risolvere la cosa in maniera energica.
Ma un giorno, dopo l'ennesima dose di bastonate, caccio' la moglie di casa. Micillina decise di vendicarsi e chiamo' il diavolo per aiutarla; questi non la fece attendere, suggerendole cosa fare. La strega ando' quindi al campo dove lavorara il marito e con una scrollatina all'albero su cui lui era arrampicato, diventò vedova.

Cosi' Micillina continuo' con le sue fatture e un di' se la prese col fornaio del paese. In quei tempi, era il fornaio che passava di casa in casa a prendere l'impasto del pane, per cuocerlo nel forno comune del paese.

Cosi' si recava anche da micillina. Ma un giorno arriva, la chiama e questa non risponde. La chiamo' tre volte, ma niente. Allora se ne torno' al forno… ma poco dopo mori'.

Pero', dopo un altro poco di tempo, in cui la donna continuo' con le sue fatture, Micillina fu arrestata, costretta a confessare e condannata al rogo.
Ma mentre veniva condotta al luogo della condanna, si iniziarono a sentire nell'aria strani voci e suoni, mentre dal cielo cadevano rotoli di spago. Erano le streghe colleghe che le dicevano "Attaccati, attaccati Micillina", ma lei non poteva perche' il prete di fianco a lei le tirava addosso l'acqua santa.

Cosi' la strega fu bruciata, si dice sopra un masso chiamato "Bric d'la masca Micillina", dove ancora oggi pare si possano vedere delle macchie rosse, che ne' vento ne' pioggia cancellano.

Nonostante la morte della strega, i problemi a pocapaglia non cessarono, e la gente diceva che era colpa delle streghe che si vendicavano della sorte di Micillina.


Il giovane e la pecorella (piemonte)

Questa leggenda ricorre in varie parti del Piemonte. Cambiano i paesini, ma la storia rimane praticamente identica.

Si racconta che tanto tempo fa, una sera, un giovanotto stava andando a trovare la sua fidanzata, che abitava in un paese poco distante.

Lungo la strada, che passava per un bosco, il ragazzo senti' dei rumori, e trovo' una pecorella che s'aggirava smarrita tra i cespugli: appena lo vide gli si avvicino', come per farsi prendere. Dopo un'attimo di riflessione, il giovane le disse "che ci fai qui tutta sola? Vieni con me che ti porto a casa della mia fidanzata" e se la mise sulle spalle.

Mentre camminava, visto che non c'era nessuno, si mise a parlarle come se fosse stata una persona. Cammina cammina, il peso della pecora aumentava. Eppure, piccola com'era non avrebbe dovuto essere tanto faticoso trasportarla.

Ma piu' il ragazzo andava avanti, piu' la pecora sembrava aumentare di peso. Ad un certo punto, arrivato ad una salita ripida, il giovane non ce la fece piu' e lascio' andare la pecora dicendo: "vai da sola che non riesco piu' a reggerti".

Appena lasciata, la pecorella cadde e si mise a ruzzolare per il pendio gridando, finche', finita la caduta fini' contro un masso. Allora ci fu un lampo di luce… e la pecora spari'.

Sbigottito e spaventato l'uomo allora capi' che quella che credeva una pecorella era in realta' una strega. Chissa' che sarebbe capitato se non l'avesse lasciata cadere! Di sicuro qualche guaio. Quindi ringraziando il signore, il giovane s'affretto a lasciare il bosco e una volta al paese racconto' la sua disavventura.

Da quella volta nessuno passo' piu' di notte per quel bosco, per paura di incontrare la strega.

La Masca Marchesa (piemonte)

Nella zona del Canavese, tra i paesi di Forno e Levone, viveva si dice nel 1839, una vecchia masca chiamata "la Marchesa".
Secondo le storie, la stessa donna affermava di conoscere e usare la magia, leggere nel pensiero, e avere buoni rapporti con il diavolo.

Si diceva che al fianco portasse sempre un falcetto, e che fosse capace, con una fettuccia legata alla gamba, di coprire lunghe distanze in pochissimo tempo.

Successe un giorno, che mentre tornava da Volpiano, ove si era recata a lavorare con altre persone del suo paese, affermo' che era in grado di tornare a Crosaroglio ben prima dei compagni. Questi lo presero per uno scherzo e si fermarono a bere in un' osteria.

Ma quando alla fine raggiunsero Crosaroglio, la Marchesa era gia' nel suo orto intenta a zappare, ancora con la fettuccia legata alla gamba.

Quando fu proprio vecchia, e vicina a morire, la Marchesa chiese che qualcuno le sciogliesse la fettuccia dalla gamba. Ma nessuno si fece avanti: sapevano che in quel modo, i poteri della strega sarebbero finiti sullo sventurato che aveva compiuto il gesto.

