Tumore

Quando le normali cellule sono danneggiate, esse vengono eliminate mediante apoptosi. Le cellule cancerogene evitano l'apoptosi e continuano a riprodursi in maniera irregolare.

Il tumore (dal latino tumor, rigonfiamento) o in senso generale neoplasia (dal greco neo, nuovo, e plasìa, formazione) si presenta sia in forma benigna che in quella maligna (assumendo in questo secondo caso il nome di cancro), è una intera classe di malattie caratterizzate da una incontrollata riproduzione di alcune cellule dell'organismo, che smettono di rispondere ai meccanismi fisiologici di controllo cellulare a seguito di danni al loro patrimonio genetico.

Indice

·                     1 Descrizione

·                     2 Caratteristiche

·                     3 Terapie

·                     4 Comportamento biologico: benignità e malignità

o                4.1 Diagnosi

o                4.2 Caratteristiche

·                     5 Tipi di tumori: nomenclatura e classificazione

·                     6 Epidemiologia dei tumori

·                     7 Voci correlate

·                     8 Altri progetti

·                     9 Collegamenti esterni

·                     10 Note

Descrizione

Affinché una cellula diventi tumorale, deve accumulare una serie di danni al suo sistema di controllo della riproduzione. Tutte le cellule cancerose e precancerose presentano alterazioni, spesso molto estese, del loro assetto cromosomico (cariotipo): il numero di cromosomi presenti nel loro nucleo può essere alterato e i cromosomi stessi sono danneggiati, multipli o mancanti (aneuploidia

): questa osservazione, fatta all'inizio del XX secolo da David von Hansemann e Theodor Boveri, fu la base della teoria dei tumori come "malattie cromosomiche" accettata in medicina fino alla scoperta della struttura del DNA a metà del secolo scorso e del meccanismo delle mutazioni genetiche.

L'alterazione cromosomica delle cellule tumorali è talmente estesa da fornire la prova che in ogni caso di tumore tutte le cellule cancerose discendano da una unica cellula madre mutata (popolazione cellulare clonale): tutte infatti condividono la stessa esatta forma di danno genetico, tanto complessa da rendere altamente improbabile l'eventualità di due cellule madri diverse che hanno subito per caso la stessa serie di mutazioni.

Alla base della patogenesi del tumore c'è la mutazione di determinati geni:

Questi ultimi sono quelli che garantiscono la stabilità genetica perché se altri geni sono mutati per azione per esempio di agenti cancerogeni, questi riparano il DNA prima che vada incontro alla replicazione, prima cioè che queste mutazioni diventino stabili. Il casuale disordine genetico che caratterizza le cellule tumorali spiega l'estrema variabilità per aspetto, effetti, sintomi e prognosi delle molte forme di cancro note. Il grado di aneuploidia, cioè il numero e l'entità dei difetti cromosomici, viene impiegato nelle biopsie come misura del potenziale canceroso di eventuali cellule anomale riscontrate.

Il cancro può colpire persone di ogni età, ma le persone anziane sono colpite con maggiore frequenza, perché i danni genetici tendono ad accumularsi con il tempo. Nei paesi sviluppati il cancro è una delle prime cause di morte. Le mutazioni necessarie che una data cellula deve accumulare per dare origine a un cancro sono i seguenti, e sono comuni a tutti i tipi di cancro:

  1. acquisizione dell'autonomia moltiplicativa per sopravvenuta incapacità a sottostare ai meccanismi regolatori della proliferazione cellulare;
  2. assenza di inibizione dipendente dalla densità (le cellule normali si moltiplicano fino a una definita densità cellulare, raggiunta la quale diventano quiescenti);
  3. ridotta capacità di adesione con altre cellule o componenti tissutali;
  4. assenza di matrice extracellulare (spesso digerita da proteasi) che favorisce l'invasione di tessuti normali adiacenti;
  5. angiogenesi: formazione di nuovi vasi sanguigni per fornire ossigeno e fattori nutritivi alle cellule tumorali;
  6. riduzione o perdita della capacità differenziativa;
  7. acquisizione della capacità di replicazione illimitata per effetto dell'espressione della telomerasi;
  8. riduzione o perdita della possibilità di andare incontro a morte cellulare programmata (apoptosi
  9. ).
  10. perdita della cosiddetta inibizione da contatto.

Oltre a queste possono verificarsi (e di solito si verificano) anche altre mutazioni, dipendenti dal particolare tipo di cellula originaria e dalla esatta sequenza dei danni genetici.

