L' ORSO AIUTACI A SALVARLO!
Disboscamenti, bracconaggio, strade forestali, nuovi impianti sciistici ... Per
l'orso la vita è diventata davvero difficile!
Oggi, sull'Appennino centrale, sopravvivono non più di 60
orsi e sulle Alpi non arrivano a 30. ( pochi ? n.d.r.)
L'orso si trova davanti a una difficoltà troppo grande per lui. Una spietata
persecuzione da parte dell'uomo e la distruzione dell'ambiente naturale lo
hanno spinto sull'orlo dell'estinzione.
Ora gli orsi stanno iniziando ad uscire dal letargo e noi vogliamo che trovino un ambiente più accogliente e più sicuro.
In Italia il WWF è attivo dal 1966 e potendo contare su 300.000 soci e 400.000 sostenitori ha protetto direttamente più di 30.000 ettari di natura: le Oasi.
La missione del WWF è fermare il degrado del pianeta e costruire un mondo in cui l'umanità possa vivere in armonia con la natura.
Il WWF Italia, recita inoltre la sua mission nazionale, è un'organizzazione che, con l'aiuto dei cittadini e il coinvolgimento delle imprese e delle istituzioni, contribuisce incisivamente a conservare i sistemi naturali in Italia e nel mondo.
Il WWF Italia realizza molti progetti sul campo, a fianco delle comunità locali, impostati in base a sei ambiti tematici considerati prioritari (Foreste - Acque - Mari e coste – Specie a rischio - Cambiamenti climatici - Sostanze tossiche): vi sono impegnate centinaia di persone, tra esperti biologi, ricercatori, zoologi, medici veterinari, tecnici, a cui si aggiunge il supporto di centinaia di volontari.
Gestisce più di 100 Oasi, aree protette: sono famose l'Oasi del Lago di Burano e quella della Laguna di Orbetello, nella Maremma toscana, l'Oasi di Monte Arcosu in Sardegna, quella del Bosco di Vanzago in Lombardia.
Conta 19 sezioni regionali, oltre a 200 sezioni locali e un centinaio di gruppi attivi che attraverso un processo di riorganizzazione attualmente in corso stanno trasformandosi in associazioni a loro volta. Il WWF Italia si avvale di un Comitato scientifico, per sfruttare la migliore conoscenza possibile nella difesa dell'ambiente. Attualmente il direttore scientifico è Gianfranco Bologna. Presidente del WWF Italia dal 2009 è Stefano Leoni, il presidente onorario è Fulco Pratesi, storico fondatore del sodalizio, mentre Direttore generale è Michele Candotti.
Fulco Pratesi (Roma, 6 settembre 1934) è un giornalista, ambientalista, illustratore e politico italiano, fondatore del WWF Italia, di cui è ora presidente onorario.
Come giornalista è specializzato in
argomenti ecologici e naturalistici, collabora da molti anni con Il Corriere
della Sera, L'Espresso
e numerose riviste del settore.
Ha curato, insieme a Franco Tassi, le Guide alla Natura d'Italia
(Mondadori), e ha scritto, tra l'altro, Clandestini in Città
(Mondadori), Esclusi dall'Arca (Mondadori), Il Mondo della Palude
(Rizzoli), I Cavalieri della Grande Laguna (Rizzoli), Natura in Città
(Rizzoli), Taccuini Naturalistici (Giorgio Mondadori), Un cane (Salani), Storia della Natura
d'Italia (Editori Riuniti), ed altri. Molti di questi volumi sono stati
illustrati da lui stesso.
Laureatosi in architettura nel 1960, dopo essersi reso conto dei danni all'ambiente che molti colleghi architetti perpetravano, abbandonò la professione per dedicarsi alla protezione della natura. Come ha spesso detto, e come scrive sul sito del WWF, prima di "convertirsi" all'ambientalismo fu anche un cacciatore. Nel 1966 fonda il WWF Italia, ne diventa vicepresidente nel 1970 e poi presidente dal 1979 al 1992. Dal 1975 al 1980 è anche presidente della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli).
Ha progettato numerosi parchi nazionali e
riserve naturali in Italia e all'estero.
Ha rappresentato l'associazione Italia Nostra, di cui è stato dal 1970
al 1980 consulente per i problemi ecologici, nella Commissione Conservazione
Natura del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 1966 al 1972.
È stato membro della Consulta per la Difesa del Mare e del Consiglio Nazionale
dell'Ambiente.
Nel 2007, allo scadere del suo mandato come presidente del WWF Italia, Pratesi rimane nell'associazione come presidente onorario e Presidente del Comitato Scientifico WWF Oasi.
Sono
contornate dalle dune e dalle pinete, dove ancora fioriscono i gigli e gli
eringi, il profumo è quello del mare e dei ginepri e la sabbia è
punteggiata da innumerevoli legni e canne portati dalle mareggiate invernali,
alla cui ombra si riparano rarissime specie di coleotteri.