Alla fine si decise una cognata, che ando' da lei e le slego' la fettuccia... e cosi' divenne una masca anche lei!

L'arco delle streghe

Si racconta in una leggenda di una strega che con una pozione, aveva fatto morire un forestiero di passaggio che le aveva domandato una pozione o un incanto per farlo tornare giovane. Scoperto il malfatto, la strega era stata subito imprigionata in una torre sopra appunto il famoso "arco delle streghe". Visto che la condanna era il rogo, la strega fece un incantesimo e fuggi'.

Quindi, quando il sorvegliante il giorno successivo ando' li' per vedere la prigioniera, non trovo' piu' nessuno. Al posto della strega vide solo dell'erba bruciata in chissa' quale modo.

dalla notte successiva, la gente dei dintorni inizio' a sentire dei lamenti provenienti dalla torre, ormai deserta, e la storia inizio' a circolare, anche se non si sapeva a chi appartenesse quella voce, se alla strega stessa o all'uomo che aveva fatto morire avvelenato.

Il marito e la Janara (Campania)

Una vecchia leggenda racconta che tanti anni addietro, una notte un uomo, svegliatosi all'improvviso, si rese conto che la sposa non era a letto accanto a lui.

Allora si alzo' e si mise a cercarla per tutta la casa, ma cerca e gira, non riusci' a trovarla, e se ne torno' a letto.
La notte successiva, incuriosito, pensò bene di spiare la moglie, per vedere che mai facesse.

Fece cosi' finta di addormentarsi, e ad un certo punto vide la donna che zitta zitta si alzava e andava a prendere una boccetta. Con il contenuto inizi' a cospargersi il corpo, e finito cio' si lancio' dalla finestra prendendo il volo.

A quella vista il marito rimase stupefatto e il giorno dopo decise di sostituire il magico unguento con dell'acqua.
Alla terza notte, la moglie che nulla sospettava, attese che l'uomo s'addormentasse, e quando le parve immerso nel sonno, s'alzo' e ando' a prendere la sua boccetta per ungersi e lanciarsi di nuovo in volo, ma precipitò nel cortile sottostante.

Dopo il tonfo, il marito scese a soccorrerla, e mentre la stupefatta donna lo guardava dolorante, le disse: "Meglio na mugliera cu 'e cosce rotte, ca janara".
(Traduzione: "Meglio una moglie con le gambe rotte, che strega")

Le streghe di Masceta (Toscana)

In Garfagna, proprio ai piedi del paese di Magliano, sul lato a sinistra della piccola valle, tra secolari alberi di castagno, nei tempi andati c'era una sorgente d'acqua freschissima, che era chiamata la fonte di Masceta.

Si narra che tanto tempo fa, in una notte di luna, un uomo del borgo, andando verso la fontana, si trovò improvvisamente davanti ad una scena incredibile: alla luce di un falo', giovani donne scarmigliate e mezze nude, danzavano selvaggiamente.

Alla vista dell'uomo, le donne, che erano streghe, gli si gettarono contro. Il poveraccio, vedendosi perduto, prese il suo coltello a serramanico e formando una rozza croce, riusci' a salvarsi.

Da quella volta, dopo il tramonto, chi andava alla fonte, non mancava di portare con sé un piccolo rosario o un altro segno sacro.

 

Il pescatore e le streghe (Friuli)

C'era una volta un pescatore che quando andava a prendere la barca per andare a pescare, al mattino, non la trovava mai dove l'aveva lasciata la volta prima, e la trovava pure con dell'acqua dentro, come se fosse stata adoperata durante la notte.

Un bel giorno, stancatosi della cosa, si nasconde dentro la prua della barca dove stavano le reti. Si mise ad attendere, ma, non arrivava nessuno. Ma ecco che verso la mezzanotte arrivano sette vecchie che salgono sulla barca senza esitazione.

La piu' vecchia ordina a voce alta: "Avanti per sette", ma la barca rimane ferma. E lei di nuovo: "Avanti per sette!", ma la barca rimane sempre ferma (e non poteva muoversi per il fatto che con il pescatore erano in otto). Quindi la donna esclama con tono di rimprovero: "Avanti per otto, allora!", e la barca scivola lungo l'Anfora e poi nel mare, finche' non arrivano in un luogo dove le donne scendono.

Il pescatore, dopo avere aspettato che fossero scese tutte e allontanate, scende anche lui e si ritrova in un posto bellissimo, pieno di piante, di fiori e di frutti di ogni qualita', e da lontano riesce a vedere le donne che fanno una grande festa insieme ad altre. Quello era il famoso prato della Maganza. Per paura di essere scorto, subito si nasconde di nuovo nella barca, ma prima raccoglie uno di quei bellissimi fiori che crescevano li'.

