Strega

Una strega polacca


Streghe attorno al
calderone
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« Le
streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di
bruciarle. »
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(Voltaire)
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La strega è una donna ritenuta dedita all'esercizio della stregoneria,
ovvero, secondo vasta credenza popolare tradizionale a molte culture, una donna
che si ritiene sia dotata di poteri occulti; il suo
omologo maschile è lo stregone.
La figura della strega ha però radici che precedono il Cristianesimo
ed è presente in quasi tutte le culture come figura a metà strada tra lo sciamano
e chi, dotato di poteri occulti, possa utilizzarli per nuocere alla comunità,
soprattutto agricola.
È stata avanzata l'ipotesi che la stregoneria sia l'interpretazione
fantastica dell'intossicazione da Ergot[1].
Solitamente le streghe si distinguono in due categorie, streghe nere
e streghe bianche. Secondo la tradizione, le prime hanno più probabilità
ad avere contatti con il male, mentre alle seconde, vengono attribuiti dei
poteri di guarigione.
Il termine deriverebbe dal greco "stryx,
strygòs" e sta per "strige, barbagianni,
uccello notturno", ma col passare del tempo assunse il più ampio
significato di "esperta di magia e incantesimi". Nel latino
medioevale il termine utilizzato era lamia,
mentre nell'Italia
dei giorni nostri il sostantivo varia molto a seconda della zona. Possiamo
perciò trovare:
Sin
dall’antichità, le streghe sono delle donne che rinunciavano a Dio, sono non di
rado rappresentate accanto ad un filatoio o nell'atto di intrecciare nodi, a
richiamare l'idea di vendetta, tessendo, cioè, il destino degli uomini e ponendoli di fronte
a mille ostacoli. Inoltre, ogni strega della tradizione è accompagnata da
qualche strano animale con caratteri diabolici che fungerebbe da consigliere
della propria padrona, quali gatto, corvo, civetta, topo o rana. E ancora, le
loro stregonerie avvengono in giorni stabiliti in base al ciclo naturale.
Inoltre,
un'altra immagine tradizionale e popolare della strega la rappresenta in volo a
cavallo di una scopa. Questa iconografia dichiara esplicitamente la sua
parentela con la Befana, e l'appartenenza di entrambe le
figure all'immaginario popolare dei mediatori tra il mondo dei vivi e quello
dei morti.
Al giorno
d'oggi, in ambito religioso si intende per "strega" il seguace
della Stregoneria Tradizionale (quella Italiana
chiamata Stregheria) o
della Stregoneria moderna (chiamata Wicca),
appartenente all'ambito del Neopaganesimo. Nell'Esodo, il passo 22,17
veniva tradotto nel seguente modo: «Non lascerai vivere chi pratica la magia»,
Nella storia
della letteratura la figura della strega e
quella della maga sono spesso intrecciate partendo da Medea, che è al tempo stesso una
sacerdotessa di Ecate, ed una
guaritrice o avvelenatrice, passando per Circe fino ad arrivare alle figure di Alcina nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, senza dimenticare le
streghe e maghe della saga fantasy del Ciclo di Avalon,
scritta da Marion Zimmer Bradley.
In comune hanno la capacità di essere incantatrici e tessitrici di illusioni.
Sono molto spesso presenti come antagoniste nelle fiabe popolari.
Terry Pratchett
nella serie di racconti con Tiffany Aching (vedi L'intrepida Tiffany e i Piccoli Uomini Liberi)
come protagonista, descrive le streghe come persone che aiutano chi ne ha
bisogno (soprattutto anziani), e oltretutto aiutano a stabilire giustizia dove
vivono. Il loro lato magico non è quindi composto da sfere di cristallo o altri
oggetti magici, ma dalla bontà.
In Aradia, o il Vangelo delle Streghe, scritto
da Charles Godfrey Leland nel 1899, l'autore descrive in forma romanzata
antichi riti della tradizione stregonesca italiana, la stregheria.
Nel testo si narra di Aradia,
figlia della dea Diana, che scende sulla terra per
insegnare l'arte della magia alle donne.
Nella serie
letteraria di Harry Potter le streghe sono semplicemente
donne dotate di poteri magici; di conseguenza non
avrebbero malvagità innata. Anche nella serie televisiva Streghe le streghe sono benefiche.
La scrittrice
Anne Rice ha creato un ciclo di romanzi
con protagoniste delle streghe, intrecciato alle sue Cronache dei vampiri: La saga delle streghe Mayfair.
Il romanzo storico di Sebastiano Vassalli La chimera racconta le vicissitudini
di una bella ragazza processata per stregoneria. Un tema simile viene
affrontato anche nei romanzi di Celia Rees Il
viaggio della strega bambina e Se fossi una strega.
Popolarissima è la serie TV Streghe (in originale Charmed),
andata in onda dal 1998 al 2006. Anche in Buffy l'ammazzavampiri
vi si trovano due streghe, ovvero Willow Rosenberg e Tara Maclay.
Tra i film in cui le streghe hanno un ruolo
rilevante, in ordine cronologico:
- ^ Dal Tramonto All'Alba: Il nuovo Portale Del Mistero
Italiano - paranormale, misteri, criptozoologia,
luoghi misteriosi
- Giordano
Berti, Storia della Stregoneria, Mondadori, Milano
2010, ISBN-13: 9788804598688
- Luisa Muraro, La signora del gioco - la caccia alle
streghe interpretata dalle sue vittime, Baldini Castoldi
Dalai, 2006, ISBN 88-7738-449-2
- Margaret
A. Murray, Il Dio delle Streghe, Astrolabio-Ubaldini,
Roma, 1972.