Stiamo parlando delle sempre più ristrette spiagge
"verdi", in genere frequentate da persone
interessate - come i soci WWF - alla bellezza e alla pace della natura
selvaggia (o quasi). Alcune troppo famose hanno raggiunto livelli di
frequentazione decisamente critici per la loro salvaguardia.
Queste spiagge sono fragili, non
possono e non devono essere gestite allo stesso modo della spiaggia
di Rimini, altrimenti perdono biodiversità e fascino finendo per
banalizzarsi. Si tratta di ecosistemi fortemente a rischio, i più minacciati
secondo il Libro Rosso degli habitat d'Italia del WWF, messi in
pericolo anche dai cambiamenti climatici e fondamentali per far fronte al
previsto innalzamento del livello del mare: non possiamo permetterci di
perderli.
Abbiamo raccolto in un decalogo i consigli, rivolti
a tutti coloro che dovrebbero avere a cuore il futuro delle spiagge verdi:
i sindaci che hanno la fortuna di averne qualcuna nel proprio territorio
comunale, gli operatori delle spiagge che auspichiamo siano più attenti al
piatto sul quale mangiano, infine i frequentatori che possono fare molto facendosi
sentire presso i Comuni e sui mezzi di informazione.
Nel 1997 una indagine del WWF
evidenziò che il 58% dell'intero litorale nazionale era soggetto ad
occupazione antropica intensiva; il 13% era interessato da occupazione definita
estensiva; mentre il litorale libero da insediamenti occupava solo il 29% della
costa.
Considerando che in questo 29% erano comprese anche le coste rocciose
"inutilizzabili", i chilometri di litorali sabbiosi non occupati
dall'edilizia o dagli stabilimenti balneari erano davvero pochi.
Dodici
anni sono passati da allora e la situazione di quei 350 Km non
è migliorata, anzi: la maggior parte dei sistemi dunali presenta
condizioni di sensibile degrado per effetto della pressione turistica,
della proliferazione delle concessioni demaniali e per l'ormai
generalizzata erosione costiera accelerata anche dai cambiamenti
climatici. Come testimonia un recentissimo studio del WWF riguardante le coste
siciliane, che per il 63% risultano occupate dal cemento.
Le Guardie Wwf, nascono nei primi anni ottanta (ad Arezzo dal 1982), dopo che la legge in materia di fauna e caccia istituì la figura delle guardie giurate volontarie adibite al controllo sul territorio per l'applicazione della normativa sulla tutela della fauna selvatica e la disciplina della caccia, raggiungendo dopo l'istituzione del Coordinamento Nazionale nel 1991, il riconoscimento ufficiale quale attività tra le più concrete ed incisive nella tutela dell'ambiente organizzate dall'Associazione.
organizzazione
Con ordine di servizio approvato dal Questore di ogni
singola provincia e sulla base di uno specifico Regolamento nazionale, sono
organizzate in circa 50 Nuclei provinciali e presenti in 14 Regioni;
attualmente i soci operanti come Guardie Volontarie WWF sono circa 400 sul
territorio nazionale; l'attività fa riferimento al Coordinamento nazionale
Guardie Giurate WWF Italia con sede a Foligno (PG).
attività
Settore primario è quello della
vigilanza e della prevenzione, (alcuni nuclei svolgono anche attività
antincendio in coordinamento con il Corpo Forestale dello Stato), ma
altrettanto importante è l'opera di informazione che questi volontari offrono
al cittadino sulle normative riguardanti il rispetto dell'ambiente; nel corso
di periodiche uscite sul territorio o di interventi mirati in seguito a
segnalazione, le Guardie WWF effettuano controlli ed accertamenti, spesso in
stretta collaborazione e a supporto delle forze dell'ordine; perseguono reati a
danno dell'ambiente che vanno dall'uccisione di animali protetti all'esercizio
abusivo della caccia, dagli abusi edilizi, ai casi di inquinamento ecc..
Persone spesso scomode le Guardie WWF, anche per
amministratori locali poco attenti, se non conniventi, coi peggiori delitti
contro l'ambiente e la salute pubblica. Quando ci si espone contro interessi
notevoli, e le nostre Guardie lo fanno con il proprio nome e cognome, è
inevitabile spesso subire ingiurie, minacce e persino aggressioni, quando non
trovarsi addirittura denunciati per i più stravaganti reati, e sempre, guarda
caso, proprio da coloro ai quali erano state accertate e denunciate
responsabilità in fatti di bracconaggio e illeciti contro l'ambiente.
strumenti
Il servizio è assolutamente disarmato per Regolamento
interno ed utilizza un abbigliamento uniformato; le uniche armi sono quindi la
radio trasmittente, il binocolo, la macchina fotografica, carta penna, e tanta
volontà; solo in alcuni casi attraverso convenzioni con diversi enti sono
rimborsate le pure spese di servizio, ma normalmente l'attività e
autofinanziata dai volontari; le guardie sono tutte coperte da assicurazione
contro gli infortuni e responsabilità civile verso terzi e tutela legale.