Caratteristiche

I tumori, nonostante il meccanismo generale di origine sia unico, possono manifestare una gamma molto vasta di evoluzioni e sintomatologie. In tutti però è costante un aumento del numero di cellule cancerose, dovuto alla maggiore velocità di riproduzione cellulare, per cui un maggior numero di cellule tumorali si moltiplica ed un minor numero di esse muore, mentre quelle che sopravvivono continuano a moltiplicarsi. Di solito la crescita di un tumore segue una legge geometrica: è molto lenta all'inizio, ma accelera all'aumentare della massa del tumore. La dimensione critica di un tumore è di circa 1 centimetro cubico: raggiunta tale dimensione il tumore inizia a crescere molto velocemente e a dare luogo ai primi sintomi, e diventa rilevabile con visite mediche e analisi (marker tumorali presenti nel sangue); spesso però i sintomi iniziali vengono ignorati o sottovalutati.

Carcinoma squamoso della laringe (ben differenziato).

La neoplasia può avere origine benigna o maligna a seconda delle caratteristiche delle cellule neoplastiche. In particolare si chiama cancro quando ha caratteristiche infiltranti (cioè si infiltra negli organi adiacenti), aspetto morfologico molto dissimile dalla cellula di base e presenta la caratteristica di recidivare molto spesso dopo resezione chirurgica. Si definisce invece tumore quando ha caratteristiche non infiltranti ma espansive (provoca quindi dolore da compressione), aspetto morfologico non molto dissimile dalla cellula di base e presenta un basso tasso di recidiva dopo asportazione chirurgica.
Il termine tumore, che letteralmente significa tumefazione, è stato coniato sulla base dell'aspetto macroscopico della maggior parte dei tumori che si presentano molto frequentemente, ma non sempre, con una massa rilevante sul sito anatomico di origine. Il termine neoplasia, che letteralmente significa nuova formazione, è sinonimo del precedente ma prende in considerazione, più che l'aspetto esteriore della massa, il contenuto cellulare della stessa che è costituito da cellule di "nuova formazione".

Infine il termine cancro (granchio) è stato coniato sulla base dell'osservazione che le cellule neoplastiche nel corso della loro moltiplicazione formano propaggini che avvinghiano le cellule normali vicine e le distruggono, così come il crostaceo fa con le sue chele nei riguardi della preda.
La branca della medicina che si occupa di studiare i tumori sotto l'aspetto eziopatogenetico, diagnostico e terapeutico è definita oncologia.

Terapie

Il problema principale nella terapia dei tumori è che il sistema immunitario del paziente non distingue le cellule tumorali da quelle sane, e quindi non reagisce alla loro presenza, o nei casi in cui reagisce non lo fa con sufficiente energia. Inoltre poiché strutturalmente le cellule tumorali sono ancora, di massima, cellule umane, anche gli antibiotici e gli antivirali non hanno alcun effetto su di esse: non solo, ma qualunque farmaco studiato per agire contro cellule tumorali deve essere testato con estrema attenzione per verificare che non agisca anche sulle cellule normali dell'organismo. La grande velocità di riproduzione delle cellule cancerose le rende però molto più vulnerabili alle radiazioni rispetto ai tessuti sani: questa debolezza viene sfruttata per curare molti tipi di tumore solido con la radioterapia (bombardamento con raggi gamma) nel tentativo di uccidere più cellule maligne possibili.

La chemioterapia invece sfrutta la sensibilità specifica dei singoli tumori a determinate sostanze, e per ogni paziente viene studiata una miscela personalizzata di più farmaci. Quasi sempre in questo "cocktail su misura" sono presenti uno o più inibitori della mitosi, come il tassolo e suoi derivati, per ostacolare la proliferazione cellulare: sono questi i responsabili della alopecia (perdita dei capelli e dei peli) che affligge i pazienti sottoposti a chemioterapia.

L'efficacia delle terapie tradizionali risulta potenziata da applicazioni di ipertermia oncologica, una terapia riconosciuta dal sistema sanitario nazionale italiano (codificata nel prontuario terapeutico con il codice 9985.2 ), inserita nei livelli minimi assistenziali ma ancora poco presente nelle strutture ospedaliere italiane.

