Essere donna
a Bisanzio. La società bizantina ha sempre nutrito un atteggiamento ambivalente
nei confronti delle donne: se da una parte veniva denigrata con l’associazione
alla figura di Eva, causa del peccato originale, dall’altra parte era venerata
e identificata con
In genere la donna
poteva sposarsi e avere figli o intraprendere la vita monastica. In questa sede
tratterò la vita coniugale, lasciando alla seconda parte quella relativa alla
scelta del voto monastico.
Posiamo procedere alla
divisione in tre fasi della vita di una donna: l’infanzia, il matrimonio e la
maternità,
Avevano ben poche
possibilità nell’istruzione, che si limitava solo a saper leggere e scrivere, e
dedicavano il loro tempo a lavori domestici preparandosi all’attività
coniugale.
A Bisanzio la norma era
sposarsi in giovane età, e questo spiega l’età minima per il matrimonio: di 12
anni per le ragazze e di 15 per i ragazzi. Generalmente i matrimoni venivano
combinati dai genitori sulla base di valutazioni di carattere economico,
finanziario, agevolazioni in campo sociale e particolari legami familiari. Al
momento del fidanzamento lo sposo dava in pegno un dono prenuziale, chiamata
arra sponsalicia, che garantiva l’impegno reciproco. Poteva capitare che il
fidanzamento giungesse a conclusione, in questo caso se era lui a romperlo
allora lei poteva tenere l’arra, nel caso opposto lei doveva impegnarsi alla
restituzione del dono alla famiglia dello sposo. Nel contratto matrimoniale era
prevista la dote di lei, e anche un contributo del marito, detto donatio propter nuptias, che in età giustinianea era
di valore pari alla dote, poi diminuì il suo valore col tempo. Il rito
matrimoniale, le cerimonie e le celebrazioni costituivano l’insieme dello
sposalizio.
Lo scopo principale del
matrimonio era la generazione dei figli. Non esisteva un controllo delle
nascite, anche perché molte donne ambivano a partorire il maggior numero di
figli per assicurarne
Anche i metodi contro la
gravidanza erano molto vari: dall’astinenza totale raggiunta una certa età, al
ricorso di amuleti e pozioni per l’aborto da parte di donne adultere e
prostitute, oppure agli oggetti pesanti posizionati sul ventre per causare la
morte dell’embrione nel caso di gravidanza indesiderata. Nonostante ciò il
diritto civile e canonico condannavano seriamente l’aborto e l’adulterio in
qualsiasi caso. La vita quotidiana della donna consisteva nella preparazione
del cibo,nella cura dei figli, nel mantenimento della
casa e nella tessitura e filatura. La vedovanza era fenomeno molto comune,
poiché nella maggior parte dei casi i mariti erano più anziani delle mogli. La
donna in questo caso tornava in pieno possesso della dote e aveva la possibilità
di intraprendere un secondo matrimonio o la vita monastica di ritiro. Il voto
monastico restava la seconda scelta nella vita di una donna in alternativa al
matrimonio. La loro vita rimaneva così imperniata attorno alle funzioni
religiose e al supporto spirituale, e anche assistenza materiale, ai bisognosi.
Il monastero poteva
costituire per le giovani donne un rifugio e la possibilità di un’istruzione
altrimenti negata. Consuetudine voleva che presa la decisione di entrare in
monastero la famiglia donasse una somma in denaro, in cambio dell’affidamento
della figlia alle loro cure. Riguardo a ciò però non abbiamo nessuna
testimonianza scritta in nessun regolamento monastico. Il voto si prendeva
formalmente dopo un noviziato della durata di tre anni. Il monastero
rappresentava la salvezza anche per le orfane, che una volta accolte vi
restavano fino alla maggiore età: dopodiché potevano decidere se rimanervi o
rifarsi una vita sposandosi.
Altri motivi che
portavano le donne in monastero potevano essere la vedovanza, il maltrattamento
da parte del marito, le invasioni nemiche e i disturbi mentali. Per altre
ancora costituiva più una prigione che un rifugio poiché costrette da altri a
prendere i voti monastici. L’ambiente del monastero rappresentava per le donne
l’opportunità di assumere responsabilità maggiori, anche se la badessa poteva
venire esautorata dal suo incarico dall’autorità maschile se lo riteneva
necessario.