Prima che si alzi il sole, le sette donne (che erano delle streghe) ritornano sulla barca. E la piu' vecchia di nuovo ordina : "Avanti per sette!". Ma la barca non si muove. E la donna: "Avanti per otto, allora!", e dice piano fra se': " Vecchie come siamo, non avrei mai pensato che una di noi fosse incinta...".
E la barca si avvia e ripercorre il tragitto precedente fino a raggiungere il suo posto sulla riva del fiume.
Le vecchie scendono e si salutano: "Arrivederci alla prossima notte".

Il pescatore, meravigliato per tutto cio' che aveva visto, il mattino seguente, di domenica, va alla messa e si appunta sulla camicia, tutto borioso, il fiore che aveva raccolto durante la notte.

Appena giunto sulla porta della chiesa, una donna lo ferma: "Allora eri tu l'ottavo!", dice, "Sei venuto con noi nel prato della Maganza la notte scorsa. Ricordati di non confidare a nessuno quello che hai visto, altrimenti avrai soltanto disgrazie. E getta via anche quel fiore, che nessuno deve sapere che esistono posti simili".

Il pescatore, per la gran paura presa, fece come gli aveva detto la strega. E da allora nessuno gli tocco' piu' la barca.

Lo pian dle mahque: Il pianoro delle streghe (piemonte)

Il pianoro delle streghe e’ una spianata su di una cresta che unisce Cima Rosta a Cima Loit, tra il vallone di Guaria e la conca sopra il santuario di Prascondù, nel comune di Ribordone.

In questo luogo si dice che si ritrovassero le masche a far convegno.

Una delle storie in merito narra di un gruppo di cacciatori che proprio li’ scorsero sette bellissimi camosci. Subito fecero fuoco sulla selvaggina, ma senza ottenere nemmeno la fuga degli animali. Al secondo tentativo fecero nuovamente cilecca, e quando provarono ad avvicinarsi, i camosci scomparvero nel nulla. Che fossero proprio le masche?

Un’altra narra di un calderaio della val Soana, che di passaggio nel genovese per affari si fermo’ in un’osteria. Li’ incontro’ una donna, mai conosciuta, che si mise a fissarlo in maniera imbarazzante, finche’ non gli si avvicino’ dicendo: “io ti conosco… passo spesso dalle tue parti”.

Allora il calderaio, tranquillizzato e contento di trovare qualcuno con cui parlare, domando’ alla donna in quale luogo si recasse a soggiornare, quando passava dalla sua valle.

E a quella richiesta, la donna rispose ridendo: “al pian dle mahque”, e scomparve lasciando l’uomo con un palmo di naso.

Le masche della montagna (piemonte)

Si diceva una volta di una vecchia e di suo figlio che vivevano in montagna con due pecore. Piu’ in alto, in una cascina stavano invece madre, figlia e due capre.

I due giovani iniziarono a frequentarsi, e il ragazzo innamorato andava spesso a trovare la fidanzata.

Ma la vecchia, la madre del ragazzo, quando si accorse del fatto, mise una croce al collo del figlio, e gliene diede un’altra da portare alla ragazza, perche’ ne’ lei ne’ la madre le piacevano. Lui ubbidi’ di buon grado, e consegno’ la croce alla ragazza, che in cambio gli diede uno scialle da portare a sua madre.

Ma questa non volle ne’ usarlo ne’ toccarlo, anzi, disse al figlio: “appendilo a quella pianta li’”, e quando lui attacco’ lo scialle all’albero, questo avvampo’ in una fiammata.

Allora la donna disse al figlio : "Vedi che avevo ragione, che non sono persone da frequentare? Hanno qualche potere diabolico, sono dei mascun!".

Cosi’ il ragazzo si reco’ dalla fidanzata e dalla madre per dirgli cos’era successo, ma quando arrivo’ dove doveva essere la cascina, non trovo’ piu’ nulla. Niente ragazza, niente capre, e nemmeno la casa.

Disperato si mise in cerca della ragazza, ma fini’ per cadere in un precipizio e mori’, certo per intervento delle due donne che avevano voluto portarlo con loro.

Il violinista e il ballo delle streghe (Toscana)

Una notte, un pastore di Fornovolasco, che era anche un bravo violinista, venne svegliato da due donne che lo portarono ad una festa a "Pian delle Noci".

Appena fu li' il pastore violinista si rese conto di essere circondato da streghe, e quando inizio' a suonare queste si misero a danzare come folli.
Nel mezzo di questo ballo forsennato, di tanto in tanto le streghe gettavano delle monete al violinista.

Questo duro' fin verso le quattro, quando poi le streghe si allontanarono svanendo nell'aria. Allora l'uomo torno' a casa, e si mise a dormire, ancora frastornato per l'accaduto.

Il mattino dopo, a mente piu' lucida, decise di contare le monete gettategli dalle streghe, ma si accorse amaramente che eran diventate tutte sterco di capra.