La terapia del cancro ha, come obiettivo ideale, l'eliminazione dall'organismo di tutte le cellule tumorali. Quando questo obiettivo viene raggiunto, si ottiene la guarigione completa. Nonostante un grande sforzo di ricerca, tale obiettivo non viene raggiunto in molti casi; il ruolo delle cure mediche resta comunque importante anche nei casi in cui la guarigione completa non venga raggiunta, perfino nei casi in cui le cure consistono nella sola terapia palliativa, il cui importantissimo obiettivo è il sollievo di sintomi, in particolare del dolore, ed il miglioramento della qualità della vita del malato.

In generale, la terapia del cancro - per quanto riguarda l'obiettivo di guarire l'organismo malato, di ridurre l'estensione della malattia ottenendo una regressione parziale, o di rallentarne la progressione - si basa sull'applicazione di una serie di tecniche diverse integrate fra di loro, con protocolli specifici per lo specifico tipo di cancro e per le caratteristiche del paziente, ferma restando la libertà di scelta del paziente fra i diversi approcci possibili e il suo consenso informato al protocollo proposto.

Poiché il cancro colpisce più frequentemente la popolazione anziana, in molti casi la regressione parziale o anche il semplice rallentamento della progressione equivale, in sostanza, alla guarigione completa, in quanto libera il malato dai sintomi di malattia per tutto il suo periodo di vita residua.

Le tecniche utilizzate sono:

Comportamento biologico: benignità e malignità

I tumori si suddividono in:

Diagnosi

La natura dei tumori e la loro estensione nell'organismo (stadiazione) viene diagnosticata preliminarmente con l'esame clinico, integrato dai dati di laboratorio e dalle tecniche di diagnostica per immagini (ecografia, esami radiologici tradizionali o computerizzati (TAC), scintigrafia con radioisotopi, imaging a risonanza magnetica, PET); la conferma diagnostica della natura, del grado di malignità (grading) e dell'estensione dei tumori (staging) spetta ancora all'anatomia patologica ed in particolare all'esame istologico dei tessuti, sempre più spesso integrato da tecniche di smascheramento di antigeni (ad esempio, mediante le colorazioni immunoistochimiche) o di tecniche di biologia molecolare per lo studio degli acidi nucleici (genomica) o delle proteine (proteomica).

Inoltre esiste una classificazione internazionale per descrivere il tumore, la TNM.

Caratteristiche

Caratteristiche

Tumori benigni

Tumori maligni

Struttura

Il tessuto neoplastico:

Il tessuto neoplastico:

Crescita

Espansiva: il tumore cresce lentamente, è ben delimitato e spesso contenuto in un feltro di fibre reticolari e collagene; si espande comprimendo i tessuti circostanti ma non si infiltra in essi.

Infiltrativa/Espansiva: il tumore non ha confini netti, e oltre a crescere di volume si infiltra nei tessuti circostanti, invadendoli.

Velocità di crescita

Solitamente lenta.

Solitamente veloce.

Recidiva in loco (dopo intervento chirurgico)

Raramente.

Spesso.

Metastasi a distanza

No.

Spesso.

Danni all'organismo

Il tumore provoca:

Il tumore provoca:

Prognosi

Normalmente fausta.

Normalmente infausta.

L'infiltrazione delle cellule neoplastiche non si arresta di fronte alla parete dei vasi linfatici, dei capillari e delle venule che possono essere invase, con la conseguenza che le cellule tumorali raggiungono i linfonodi o il circolo saguigno dando inizio a quel processo noto con il termine di metastatizzazione. Un'altra caratteristica dei tumori maligni è la "recidiva", cioè il rischio di riformazione del tumore nel sito di origine dopo l'asportazione chirurgica.

I tumori maligni, infine, se non rimossi per tempo danno luogo alla cachessia, cioè ad un progressivo e rapido decadimento dell'organismo, che va incontro ad una notevole perdita di peso ed a fenomeni di apatia e astenia.

Tipi di tumori: nomenclatura e classificazione

Nonostante che i termini nomenclatura e classificazione vengano usualmente considerati sinonimi, si tratta di concetti molto differenti. La nomenclatura dei tumori consiste nell'assegnazione di un nome alle singole entità tumorali; la classificazione significa invece la loro suddivisione in classi, in genere ad organizzazione gerarchica, in base a criteri di varia natura (assi di classificazione).

La nomenclatura dei tumori si fonda generalmente sulla morfologia microscopica (con una nomenclatura indicata da organizzazioni internazionali come il WHO, intimamente collegata all'istogenesi (tessuto di derivazione) e al comportamento biologico (benignità o malignità) delle neoplasie ; applicato correttamente la nomenclatura, è possibile applicare un sistema di codifica. Un esempio di sistema di codifica delle malattie, tumori compresi, è lo SNOMED.

