Greenpeace

Greenpeace è un'organizzazione non governativa ambientalista e pacifista fondata a Vancouver nel 1971.

È famosa per la sua azione diretta e non violenta per la difesa del clima, delle balene, dai test nucleari e dell'ambiente, del riscaldamento globale, dell'ingegneria genetica e della pesca a strascico.

« Per la prima volta nella storia della caccia alle balene degli esseri umani hanno messo in gioco la propria vita in favore delle balene »

Nel settembre 1974 venne aperto il primo ufficio a Vancouver e le due barche finora utilizzate vennero richiamate in servizio. Spacciandosi per uno studioso di balene, Paul Spong riuscì a recuperare delle carte nautiche con i luoghi di caccia e nel giugno del 1975 l'occasione fu il passaggio vicino alla California delle baleniere sovietiche. I sovietici vennero colti a cacciare balene giovani violando la normativa. Le scene di caccia, nonostante i gommoni interposti tra fiocina e balene, vennero filmate e diventarono tristemente famose. Quando la "Phyllis Cormack" fa ritorno in California, i membri dell'equipaggio vengono accolti come eroi. Nel 1982, l'IWC vota l'adozione di una moratoria sulla caccia commerciale alle balene, operativa dal 1985, che è tuttora in vigore.

Greenpeace aveva di nuovo attirato l'attenzione pubblica e gruppi di attivisti sorsero ovunque. Nel 1976 i sostenitori si aggiravano intorno ai 10000. Con i fondi raccolti riuscì ad acquistare una nave più grande e a dipingerla con un arcobaleno secondo la profezia indiana e ad effettuare un secondo viaggio ad ostacolare le baleniere russe e, questa volta, salvare le balene

Nel 1984 la Comunità Europea vietò l'importazione di qualsiasi manufatto di pelliccia di foca.

Scorie Nucleari

Sulla costa sudoccidentale inglese c'era una "zona di scarico" di scorie nucleari in mare aperto. In America già dal 1972 non si scaricavano più in mare questo tipo di scorie per motivi ecologici. La notizia che fece mutare l'obiettivo fu che erano previsti degli scarichi di barre d'uranio, utilizzate in sottomarini a propulsione atomica, vietati da trattati internazionali. I volontari si posizionarono con i gommoni proprio dove la nave inglese stava scaricando le scorie, ma nonostante questo lo scarico continuò senza preoccuparsi per la sicurezza dei volontari fino a lasciar cadere un barile direttamente sopra un gommone. Il tutto fu sempre filmato e trasmesso in TV. Intanto la campagna diventava sempre più organica e Greenpeace cominciò a chiedere la chiusura dell'impianto di Sellafield che scaricava in mare plutonio accusandolo di causare un tipo di cancro nei bambini della zona. Il messaggio che si voleva dare era che il trasporto di rifiuti pericolosi accresce la probabilità di incidenti e fuoriuscite e chi permette il trasporto internazionale di tali rifiuti non incoraggia l'industria ad usare metodi più puliti.

Nel 1985 Greenpeace era appoggiata anche dai sindacati inglesi che si rifiutavano di far trasportare dagli operai i barili di scorie ai moli per lo scarico. Da quell'anno il governo britannico abbandonò tale pratica e cominciò a cercare località sulla terraferma.

 

Rifiuti tossici

In Europa l'uso di pesticidi in Columbia Britannica e l'uso di prodotti chimici tossici con scarico in fiumi e mari, soprattutto da parte di Paesi Bassi e Germania, divenne una causa di preoccupazione. Nel 1980 il porto di Rotterdam fu il teatro di una continua manifestazione contro lo scarico di tonnellate di rifiuti acidi nel mare del Nord e il coinvolgimento della Bayer.

Nel frattempo le priorità di Greenpeace cambiarono leggermente per passare dall'esclusiva azione diretta ad una ricerca e documentazione scientifica dei problemi di interesse attraverso i laboratori allestiti in imbarcazioni e motopescherecci grazie ai fondi che non mancavano.