- Brian P. Levack,
La caccia alle streghe in Europa agli inizi dell'età moderna, Roma-Bari, GLF editori Laterza, 2003
- Lorenzo
Lorenzi, La strega: viaggio nell'iconografia di maghe, malefiche e
fattucchiere, Firenze, 2005, Centro Di
- Margaret
A. Murray, Le streghe nell'Europa occidentale, Garzanti (su lic. Tattilo), Milano, 1978
- Giovanni
Romeo, Inquisitori, esorcisti e streghe nell'Italia della Controriforma,
Sansoni, 2003
- Michela
Zucca, Donne delinquenti - Storie di streghe, eretiche, ribelli,
rivoltose, tarantolate, Edizioni Simone, Napoli, 2004


Verbale del processo ad una presunta strega poi arsa sul
rogo
Con il termine caccia alle streghe si indica la
ricerca e la persecuzione di donne sospettate di compiere sortilegi, malefici,
fatture, legamenti, o di intrattenere rapporti con forze oscure ed infernali
dalle quali ricevere i poteri per danneggiare l'uomo, specialmente nella
virilità, o nello sciogliere o legare amori[1] (connotati, questi, che
nell'immaginario popolare hanno da sempre delineato la figura della strega).
Il fenomeno
della caccia alle streghe nacque all'incirca alla fine del XV secolo e perdurò fino all'inizio del XVIII secolo all'interno dell'occidente
cristiano. Benché le prime tesi sulla stregoneria vengano fatte risalire alla
letteratura cattolica del 1400 circa, fu in particolare nelle
regioni protestanti in cui ebbe maggior rilevanza e recrudescenza il fenomeno,
soprattutto durante l'Umanesimo e il Rinascimento. In quell'epoca, le streghe, ritenute sospette e pericolose
dalle autorità civili e religiose, furono oggetto di persecuzioni che sovente
terminavano con la morte.
Nella
terminologia moderna, per estensione, con "caccia alle streghe" si
indica l'atto di ricercare e perseguire determinate categorie di persone quando
questa ricerca viene condotta usando misure estreme e con scarsa considerazione
della reale colpevolezza o innocenza, nella convinzione che punire un colpevole
in più ben valga l'ingiusta punizione di molti innocenti.
Svolazzante a
cavallo sul suo manico di scopa, così viene rappresentata la strega nell'iconografia popolare ed artistica,
immagine che però ricopre una realtà storica complessa, fatta di sapere sciamanico e di persecuzioni, antichissime
credenze legate ai culti pagani della fertilità risalendo
al mondo antico
La Chiesa Cattolica mentre da
una parte ha sempre combattuto le credenze magiche, dall'altra parte è stata
la più forte sostenitrice della realtà oggettiva di streghe, maghi e stregoni,
giustificando la credenza nel sabba diabolico. E se, da un lato ha
prodotto, nei secoli, diversi documenti (citiamo il Canon episcopi, risalente addirittura
al IX secolo e destinato ai vescovi) contro
la superstizione, dall'altro ci sono 13 bolle in cui viene accettata la realtà
della stregoneria, tutt'oggi non "abiurata". "Fra tutte le
eresie, la più grande è quella di non credere nelle streghe e con esse, nel
patto diabolico e nel sabba" (dal Malleus Maleficarum).
Questo manuale fu scritto da due Domenicani tedeschi, Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer per stabilire i criteri utili a riconoscere
e punire le streghe fu pubblicato nel XV secolo ma non fu mai adottato
ufficialmente dalla Chiesa Cattolica. Esso fu riprodotto in ben trentaquattro
edizioni e oltre trentacinquemila copie impresse con una tiratura stimata di
30.000 copie
Ma molti sono
i manuali a corollario del Malleus sui metodi di
tortura e di applicazione della pena e del modo sul quale riconoscere una
strega. Nel 1580, Jean Bodin,
intellettuale protestante, ritenuto ispiratore del moderno concetto di stato e
il teorico della tolleranza religiosa, scrisse La Démonomanie des Sorciers, un manuale
giudiziario sul metodo per la tortura e la repressione delle streghe.


Esecuzione di massa di presunte streghe da parte di un
gruppo di taglialegna (incisione del 1508)
Le
"cacce alle streghe" si concentrarono soprattutto tra la fine del
1400 e la prima metà del 1600 e conobbero due ondate: una dal 1480 al 1520 e l'altra dal 1560 al 1650.
Le presunte
streghe (e a volte anche i loro figli, soprattutto se femmine), appartenevano
per lo più alle classi sociali inferiori ed erano di solito vedove, prostitute,
levatrici ed herbarie. Soltanto una piccola
minoranza di loro poteva essere realmente annoverata tra i veri e propri
criminali (fu il caso della cosiddetta "Voisin", per esempio,
prestatrice di servizi satanici per le messe nere della Marchesa di Montespan,
pure lei criminale, favorita di Luigi XIV di Francia, al fine di
assicurasi a lungo i favori del re), colpevoli di omicidi, o di altri gravi reati. La
stragrande maggioranza era invece composta da persone innocenti, di ogni età e
condizione, spesso "levatrici" e guaritrici o prostitute,
in un tempo in cui decotti ed infusi a base di piante usati dall'empirico sapere tradizionale delle guaritrici
risultavano non meno efficaci e sicure di medicine e medici: e, d'altra parte,
la popolazione, essenzialmente rurale, non aveva altre possibilità per curarsi
del ricorrere ai loro rimedi, meno costosi di quelli dei medici.Veniva
considerata "strega" anche chi possedeva gatti neri, aveva i capelli
rossi o un neo nell'iride dell'occhio (il cosiddetto "segno del
diavolo").