Esempi di classificazione sono, invece, la classificazione per organo di insorgenza e la classificazione per estensione della malattia; l'estensione della maggior parte dei tumori maligni nell'organismo (lo stadio) viene classificata, in genere, attraverso il metodo TNM proposto e tenuto aggiornato dalla UICC.

Di seguito alcuni esempi di tumori:

Tessuti di derivazione

Tumori benigni

Tumori maligni

Tessuti mesenchimali non linfo-emopoietici

Tessuti mesenchimali linfo-emopoietici

  1. Tessuto linfoide
  2. Tessuto mieloide

 

Tessuti epiteliali

Tessuti nervosi

Tessuto produttore di melanina

Nevo melanocitico

Melanoma

Tessuto epiteliale coriale

 

Corionepitelioma

Tessuti embrionali

Teratoma

Carcinoma embrionale

Epidemiologia dei tumori

Le neoplasie sono delle patologie in costante crescita negli ultimi anni, anche in seguito all'allungamento della vita media globale degli individui. Sono infatti patologie per la maggior parte incidenti in età avanzata (basti pensare al tumore del colon-retto, i cui picchi di incidenza si hanno verso i 65 anni). Per questo costituiscono motivo di discussione e ricerca in ambiente geriatrico, specialmente in considerazione del fatto che l'aspettativa di vita, anche nelle fasce d'età più avanzate, è sempre superiore a quella concessa mediamente dall'evoluzione naturale del tumore.

 

Tumori e fattori di rischio in paesi sviluppati

Tumori e fattori di rischio in paesi sviluppati

Voci correlate

 

Cirrosi epatica

Cirrosi epatica

Cirrhosis high mag.jpg

Cirrosi epatica

Malattia rara

 

La cirrosi epatica è una malattia del fegato, caratterizzata dalla presenza a livello epatico di necrosi, fibrosi e noduli di rigenerazione.

Indice

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·                     1 Patogenesi e Anatomia Patologica

·                     2 Cause

·                     3 Sintomi

·                     4 Complicazioni

·                     5 Terapia

·                     6 Prognosi

·                     7 Collegamenti esterni

Patogenesi e Anatomia Patologica

Lo stimolo infiammatorio di lunga durata a carico del fegato porta le cellule infiammatorie, le cellule di Kuppfer (ovvero i macrofagi residenti a livello epatico) e le piastrine a produrre particolari citochine (IL2, IL6, TNF alfa, PDGF, TGF beta) che a loro volta determinano la trasformazione della cellule di Ito (le cellule lipofile presenti a livello epatico che normalmente hanno lo scopo di accumulare lipidi e vitamina A) in miofibroblasti, ovvero cellule contrattili (grazie all'actina) che producono collagene di tipo I e III, fibronectina e proteoglicani. Tali prodotti si depositano inizialmente solo a livello dello spazio di Disse (tra epatociti e sinusoidi), rendendosi in tal modo responsabili della "capillarizzazione" dei sinusoidi epatici, e poi a ponte fra gli spazi porto portali e porto cavali, formando i noduli di rigenerazione.

Cause

In passato, non conoscendo ancora l'importanza dei virus dell'epatite B e C, si pensava che la causa più comune fosse l'alcolismo cronico (cirrosi alcolica). Ora sappiamo che l'alcolismo può portare alla cirrosi alcolica, ma ancora più frequentemente è una concausa aggravante di preesistenti (spesso non conosciute) epatiti virali croniche B o C. Infatti l'abuso di alcol è capace di dimezzare il tempo di insorgenza della cirrosi in un paziente già affetto da epatite virale cronica (da circa 20-30 anni a 10-15 anni). In particolare per quanto riguarda l'alcol, si considera potenzialmente dannosa un'assunzione di più di 50 g di alcol al giorno per più anni. L'introito di alcol si misura in grammi considerando che una birra (da 33 cl), un bicchiere di vino o un bicchierino di superalcolico hanno all'incirca lo stesso contenuto di alcool (10 g).

