Il fiume nero che sta invadendo il Lambro

 

Un fiume di gasolio si è rovesciato nel Lambro. E’ fuoriuscito la notte di lunedì dalle cisterne della Lombarda Petroli di Villasanta e adesso minaccia di raggiungere il Po

 

Lambro, il mistero di quelle cinque ore trascorse dal sabotaggio fino all'allarme.
La ricostruzione delle comunicazioni la mattina del disastro, mentre la marea nera avanzava verso il Po. Alle 3.30 sono stati aperti i rubinetti, alle 8.30 le prime telefonate. Ma la fuga è stata fermata soltanto a mezzogiorno

 

La raffineria della Lombarda Petroli


Cinque ore di buio. Cinque ore in cui non squillano telefoni e non vengono dati segnali d’allarme. Quando alle 8.30 di martedì la Lombarda Petroli avvisa per telefono l’Agenzia regionale per l’ambiente che «è in corso uno sversamento di gasolio», nelle fogne di Monza sono già colati almeno 4mila metri cubi di carburante.

Il sabotaggio. Il petrolio sgorga dalle 3.30, riempie il piazzale del deposito, rende irrespirabile l’aria per chilometri. Una scena apocalittica e difficile da immaginare, di fronte a cui chiunque si sarebbe affrettato a chiamare i soccorsi. Invece no. Alla Lombarda Petroli, per 300 minuti, nessuno dà l’allarme. Fra le cose che i gestori dell’impianto dovranno spiegare a chi indaga sul disastro ambientale c’è anche quel ritardo, che ha contribuito a creare il mostro ecologico (8mila metri quadri di carburante) che, dopo avere contaminato il Lambro, ora avvelena il Po e minaccia il mare Adriatico.

Allarme rosso. La bomba è già completamente innescata: la massa di carburante, colata nei tombini della Lombarda Petroli, ha percorso sei chilometri di fogne, intasato il depuratore e cominciato a riversarsi nel Lambro. Alle 10.30 a San Rocco intervengono i vigili del fuoco. Alle 11 i Comuni del Lodigiano sono avvisati: «Si interdica l’approvvigionamento di acqua per gli agricoltori». Un’ora dopo, si sigillano le sette cisterne di carburante manomesse. Dal sabotaggio sono passate otto ore e mezzo.

Un’altra di crisi.
Alle 12.50 arriva la macchia nera anche a Milano, corre sul Lambro, verso sud: alle 13.21 ha passato Peschiera Borromeo ed è entrata nel Lodigiano. A Salerano già si tenta di allestire una barriera galleggiante. Alla stessa ora viene allertata l’Agenzia interregionale per il Po a Piacenza e a Parma. Per gli uomini che lottano sul campo l’ingresso della massa oleosa nel grande fiume è già un orizzonte drammaticamente realistico.
 Alle 15 la Protezione civile fa una stima delle «risorse materiali» a disposizione per difendere il basso Lambro: dieci barriere galleggianti da 3 metri che al Centro operativo comunale di Villasanta «non servono più». Segno che in Brianza, 70 chilometri più a Nord, dove tutto ha avuto inizio, non c’è più nulla da contenere.

 

La marea nera nel Po. È la prima di una serie di comunicazioni sofferte, dettate da uomini sudati, immersi nell’odore rancido del petrolio nel tentativo di fermare lo scempio: ore 16.03, «problemi a Melegnano, si stanno allagando i terreni circostanti la diga, la situazione è potenzialmente pericolosa», ore 17.35, «i vigili del fuoco di Venezia dispongono di barriere, ma necessitano di 12 giorni di navigazione sul Po». In serata, alle 19, due contadini chiamano il Comune di Chignolo sostenendo di avere visto «macchie di benzina entrare nel Po». Alle 23.23, un’altra telefonata: «Qui è pieno di petrolio. Il Po è pieno di petrolio».

Complimenti a chi è stato, bravissimi ed onestissimi criminali su commissione di altrettando puliti e civili imprenditori. Chissa se il danno su vastissima area è reversibile o no.
Criminali assassini dovete crepare nelle fiamme dell'Inferno

ultimo aggiornamento: 23 febbraio, ore 21:22

Nel fiume Lambro sono finiti 600mila i metri cubi di sostanza inquinante fuoriuscito da una ex-raffineria: "Una catastrofe che potrebbe avere conseguenze di lungo periodo". E' caccia ai responsabili.

Milano, 23 Febbraio. “Un disastro ambientale senza precedenti per l’ecosistema del fiume Lambro che ne pagherà a lungo le conseguenze”.

Ancora troppo presto per quantificare il danno ambientale: al momento manca una cifra ufficiale sulla quantità di petrolio riversata nel fiume, ma l'impatto 'visivo' è ben visibile: numerose le carcasse di anatre e germani che affiorano dall'acqua (Foto finale).

La marea nera ha attraversato Milano per arrivare questo pomeriggio a Lodi e proseguire verso il Po. Oltre l'inquinamento del fiume, il petrolio ha colpito il reticolo idrico minore, formato dai canali utilizzati essenzialmente dalle produzioni agricole, e sta raggiungendo, attraverso Cremona, il fiume Po. ''Mi auguro che l'intervento immediato delle autorità competenti possa limitare i danni all'intero territorio lombardo e alla fauna e che si scoprano presto i colpevoli”.

 

      

Un’ anatra che nuotava nell’ Lambro          Un'immagine del fiume Lambro inquinato