Molte "streghe" vennero torturate e bruciate vive, con le
motivazioni ufficiali più varie, ma spesso in base a delazioni anonime mosse
anche da futili ragioni e in molti casi, perché sotto tortura, in cambio della
riduzione dei tormenti, facesse il nome di persone possibilmente benestanti,
ree di complicità, in modo da poter istruire il processo successivo,
considerato fortemente remunerativo, dato che il condannato subiva anche la
confisca dei beni.
L'ultima
strega condannata a morte in Europa fu Anna Göldi,
uccisa nel 1782, a Glarona in Svizzera. La sua figura è stata
riabilitata dal parlamento Cantonale nel 2008.[2]


Targa commemorativa dell'ultima esecuzione per stregoneria
in Inghilterra.
Quanto alla condanna a morte attraverso il rogo, va ricordato che tale competenza non
era propria della Chiesa, bensì dell'autorità civile che, basandosi su una
sentenza dell'autorità ecclesiastica, competente in materia, ne emetteva una
propria di condanna e provvedeva all'esecuzione. Infatti i giudizi inquisitoriali per stregoneria erano relativi ai contenuti
eretici contestati ai "colpevoli" e non avevano titolo a decretare la
morte dell'imputato, ma poiché l'eresia era considerata un reato civile, chi risultava colpevole per
il Tribunale ecclesiastico e veniva consegnato al "braccio secolare", anche se avesse
abiurato (anzi, paradossalmente, proprio perché attraverso l'abiura riconosceva la sua
"mancanza"), vedeva tradursi la sentenza ecclesiastica in condanna
penale.
Di fatto
però, le condanne a morte erano avallate dalla credenza religiosa popolare che
si rifaceva al versetto del Vangelo di Giovanni (15,6) nel quale si dice che:
"chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi
viene raccolto per essere gettato via e bruciato". È su questo passo che
si giustifica il rogo, con l'appoggio della Bibbia dove si cita "non lascerai
vivere mago".[3][4] Sebbene alla Chiesa Cattolica
dobbiamo un numero esiguo di condanne per propria mano, certamente alcuni
uomini di chiesa ne sono stati i mandanti cercando di giuistificarle
attraverso Bolle ed altri scritti, o giustificazioni di teologi,
"costringendo" così il potere temporale ad intervenire. Altre volte
era stata la furia popolare a organizzare cacce alle streghe o a improvvisare roghi,
motivo per cui, talvolta, la Chiesa Cattolica, per porre rimedio a forme
eccessive di giustizia sommaria, si trovò ad organizzare processi, istituire
ispettori (inquisitori), "inventando" nuovi profili giuridici quali
l'avvocato difensore e la giuria.[4]
Ciò perché l'ortodossia della fede era intesa come
corpo portante dell'unità sociale e quindi la sua presenza non violava
solamente la unità della fede, bensì anche l'unità sociale. In realtà, la paura
delle streghe, indotta nella popolazione ad arte da parte degli oligarchi del
potere temporale o della teocrazia protestante, era usata come controllo
poliziesco delle rivolte contadine e delle richieste di maggiore libertà del
popolo. Tipico è il caso della caccia alle streghe nel Tirolo che rispecchia appieno
l'instillazione della paura in eventi soprannaturali per poter controllare le
rivolte contadine.[3] Molte volte le stesse autorità
secolari temevano, se non avessero comminato la pena di morte, di diventare
corree alle streghe.
Di fronte ad
una realtà sociale piena di malattie, di povertà e di fame, la teologia non
riesce più a dare risposte certe al perché certi avvenimenti succedano, quindi
risulta facile dare la colpa alle streghe (le quali agiscono con il permesso di
Dio) per qualsiasi danno sociale: morte di bambini, carestie e altro ancora.
Quando più tardi, a causa della Riforma protestante, l'unità della fede
non potrà più essere considerata l'elemento di unità della società, si dovranno
assumere altri principi, ad esempio la nazionalità o l'appartenenza ad uno Stato e più tardi ad una classe sociale; a causa di questa
frammentazione, la logica del conflitto diventerà quindi ancora più diffusa a
tutti i livelli.


Targa
commemorativa della caccia alle streghe di Valle Camonica sulla torre Federici di Sonico
Molti
studiosi hanno affrontato l'argomento e hanno discusso, nel tentativo di
determinare delle stime accettabili e condivise sul numero delle vittime della
caccia alle "streghe" durante i due secoli in cui sia i tribunali
dell'Inquisizione che quelli della Riforma le condussero al rogo.
Il raggiungimento di una certezza sul tema è ostacolato da
molti elementi: ad esempio, si è persa traccia di documenti e notizie certe in
ordine a gran parte dei processi. Il motivo principale fu che per paura che gli
immensi archivi inquisitoriali cadessero nelle mani
dei protestanti o degli avversari della Chiesa, molti archivi vennero dati alle
fiamme, come Milano, Mantova, Benevento e quelli della Sicilia con migliaia e
migliaia di processi.[4] O come quelli rubati dai
francesi a Roma. Pertanto le cifre che si ipotizzano in ordine alle vittime
della persecuzione vanno considerate come ordini di grandezza e spesso sono
oggettivamente influenzate dalle opinioni e dalle collocazioni culturali degli
Autori che le hanno determinate.