Antartide

L'obiettivo di Greenpeace, era di fare dell'Antartide un Parco mondiale. Lo strato di ghiaccio dell'Antartide contiene il 90% dell'acqua dolce del mondo. Greenpeace decise di portare avanti questa campagna perché l'Antartide rimanesse il posto meno inquinato al mondo, evitando di cacciare la fauna presente ed intaccarlo per l'estrazione di materie prime preziose come petrolio e metalli compromettendo definitivamente l'incontaminazione del posto. Greenpeace decise di inviare una propria nave (la Gondwana) in Antartide con a bordo giornalisti che documentassero la situazione di spartizione e trivellazione del continente per ottenere il consenso dell'opinione pubblica. Fu addirittura fondata una base scientifica propria di Greenpeace sul continente. Durante il viaggio verso l'Antartide la nave dovette affrontare vari problemi legati al ghiaccio a partire dagli iceberg fatti di ghiaccio molto compatto e potenzialmente devastanti per la nave e dai banchi di ghiaccio che si formavano e saldavano attorno alla nave intrappolandola con rischio di rimanere bloccati per mesi.

Antartide Parco mondiale

L'Australia fu una delle prime grandi nazioni a cambiare politica riguardo all'Antartide. Riconoscendo di poter sfruttare i propri territori l'Australia sostenne, attraverso il proprio primo ministro Bob Hawke nell'estate del 1989, la creazione di un Parco Mondiale in Antartide. A ruota seguì anche la Francia per la prima volta d'accordo con le affermazioni di Greenpeace. Fra i paesi contrari però c'erano Gran Bretagna e USA, agli sforzi di Greenpeace si unì anche il WWF con sempre più numerosi paesi a favore del Parco mondiale.

Il 4 ottobre 1991 22 nazioni firmarono un protocollo del Trattato Antartico (conosciuto in inglese

L'inquinamento e il mare

Uno dei principali impatti delle attività dell'uomo sugli oceani è l'inquinamento. Non si tratta solo dell'inquinamento legato agli incidenti delle petroliere, agli sversamenti in mare di petrolio o alle attività illegali di scarico in mare dei fusti di rifiuti. Per quanto siano questi gli aspetti più visibili del problema, l'inquinamento dei mari dipende in gran parte da altre fonti, come gli scarichi urbani e industriali, la dispersione in acqua dei pesticidi e dei composti chimici usati nell'agricoltura, gli scarti delle lavorazioni minerarie, i rifiuti radioattivi.

Secondo le statistiche, solo il 12 per cento dell'inquinamento marino è imputabile ai trasporti marittimi, mentre il 44 per cento delle sostanze inquinanti arriva dalla terraferma e il 33 per cento dall'atmosfera.

Oceani in apnea

L'impatto dell'inquinamento sul mare assume varie forme. L'inquinamento che deriva dai liquami e dagli scarti dell'agricoltura ad esempio favorisce, in prossimità delle coste, la proliferazione di alghe che sottraggono ossigeno all'acqua. In alcuni casi il livello di ossigeno è sceso al di sotto dei limiti compatibili con la vita dei mari. L'inquinamento industriale peggiora spesso la situazione, perché alcune delle sostanze che dagli scarichi delle industrie finiscono in mare contribuiscono a sottrarre ossigeno all'acqua.

Contaminazione radioattiva

La contaminazione radioattiva dei mari ha molte origini. In passato sono stati decisivi i test effettuati sulle armi nucleari. Anche il normale funzionamento delle centrali nucleari ha una sua ricaduta in termini di inquinamento dei mari, ma la situazione più grave è legata ai due impianti di riprocessamento delle scorie radioattive che si trovano in Francia, a La Hague, e in Inghilterra, a Sellafield. Gli scarichi di questi due impianti hanno contaminato le zone marine circostanti al punto che è possibile trovare tracce radiattive in alghe contaminate lungo le coste della Norvegia e della Groenlandia occidentale.

Metalli pesanti

L'inquinamento chimico dei mari da parte dell'uomo riguarda un elevato numero di sostanze differenti. Sono circa 63mila i composti chimici impiegati in tutto il mondo. Il 90 per cento della quantità complessiva di composti utilizzati è dato da tremila sostanze. Ogni anno, inoltre, mille nuove sostanze di sintesi vengono immesse sul mercato.

Almeno 4500 dei composti impiegati sono altamente pericolosi. Conosciute come inquinanti organici persistenti [ POP ], queste sostanze non si decompongono e tendono ad accumularsi nei tessuti degli organismi viventi, alterandone il sistema ormonale, causando tumori, disfunzioni del sistema riproduttivo e alterazioni del sistema immunitario e interferendo con il normale processo di crescita degli esemplari giovani.

