MEDIOEVO:
Durante il Medioevo la danza, che in un primo periodo era
praticata anche all'interno degli edifici religiosi come parte dei rituali e
accompagnamento dei canti, subì la condanna della autorità ecclesiastiche che
vedevano nella sua pratica il pericolo della lascività dei costumi, data
l'ostentazione del corpo in movimento e il tipo di comunicazione prettamente
visiva che si andava contrapponendo a quella orale-uditiva dei predicatori.
Tuttavia anche durante questo lungo periodo si hanno numerose forme di
intrattenimento spettacolare con danze e/o mascherate danzate. Il professionista
dello spettacolo medievale è il giullare,
che spesso intratteneva il pubblico con balli solistici oppure, in occasione
delle feste, guidava le danze collettive dei villaggi o delle città.
Tra le danze popolari quella che viene menzionata più spesso è sicuramente la carola,
danza a catena chiusa (le persone si tenevano per mano e danzavano in cerchio),
con un personaggio che incitava i ballerini battendo mani e piedi a ritmo.
Altre danze sono la farandola, la tresca, la ridda, il ballonchio e la danza macabra, praticata nei pressi dei cimiteri.
danze medievali danza macabra
RINASCIMENTO:
Nelle corti rinascimentali, la danza divenne spettacolo d’intrattenimento agli incontri dei signori con stravaganti costumi e musiche per dimostrare la ricchezza e il potere della famiglia ospitante.
Durante il Rinascimento nelle corti italiane si sviluppò una forma ricercata di ballo che prevedeva norme da seguire e un certo studio di passi e movimenti. La danza infatti era ritenuta una vera e propria forma di educazione. La danza dei nobili era di diretta derivazioone da quella del popolo, ma veniva trasformata secondo le regole del perfetto cortigiano: la compostezza, l’atteggiamento nobile, le convezioni sociali della cavalleria e della galanteria. Nel Quattrocento la figura del maestro di ballo era molto richiesta per istruire i signori e i cortigiani.
ballo dei nobili
I primi autori di veri e propri trattati di quella che già veniva chiamata l' "Arte del Ballo" furono Domenico da Piacenza scrisse il manuale De arte saltandi et choreas ducendi e Guglielmo Ebreo da Pesaro il De pratica seu arte tripudii vulgare opusculum, Antonio Cornazano, che scrisse il Libro dell'arte del danzare, Fabrizio Caroso da Sermoneta con Il Ballarino e Cesare Negri con Le Gratie d'amore furono i principali autori di trattati sull' "arte di ben condurre le danze" in Francia non mancava chi si incaricò di raccogliere e descrivere le principali danze in voga ai suoi tempi: è Jean Taburot, canonico di Lengres, autore del trattato l'Orchésographie, da lui pubblicato nel 1589 firmandosi con lo pseudonimo di Thoinot Arbeau, che altro non è che l'anagramma del suo nome.
Nel 1581 presso
la corte di Francia nacque il primo balletto della storia, il Ballet Comique
de
I balletti erano interpretati da aristocratici e reali nelle sale e nei giardini dei palazzi con vesti e maschere ingombranti e pesanti che limitavano i movimenti ma servivano nella narrazione per permettere al pubblico di riconoscere i personaggi del racconto.
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