Si stime
attuali parlano di circa 110.000 processi, svoltisi principalmente in Germania (50.000), Polonia (15.000), Francia (10.000), Svizzera (9.000), isole britanniche
(5.000), paesi scandinavi (5.000), Spagna (5.000), Italia (5.000) e Russia
(4.000). Brian Levack ha
valutato le esecuzioni capitali al 55% dei processi, giungendo pertanto ad un
totale di giustiziati pari a circa 60.000 persone in tre secoli.[5]
In questi processi
l'80% degli accusati era di sesso femminile, mentre in Estonia (60%), Russia (68%) e Islanda (90%) vi fu una predominanza
maschile.[5]
Esistono poi
molti studi che pervengono a conclusioni di poco superiori. La situazione muta,
ma non di molto, se si passa ad esaminare cifre parziali riferite a particolari
aree geografiche che sono state oggetto di studi più particolareggiati ed
approfonditi, sulla base del ritrovamento di documenti processuali, non essendo
stato possibile recuperare la documentazione per ogni processo celebrato.
A risultati
notevolmente distanti si collocano pochi autori[6] che parlano di 12.000.000
processi e 9.000.000 esecuzioni. Ma tali cifre appaiono del tutto inverosimili,
se confrontate con l'intera popolazione europea del tempo.
La maggior parte dei roghi in Italia si ebbe nella prima parte del '500
soprattutto nell'Italia Settentrionale ed in Toscana, con un solo caso a Benevento. Le persecuzioni maggiori si
sono svolte:[5]
Va notato che, paradossalmente, se è
in Italia che nasce la base religiosa e
filosofica, nonché teologica sulla caccia alle streghe, attraverso bolle e
manuali, non è in questo paese (eccetto nel nord in Piemonte, ovvero vicino alla linea di
contatto fra protestantesimo e cattolicesimo) che si scateneranno più
violentemente queste persecuzioni, né quello in cui mieteranno più vittime.
Esse saranno ben più numerose sia in Francia che in paesi anglosassoni quali la
Gran Bretagna e in Germania.
Ma questo fatto, però, è puramente statistico, in quanto nei paesi sopra
citati esistono ancora archivi intatti della caccia alle streghe, mentre in
Italia sono stati distrutti nel corso dei secoli. L'antropologo Massimo
Centini e Laura
Rangoni nell'intervista alla trasmissione
"L'ora delle streghe: L'Olocausto dimenticato" spiegano testualmente:
"Il numero delle streghe arse in Italia non è verificabile in quanto molte
volte venivano distrutti i verbali insieme alle streghe perché non rimanesse
traccia di quella infamia. Non solo: i parenti delle streghe comperavano i
verbali per cancellare ogni prova di cattivo nome della famiglia e non dobbiamo
dimenticare che sono stati distrutti archivi interi"
Gli atti dei processi per stregoneria in Val Camonica,
già custoditi negli archivi delle parrocchie, sarebbero finiti, a fine
Ottocento, nella raccolta privata di don Luigi Brescianelli
di Capo di Ponte, ma un ordine tassativo del vescovo di Brescia Giacinto Gaggia ne avrebbe imposto la
distruzione al fine di non fomentare una campagna anticlericale.[7]
A differenza
di quanto si creda comunemente, durante il medioevo le persecuzioni sono rivolte
soprattutto contro gli eretici (Catari, Valdesi, o Albigesi). Comunque "fedi altre"
accusate di concubinaggio con il diavolo. È solo a
partire dall'età moderna (dopo la scoperta delle Americhe, nel momento in cui nasce l'Umanesimo e in cui la stampa appare) che incomincia la caccia
alle streghe, persecuzione che alcuni non esitano a definire sessista (probabilmente l'unica del
genere nella storia) e altri hanno voluto chiamare genocidio od olocausto.
Sembra che la
paura suscitata da questa globalizzazione epocale non possa però
essere l'unica ragione per avere demonizzato un sesso ed averlo utilizzato come
capro espiatorio. Ciò non appare
sufficiente a spiegare il sistematico accanimento in una simile persecuzione,
probabilmente vi contribuiva anche un aspetto economico, dato che la condanna
comportava anche la confisca dei beni della vittima che venivano divisi a metà
fra la Chiesa e il potere temporale. Trattandosi comunque per la maggior parte
di emarginati, non è questo forse l'aspetto che più ha mosso l'intervento delle
autorità. Più importante risulta essere la specificità del periodo storico. Sul
piano politico, infatti, si assiste a livello europeo a una concentrazione
sempre più progressiva dei poteri, che culmineranno con regimi come
l'assolutismo in Francia.
Ora, a una centralizzazione dei poteri consegue un
"livellamento" di quelle che sono le pratiche specifiche di una
comunità. Il ricorso alla superstizione, il fatto di rivolgersi magicamente a
qualcosa che non è riconosciuto dall'autorità suprema che sta operando questa
centralizzazione a dispetto di un ormai morente regime feudale basato sulle
signorie, non può che portare i monarchi a reprimere con crescente violenza
queste pratiche. Questa caccia è stata profondamente codificata in trattati di
demonologia che hanno avuto un tale successo nel mondo giuridico da essere
ampiamente diffusi in tutta Europa in versioni tascabili per ogni giudice. Si
era arrivati al limite del maniacale nei dettagli riportati in questi trattati,
al punto di arrivare a distinguere dei marchi specifici presenti sul corpo
delle presunte streghe. Si deve la loro depenalizzazione anche all'intervento
di medici, come Michel Vié, che con un approccio
molto più scientifico condannavano queste forti deviazioni presenti nei metodi
di accusa.
Se però si considera il fatto che, alla stessa epoca, due corporazioni lavorative stanno per avere
un ruolo economico importante, quella dei medici e quella dei chierici, si capisce che le donne, che
fino alla fine del medioevo godevano di una libertà (in particolar modo
relativamente all'esercizio di una professione) più grande di quanto si sia
voluto notare, vengano minacciate di eventuali persecuzioni, convincendole così
a ritirarsi tra le mura domestiche e a rinunciare ad ogni tipo di attività
all'infuori della cura della casa.