I POP possono anche essere trasportati a grande distanza nell'atmosfera e depositarsi nelle regioni più fredde. Gli Inuit del polo Nord, che vivono a grande distanza dalle fonti di emissione di queste sostanze tossiche, sono tra le popolazioni più contaminate al mondo, perché si nutrono di foche e pesce ricco di grasso, che accumulano più di altre specie le sostanze tossiche e le trasferiscono all'uomo. Fanno parte dei POP le diossine e i PCB, insieme a molti tipi di insetticidi e al DDT. Si pensa che questi composti siano anche responsabili dello scarso tasso di fertilità delle colonie di orsi polari.

Marea Nera: un'estate da dimenticare

 

L'estate del 2006 è stata un'estate disastrosa per i mari e gli oceani 
di tutto il mondo. In poche settimane si sono verificati ben quattro 
incidenti e sversamenti di petrolio in mare, in Alaska, Libano, India 
e nelle Filippine.

L'estate del 2006 è stata un'estate disastrosa per i mari e gli oceani di tutto il mondo. In poche settimane si sono verificati ben quattro incidenti e sversamenti di petrolio in mare, in Alaska, Libano, India e nelle Filippine.

È ormai chiaro che gli incidenti legati all'estrazione, produzione e distribuzione di prodotti petroliferi capitano con disarmante facilità e continuano a verificarsi in tutto il mondo, provocando sempre nuovo imbarazzo per le società petrolifere, e sempre nuove paure per Greenpeace e le altre associazioni ambientaliste.

Le preoccupazioni sono motivate dal fatto che, anche dopo gli interventi di mitigazione e bonifica, un vero ritorno alle condizioni iniziali non è possibile. Nel caso di una perdita in mare, ad esempio, si usano di solito barriere galleggianti gonfiabili per contenere l'espandersi della fuoriuscita e pompe per prelevare le sostanze oleose. Non sempre tali operazioni sono possibili a causa della viscosità delle sostanze, e a seconda delle condizioni del mare. Le tecniche di sequestro sono ancora più complicate quando la marea nera colpisce le coste.

Anche in condizioni ideali, con risorse e attrezzature appropriate utilizzate tempestivamente, non è possibile recuperare più del 20 per cento delle sostanze tossiche rilasciate in caso di incidente.

Per questo Greenpeace chiede che si passi al più presto all'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, così da abbandonare progressivamente la dipendenza dal petrolio e dai suoi derivati. In tutto il mondo il petrolio continua ad essere la prima fonte primaria di energia, rappresentando il 36 per cento del fabbisogno totale di energia (il carbone è al secondo posto con circa il 28 per cento). L'utilizzo di combustibili fossili è inoltre alla base del riscaldamento globale che sta sconvolgendo il pianeta.

Quanti altri incidenti si verificheranno da qui alla fine dell'anno? Greenpeace è stanca di gridare al disastro ecologico e chiede che vengano definitivamente tagliati i sussidi europei all'industria petrolifera e del carbone. Al contempo tali risorse economiche devono essere destinate allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e dell'efficienza energetica.

Fonti rinnovabili ed efficienza energetica rappresentano l'unica risposta concreta per eliminare incidenti di contaminazione da petrolio, oltre che l'unico modo per arrestare il riscaldamento globale che sta mettendo a rischio il futuro del Pianeta.

Le catastrofi causate
dalle petroliere

ROMA - Nel corso degli ultimi decenni ci sono stati diversi disastri ambientali causati dal naufragio di petroliere. Il più grave è l'incidente della Exxon Valdez, il 24 marzo 1989: nelle acque al largo dell'Alaska si riversano 38.800 tonnellate di greggio che contaminano duemila chilometri di coste provocando, tra l'altro, la morte di 25.000 uccelli di mare, 2.800 lontre, 300 foche, 250 aquile e 22 balene. Questi alcuni degli altri incidenti più gravi:
- Marzo 1967: la petroliera Torrey Canyon si arena davanti alle coste della Cornovaglia. Finiscono in mare 80.000 tonnellate di greggio. - Aprile 1991: dalla Haven fuoriescono al largo delle coste genovesi 50.000 tonnellate di greggio. - Dicembre 1999: la petroliera Erika (battente bandiera maltese ma di proprietà italiana) si spezza in due disperdendo 13.000 tonnellate di gasolio al largo delle coste della Francia Nord-occidentale. La marea nera arriva sulle spiagge bretoni causando la morte di centinaia di uccelli di mare.
- Gennaio 2001: il naufragio della Jessica al largo dell'arcipelago delle Galapagos, una delle pochissime oasi naturali del mondo, provoca la fuoriuscita di 175.000 galloni di carburante. Molti animali marini vengono fatti evacuare mentre lo stato d'emergenza per le Galapagos venne dichiarato dalle autorità ecuadoriane.