La vita di una ricca bambina bizantina era assai diversa da quella di una sua più primitiva parente germanica. Appena messa al mondo essa veniva affidata a una nutrice, che prendeva il posto vero e proprio della madre naturale; con essa, infatti, la bimba non aveva rapporti frequenti, ma quasi sempre formali. |
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In compagnia della "madre adottiva", la giovane non aveva rapporti col mondo esterno: essa viveva in un mondo lussuosissimo, fatto di preziosi ori e marmi, ovattato, ben protetto dalla realtà esterna. In questo luogo ameno la bambina giocava spensierata con i più ricchi giocattoli, spesso con bambole tanto belle da essere considerate opere d’arte, affiatandosi sempre di più con la precettrice; una volta raggiunta la prima adolescenza veniva spesso istruita da famosi dotti, il cui compito era di preparare la futura donna alle complicate regole di comportamento che la società pretendeva.
Pian piano che la crescita avveniva, essa era sempre più vorticosamente introdotta alla vita di gruppo, dalla quale non si sarebbe mai più separata.
Una volta giunta l’età di matrimonio, per noi piuttosto giovane, ma per quei tempi giudicata normale, la ragazza conosceva il marito prescelto dai genitori (pare che in questo campo molte culture si somigliassero) e convogliava con esso a faraoniche nozze.
La vita di mogli non si sarebbe molto distaccata da quella precedente: come abbiamo già visto la cura dei figli non era suo compito e alle faccende di casa non pensava certo lei, bensì un vero e proprio esercito di servitori. Il suo "lavoro" quotidiano era quindi quello di fare presenza agli innumerevoli appuntamenti e banchetti di cui la sua vita era fatta.
Tuttavia la
storia riporta numerosi esempi di donne che, giunte al potere, si sono
riconosciute o per l’amore, la pietà e la saggezza, o per la crudeltà e le
atrocità rivolte alla stessa prole (come
Come si può
capire dall’ambiente in cui viveva, anche la cura della sua persona era quanto
mai sfarzosa; si dilettava nella creazione di nuove ed esotiche fragranze di cui
si cospargeva spesso il corpo e il trucco e l’acconciatura erano sempre molto
curati. L’abbigliamento era assai sfarzoso, nonostante si potessero ancora
vedere i segni di una antica semplicità (gli abiti
degli Antichi Romani erano piuttosto disadorni): la donna indossava una tunica,
fermata da una fibbia d’oro sotto ad un preziosissimo mantello, ornato e
ricamato coi più ricchi materiali mentre le gambe erano coperte da ricche
stoffe e i piedi calzavano dei sandaletti dorati.
Il ruolo della donna nella società
La donna, pur nella sua
eguaglianza con l'uomo, ha ricoperto (e ricopre) ruoli molto diversi rispetto
all'uomo, nella società ella, anche nei paesi più avanzati, viene discriminata in
vari ambiti, anche se dal passato sono stati fatti ampi progressi. In molti
paesi del mondo la donna viene ancora considerata inferiore all'uomo nel
lavoro, nella famiglia, nella politica, a volte anche nella scuola o comunque
nel campo culturale.
Si spera che nel terzo millennio il suo nuovo ruolo di protagonista sia accanto
all'uomo, ma alla pari con lui, per le sue specifiche caratteristiche
psicofisiche finalmente conosciute e valorizzate.
Il primo piano il suo ruolo di donna non deve essere imitazione di quello
dell'uomo. In tutte le nazioni democratiche dell'occidente il mondo femminile
sta superando alla grande, come numeri, quello maschile.
Questo è il millennio della donna, basta che sappia valorizzare se stessa per
quello che è, la sua forza, la sua intuizione, non contro l'uomo ma per sé. Se
l'uomo è più portato al comando, alla tecnologia, la donna coprirà i ruoli
delle comunicazioni e dei rapporti sociali.