Come detto,
per collocare il fenomeno nel suo contesto storico, coincidente con il periodo
delle Guerre di religione, occorre ricordare
come, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Settecento, l'Europa fu
scossa nella sua unità religiosa, al punto da collassare praticamente in una
terribile caccia al colpevole, che non poteva altri che essere, di volta in
volta, il cattolico, il luterano, il calvinista e così via. A seguito della Riforma, inoltre, il fenomeno di
parcellizzazione religiosa si moltiplicò, perché, contrariamente ai desideri
dello stesso Lutero, numerose altre sette si diramarono dal suo tronco, andando
a formare le miriadi di sette non conformiste.
Il fenomeno coinvolse tutti: dai
contadini alle istituzioni, dai governanti alle persone del popolo. Non è
dunque improbabile trovare proprio qui l'origine del fenomeno strega. Soprattutto nelle società agricole (e l'Europa all'epoca
lo era in massima parte) le donne svolgevano infatti un particolare ruolo, che
potremmo definire "conservativo". Allo stesso tempo, come testimonia
anche l'esperienza contemporanea, la devozione femminile assume spesso alcune
forme di completo abbandono e coinvolgimento.
Già nel medioevo, ad esempio, fonti
testimoniano come proprio le donne siano state le più attaccate alle antiche
forme di culto pagane nelle campagne [8], e, allo stesso tempo, come fin
dal primo cristianesimo, femminili furono le prime forme di vita cristiana
associata che vennero alla ribalta.
Ora, in un
mondo in cui, invece, il diavolo è in agguato in ogni momento, perché non c'è
più un'unità spirituale, ed, anzi, sempre più persone cercano la propria via
religiosa, era facile far nascere il sospetto su un gruppo di donne che si
riuniscono per compiere riti che non si riconoscono. Senza contare che queste
stesse donne potrebbero essere state contattate da gruppi religiosi diversi.
A ciò inoltre
va aggiunto che questo è il periodo in cui la società per la prima volta, a
partire dal Medioevo, comincia a riorganizzarsi, ed occuparsi (come avviene
compiutamente nella nostra) di ogni abitante e della sua salvezza spirituale.
Se gli uomini venivano arruolati nelle guerre, le donne restavano nelle
campagne o svolgevano i loro riti nelle città. Quelle che sfuggivano al
controllo potevano essere quelle che furono "battezzate" come
streghe.
È stata
avanzata l'ipotesi che la stregoneria sia l'interpretazione fantastica
dell'intossicazione da Ergot.[9]
Il termine
viene usato in senso metaforico per indicare la ricerca di un nemico percepito,
con le implicazioni di isteria, pregiudizio e ingiustizia che si accompagnano alla
moderna caccia alle streghe.
Con questa
espressione sono note, in particolare, le attività anticomuniste del senatore statunitense Joseph McCarthy e in generale l'intenso
anticomunismo negli Stati Uniti dei primi anni cinquanta (vedi anche paura rossa). Il termine ha origine con
l'opera teatrale Il Crogiuolo di Arthur Miller, il quale in apparenza
narrava del processo alle streghe di Salem, ma
intendeva criticare le audizioni di McCarthy, così come l'atmosfera generale di
paranoia e persecuzione che le
accompagnava. Anche se in effetti alcuni degli inquisiti erano in realtà degli
infiltrati comunisti, la pratica del Maccartismo fece anche molte vittime
innocenti. Quindi la "caccia alle streghe" di quegli anni fu
compromessa da accuse selvagge e dal mancato rispetto delle libertà civili.[10]
Un caso
italiano di "caccia alle streghe" di stile maccartista, basata su
motivazioni inesistenti, fu lo scandalo detto dei Balletti verdi, che colpì oltre duecento
persone omosessuali dal 1960 al gennaio 1964.[11]
Una
curiosità: il personaggio di Mister Magoo,
l'anziano quasi cieco dei cartoon americani anni sessanta, è la parodia dei comportamenti
"maccartisti" dell'America di quegli anni, accecata dalla paura del comunismo.[12]
Il carrettiere
C'era una volta un
uomo che per mestiere trasportava gente e cose col suo carro.
Un mattino presto, andato nella stalla per attaccare il cavallo al carro, trova
l'animale con la criniera tutta intrecciata.
Perplesso, si sofferma a sciogliere i crini, poi attacca il cavallo e va al
lavoro.
Il mattino dopo,
stessa faccenda: la criniera del cavallo era da capo tutta intrecciata.
A quel punto, non
sapendo che pesci pigliare, il carrettiere si reca a chiedere consiglio ad un
uomo del paese che di queste cose se ne intendeva.
Ascoltato il
racconto l'uomo gli disse che era sicuramente opera di una strega, perche' solo una strega poteva fare una cosa del genere e
in una notte sola.
E per scoprirla,
doveva fare cosi': nascondersi al tramonto nella
stalla e stare ad aspettare. Se vedeva arrivare un gatto, doveva saltar fuori e
afferrarlo per la coda. Ma
che stesse attento! Una volta presa la coda del gatto, questa sarebbe diventata
un ciuffo di capelli di donna... e alla domanda della strega su cosa fosse quel
che teneva in mano non avrebbe dovuto rispondere con "capelli", ma
con qualcos'altro.
Cosi' il carrettiere
torna a casa e s'appresta a mettere in pratica il consiglio. Al tramonto va
nella stalla e si nasconde dietro un mucchio di fieno.
Aspetta aspetta, a mezzanotte ecco che entra un gatto. Allora lui salta
fuori e l'afferra per la coda, che istantaneamente si trasforma in capelli.