Cause principali sono in Italia (90% circa):

Meno frequenti invece:

Parte delle cirrosi restano tuttavia ad eziologia ignota, c.d. cirrosi criptogenetica. Per queste ultime, le ipotesi attualmente prese in considerazione riguardano la possibilità che la cirrosi sia il quadro terminale di disordini metabolici di lunga durata, quali ipercolesterolemia e intolleranza glucidica, che rientrano nel quadro della sindrome metabolica. Infatti in questi disordini si riscontra spesso un quadro istologico di steatosi non alcolica (abbreviata in NAFLD, da Non-Alcoholic Fatty Liver Disease), dal quale si può passare alla steatoepatite non alcolica (abbreviata in NASH, da Non-Alcoholic SteatoHepatitis), ed eventualmente alla cirrosi.

Sintomi

Durante lo stadio iniziale della malattia, la cirrosi è asintomatica, si parla infatti di cirrosi compensata. È possibile che passino diversi anni senza accorgersi dei danni che il fegato sta subendo. Ciò è dovuto al fatto che la pressione sanguigna della vena porta non è ancora eccessivamente alta e al fatto che esista ancora un buon numero di epatociti capaci di svolgere le loro funzioni in modo adeguato. Se durante questo periodo non viene iniziata alcuna terapia e non viene eliminata la causa della malattia, la pressione della vena porta continua ad aumentare e sempre un minor numero di epatociti potrà sopperire a quelli inizialmente già distrutti. I primi sintomi avvertibili dopo una continua degenerazione epatica sono: perdita di appetito, di peso e di massa muscolare. Negli stadi avanzati della malattia, durante la cosiddetta cirrosi scompensata, compaiono ittero, aumento di volume dell'addome (ascite), edemi agli arti inferiori, prurito, piastrinopenia con alterazioni della coagulazione e facili sanguinamenti (ecchimosi e petecchie).
Possibili sono anche problemi alla cute (eritemi palmari, angiomi) spider naevi, ginecomastia nell'uomo, rarefazione dei peli.

Complicazioni

La diminuzione della funzionalità del fegato e l'alterazione della sua architettura comportano complicazioni quali:

Queste complicanze fanno definire la cirrosi in fase di scompenso.

Terapia

Nelle fasi iniziali della malattia, la terapia si basa sull'allontanamento dei fattori di rischio e degli agenti eziologici (astensione dall'alcool, terapia anti-virale per i virus B e C) e in una dieta equilibrata che aiuti la rigenerazione del fegato; occorre anche una terapia farmacologica che riduca il rischio di complicanze. Nel caso, ad esempio, di varici secondarie ad ipertensione portale saranno utilizzati farmaci beta-bloccanti, al fine di ridurre la pressione arteriosa splancnica e conseguentemente anche la pressione delle vene della circolazione intestinale e confluenti nella vena porta.

Le complicanze della cirrosi epatica sono trattate con terapie specifiche, farmacologiche e non.

Il paziente affetto da cirrosi epatica scompensata, quando è limitato nella autosufficienza, può essere trattato a domicilio con l'assistenza domiciliare epatologica.

Prognosi

La prognosi della cirrosi è differente in base al fatto che la cirrosi sia in uno stadio scompensato (ovvero in presenza di ascite, encefalopatia portosistemica, emorragia digestiva dovuta a ipertensione portale, peritonite batterica spontanea, sindrome epatorenale, epatocarcinoma), oppure in uno stadio compensato (in assenza delle sopracitate complicanze). Esiste poi un indice prognostico, ovvero il punteggio di Child Pugh, che comprende tre diverse classi A (5, 6 punti), B (7, 8, 9 punti), C (10, 11, 12, 13, 14, 15 punti) a ciascuna delle quali è associata una prognosi più o meno favorevole. I punti per ciascun parametro sono calcolabili facendo la somma dei singoli punteggi associati ai valori o al grado di ognuno dei parametri presi in considerazione.

PARAMETRO

1 punto

2 punti

3 punti

Bilirubina (totale)

< 2,0

2,0 - 3,0

> 3,0 mg/dl

Albumina sierica

> 3,5

2,8 - 3,5

< 2,8 g/dl

Tempo di protrombina (I.N.R.)

< 1,7

1,7- 2,3

> 2,3

Ascite

assente

scarsa

moderata

Encefalopatia epatica

assente

Stadio I - II

Stadio III - IV

La somma dei punti associati ai valori o al grado di ognuno dei singoli parametri, presi in considerazione dal punteggio di Child Pugh, può essere dunque compresa tra 5 e 15 e appartenere a una delle tre diverse classi: A (5, 6), B (7, 8, 9), C (10/15). La classe A ha la prognosi più favorevole.