Il gatto allora
lesto gli domanda: "che sono questi?".
E lui: "crine di cavallo!".
E subito il gatto
si trasforma in una giovane ragazza nuda... che pero'
gli fa subito una proposta: se l'uomo non raccontava niente a nessuno, in
cambio sarebbe stato protetto dalle fatture per sette generazioni.
E cosi' l'uomo accettò la proposta, dando alla giovane un
mantello per coprirsi e riaccompagnandola anche a casa.
Il gatto-strega (sardegna)
In una fredda
serata d'inverno di tanto tempo fa in un paese della sardegna,
mentre il vento fischiava forte, una donna di una certa età se ne stava in
casa, al focolare ad arrostire fave. Sulla finestra vicina, un gatto se ne
stava ad osservarla, miagolando a piu' non posso.
Ad un certo punto, la donna, stanca di questo continuo miagolio, si gira verso
il gatto e gli fa: "Che hai da miagolare? Vuoi delle fave arrosto?"
E il gatto
sorprendentemente rispose: "denti non ne ho"
La donna, nemmeno
troppo interdetta da questo fatto, gli fece eco: "denti non ne hai? Ora ti
faccio vedere io!"
E preso
l'attizzatoio, si volse verso il focolare e rovesciò il treppiede.
Appena fu fatto,
il gatto d'improvviso divenne una vecchia: era la vicina di casa, con la quale
tra l'altro, la donna non andava d'accordo.
A quel punto, fu
enorme la soddisfazione della scoperta! Finalmente la donna poteva svergognare
la vicina con tutto il paese, presentandola per quello che era, non una brava
vecchia come tutti ritenevano, ma una strega che si trasformava in animale per
andare a spiare i fatti degli altri!
La Strega Micillina (piemonte)
Si narra che verso
la meta' del '500 fosse vissuta in Piemonte una
strega chiamata Micillina, bruciata sul rogo dopo un
processo.
Nata a Barolo, si marito' con un uomo di Pocapaglia, ma le cose non andavano bene. La gente diceva
che la donna aveva il potere di uccidere fulminando la gente con lo sguardo, di
deformare i bambini, gettare il malocchio e colpire gli animali.
Il marito cerco' di risolvere la cosa in maniera energica.
Ma un giorno, dopo l'ennesima dose di bastonate, caccio'
la moglie di casa. Micillina decise di vendicarsi e chiamo' il diavolo per aiutarla; questi non la fece
attendere, suggerendole cosa fare. La strega ando'
quindi al campo dove lavorara il marito e con una scrollatina all'albero su cui lui era arrampicato, diventò
vedova.
Cosi' Micillina continuo' con le sue
fatture e un di' se la prese col fornaio del paese. In quei tempi, era il
fornaio che passava di casa in casa a prendere l'impasto del pane, per cuocerlo
nel forno comune del paese.
Cosi' si recava anche
da micillina. Ma un giorno arriva, la chiama e questa
non risponde. La chiamo' tre volte, ma niente. Allora
se ne torno' al forno… ma poco dopo mori'.
Pero', dopo un altro
poco di tempo, in cui la donna continuo' con le sue
fatture, Micillina fu arrestata, costretta a
confessare e condannata al rogo.
Ma mentre veniva condotta al luogo della condanna, si iniziarono a sentire
nell'aria strani voci e suoni, mentre dal cielo cadevano rotoli di spago. Erano
le streghe colleghe che le dicevano "Attaccati, attaccati Micillina", ma lei non poteva perche'
il prete di fianco a lei le tirava addosso l'acqua santa.
Cosi' la strega fu
bruciata, si dice sopra un masso chiamato "Bric
d'la masca Micillina",
dove ancora oggi pare si possano vedere delle macchie rosse, che ne' vento ne'
pioggia cancellano.
Nonostante la
morte della strega, i problemi a pocapaglia non
cessarono, e la gente diceva che era colpa delle streghe che si vendicavano
della sorte di Micillina.
Il giovane e la pecorella (piemonte)
Questa leggenda
ricorre in varie parti del Piemonte. Cambiano i paesini, ma la storia rimane
praticamente identica.
Si racconta che
tanto tempo fa, una sera, un giovanotto stava andando a trovare la sua
fidanzata, che abitava in un paese poco distante.
Lungo la strada,
che passava per un bosco, il ragazzo senti' dei
rumori, e trovo' una pecorella che s'aggirava
smarrita tra i cespugli: appena lo vide gli si avvicino',
come per farsi prendere. Dopo un'attimo di
riflessione, il giovane le disse "che ci fai qui tutta sola? Vieni con me
che ti porto a casa della mia fidanzata" e se la mise sulle spalle.
Mentre camminava,
visto che non c'era nessuno, si mise a parlarle come se fosse stata una
persona. Cammina cammina, il peso della pecora
aumentava. Eppure, piccola com'era non avrebbe dovuto essere tanto faticoso
trasportarla.
Ma piu' il ragazzo andava avanti, piu'
la pecora sembrava aumentare di peso. Ad un certo punto, arrivato ad una salita
ripida, il giovane non ce la fece piu' e lascio' andare la pecora dicendo: "vai da sola che non
riesco piu' a reggerti".
Appena lasciata,
la pecorella cadde e si mise a ruzzolare per il pendio gridando, finche', finita la caduta fini'
contro un masso. Allora ci fu un lampo di luce… e la pecora spari'.
Sbigottito e
spaventato l'uomo allora capi' che quella che credeva
una pecorella era in realta' una strega. Chissa' che sarebbe capitato se non l'avesse lasciata
cadere! Di sicuro qualche guaio. Quindi ringraziando il signore, il giovane
s'affretto a lasciare il bosco e una volta al paese racconto'
la sua disavventura.
Da quella volta
nessuno passo' piu' di
notte per quel bosco, per paura di incontrare la strega.
La Masca Marchesa (piemonte)
Nella zona del Canavese, tra i paesi di Forno e Levone,
viveva si dice nel 1839, una vecchia masca chiamata
"la Marchesa".
Secondo le storie, la stessa donna affermava di conoscere e usare la magia,
leggere nel pensiero, e avere buoni rapporti con il diavolo.
Si diceva che al
fianco portasse sempre un falcetto, e che fosse capace, con una fettuccia
legata alla gamba, di coprire lunghe distanze in pochissimo tempo.
Successe un
giorno, che mentre tornava da Volpiano, ove si era
recata a lavorare con altre persone del suo paese, affermo'
che era in grado di tornare a Crosaroglio ben prima
dei compagni. Questi lo presero per uno scherzo e si fermarono a bere in un'
osteria.
Ma quando alla
fine raggiunsero Crosaroglio, la Marchesa era gia' nel suo orto intenta a zappare, ancora con la
fettuccia legata alla gamba.
Quando fu proprio
vecchia, e vicina a morire, la Marchesa chiese che qualcuno le sciogliesse la
fettuccia dalla gamba. Ma nessuno si fece avanti: sapevano che in quel modo, i
poteri della strega sarebbero finiti sullo sventurato che aveva compiuto il
gesto.
Alla fine si
decise una cognata, che ando' da lei e le slego' la fettuccia... e cosi'
divenne una masca anche lei!
L'arco delle streghe
Si racconta in una
leggenda di una strega che con una pozione, aveva fatto morire un forestiero di
passaggio che le aveva domandato una pozione o un incanto per farlo tornare
giovane. Scoperto il malfatto, la strega era stata subito imprigionata in una
torre sopra appunto il famoso "arco delle streghe". Visto che la
condanna era il rogo, la strega fece un incantesimo e fuggi'.
Quindi, quando il
sorvegliante il giorno successivo ando' li' per vedere la prigioniera, non trovo'
piu' nessuno. Al posto della strega vide solo
dell'erba bruciata in chissa' quale modo.
dalla notte successiva,
la gente dei dintorni inizio' a sentire dei lamenti
provenienti dalla torre, ormai deserta, e la storia inizio'
a circolare, anche se non si sapeva a chi appartenesse quella voce, se alla
strega stessa o all'uomo che aveva fatto morire avvelenato.
Il marito e la Janara (Campania)
Una vecchia
leggenda racconta che tanti anni addietro, una notte un uomo, svegliatosi
all'improvviso, si rese conto che la sposa non era a letto accanto a lui.
Allora si alzo' e si mise a cercarla per tutta la casa, ma cerca e
gira, non riusci' a trovarla, e se ne torno' a letto.
La notte successiva, incuriosito, pensò bene di spiare la moglie, per vedere
che mai facesse.
Fece cosi' finta di addormentarsi, e ad un certo punto vide la
donna che zitta zitta si alzava e andava a prendere
una boccetta. Con il contenuto inizi' a cospargersi il corpo, e finito cio' si lancio' dalla finestra
prendendo il volo.
A quella vista il
marito rimase stupefatto e il giorno dopo decise di sostituire il magico
unguento con dell'acqua.
Alla terza notte, la moglie che nulla sospettava, attese che l'uomo
s'addormentasse, e quando le parve immerso nel sonno, s'alzo' e ando' a prendere la sua boccetta per ungersi e lanciarsi di
nuovo in volo, ma precipitò nel cortile sottostante.
Dopo il tonfo, il
marito scese a soccorrerla, e mentre la stupefatta donna lo guardava dolorante,
le disse: "Meglio na mugliera cu 'e cosce rotte,
ca janara".
(Traduzione: "Meglio una moglie con le gambe rotte, che strega")
Le streghe di Masceta (Toscana)
In Garfagna, proprio ai piedi del paese di Magliano,
sul lato a sinistra della piccola valle, tra secolari alberi di castagno, nei
tempi andati c'era una sorgente d'acqua freschissima, che era chiamata la fonte
di Masceta.
Si narra che tanto
tempo fa, in una notte di luna, un uomo del borgo, andando verso la fontana, si
trovò improvvisamente davanti ad una scena incredibile: alla luce di un falo', giovani donne scarmigliate e mezze nude, danzavano
selvaggiamente.
Alla vista
dell'uomo, le donne, che erano streghe, gli si gettarono contro. Il poveraccio,
vedendosi perduto, prese il suo coltello a serramanico e formando una rozza
croce, riusci' a salvarsi.
Da quella volta,
dopo il tramonto, chi andava alla fonte, non mancava di portare con sé un
piccolo rosario o un altro segno sacro.
Il pescatore e le streghe (Friuli)
C'era una volta un
pescatore che quando andava a prendere la barca per andare a pescare, al
mattino, non la trovava mai dove l'aveva lasciata la volta prima, e la trovava
pure con dell'acqua dentro, come se fosse stata adoperata durante la notte.
Un bel giorno,
stancatosi della cosa, si nasconde dentro la prua della barca dove stavano le
reti. Si mise ad attendere, ma, non arrivava nessuno. Ma ecco che verso la
mezzanotte arrivano sette vecchie che salgono sulla barca senza esitazione.
La piu' vecchia ordina a voce alta: "Avanti per
sette", ma la barca rimane ferma. E lei di nuovo: "Avanti per
sette!", ma la barca rimane sempre ferma (e non poteva muoversi per il
fatto che con il pescatore erano in otto). Quindi la donna esclama con tono di
rimprovero: "Avanti per otto, allora!", e la barca scivola lungo
l'Anfora e poi nel mare, finche' non arrivano in un
luogo dove le donne scendono.
Il pescatore, dopo
avere aspettato che fossero scese tutte e allontanate, scende anche lui e si
ritrova in un posto bellissimo, pieno di piante, di fiori e di frutti di ogni qualita', e da lontano riesce a vedere le donne che fanno
una grande festa insieme ad altre. Quello era il famoso prato della Maganza. Per paura di essere scorto, subito si nasconde di
nuovo nella barca, ma prima raccoglie uno di quei bellissimi fiori che
crescevano li'.
Prima che si alzi
il sole, le sette donne (che erano delle streghe) ritornano sulla barca. E la piu' vecchia di nuovo ordina : "Avanti per
sette!". Ma la barca non si muove. E la donna: "Avanti per otto,
allora!", e dice piano fra se': " Vecchie
come siamo, non avrei mai pensato che una di noi fosse incinta...".
E la barca si avvia e ripercorre il tragitto precedente fino a raggiungere il
suo posto sulla riva del fiume.
Le vecchie scendono e si salutano: "Arrivederci alla prossima notte".
Il pescatore,
meravigliato per tutto cio' che aveva visto, il
mattino seguente, di domenica, va alla messa e si appunta sulla camicia, tutto
borioso, il fiore che aveva raccolto durante la notte.
Appena giunto
sulla porta della chiesa, una donna lo ferma: "Allora eri tu
l'ottavo!", dice, "Sei venuto con noi nel prato della Maganza la notte scorsa. Ricordati di non confidare a
nessuno quello che hai visto, altrimenti avrai soltanto disgrazie. E getta via
anche quel fiore, che nessuno deve sapere che esistono posti simili".
Il pescatore, per
la gran paura presa, fece come gli aveva detto la strega. E da allora
nessuno gli tocco' piu' la
barca.
Lo pian dle mahque:
Il pianoro delle streghe (piemonte)
Il
pianoro delle streghe e’ una spianata su di una cresta che unisce Cima Rosta a
Cima Loit, tra il vallone di Guaria
e la conca sopra il santuario di Prascondù, nel
comune di Ribordone.
In questo luogo si
dice che si ritrovassero le masche a far convegno.
Una delle storie
in merito narra di un gruppo di cacciatori che proprio li’
scorsero sette bellissimi camosci. Subito fecero fuoco sulla selvaggina, ma
senza ottenere nemmeno la fuga degli animali. Al secondo tentativo fecero
nuovamente cilecca, e quando provarono ad avvicinarsi, i camosci scomparvero
nel nulla. Che fossero proprio le masche?
Un’altra narra di
un calderaio della val Soana, che di passaggio nel
genovese per affari si fermo’ in un’osteria. Li’ incontro’ una donna, mai
conosciuta, che si mise a fissarlo in maniera imbarazzante, finche’
non gli si avvicino’ dicendo: “io ti conosco… passo
spesso dalle tue parti”.
Allora il
calderaio, tranquillizzato e contento di trovare qualcuno con cui parlare, domando’ alla donna in quale luogo si recasse a
soggiornare, quando passava dalla sua valle.
E a quella
richiesta, la donna rispose ridendo: “al pian dle mahque”, e scomparve lasciando l’uomo con un palmo di naso.
Le masche della montagna (piemonte)
Si diceva una
volta di una vecchia e di suo figlio che vivevano in montagna con due pecore. Piu’ in alto, in una cascina stavano invece madre, figlia e
due capre.
I due giovani
iniziarono a frequentarsi, e il ragazzo innamorato andava spesso a trovare la
fidanzata.
Ma la vecchia, la
madre del ragazzo, quando si accorse del fatto, mise una croce al collo del
figlio, e gliene diede un’altra da portare alla ragazza, perche’
ne’ lei ne’ la madre le piacevano. Lui ubbidi’ di
buon grado, e consegno’ la croce alla ragazza, che in
cambio gli diede uno scialle da portare a sua madre.
Ma questa non
volle ne’ usarlo ne’ toccarlo, anzi, disse al figlio: “appendilo a quella
pianta li’”, e quando lui attacco’
lo scialle all’albero, questo avvampo’ in una
fiammata.
Allora la donna
disse al figlio : "Vedi che avevo ragione, che non sono persone da
frequentare? Hanno qualche potere diabolico, sono dei mascun!".
Cosi’ il ragazzo si reco’ dalla fidanzata e dalla madre per dirgli cos’era
successo, ma quando arrivo’ dove doveva essere la
cascina, non trovo’ piu’
nulla. Niente ragazza, niente capre, e nemmeno la casa.
Disperato si mise
in cerca della ragazza, ma fini’ per cadere in un
precipizio e mori’, certo per intervento delle due
donne che avevano voluto portarlo con loro.
Il violinista e il ballo delle streghe (Toscana)
Una notte, un
pastore di Fornovolasco, che era anche un bravo
violinista, venne svegliato da due donne che lo portarono ad una festa a
"Pian delle Noci".
Appena fu li' il pastore violinista si rese conto di essere
circondato da streghe, e quando inizio' a suonare
queste si misero a danzare come folli.
Nel mezzo di questo ballo forsennato, di tanto in tanto le streghe gettavano
delle monete al violinista.
Questo duro' fin verso le quattro, quando poi le streghe si
allontanarono svanendo nell'aria. Allora l'uomo torno'
a casa, e si mise a dormire, ancora frastornato per l'accaduto.
Il mattino dopo, a
mente piu' lucida, decise di contare le monete
gettategli dalle streghe, ma si accorse amaramente che eran
diventate tutte sterco di capra.